33. Ary: Ehilà

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Tossii la polvere mentre cercavo di rimettermi in piedi.

Il movimento smosse il cumulo di macerie sulla quale ero caduta e ne sentii qualcuno sa crollare in lontananza.

Era buio e accesi una sfera di fuoco per far luce.

«Ehilà? Nate? Alan? Abigail?» chiamai, interrotta poi dalla tosse causata dalla polvere.

Ero completamente illesa grazie anche al pronto intervento mio e di Alan che avevamo creato un'esplosione attorno a noi per allontanare eventuali urti con oggetti pesanti.

Mi guardai attorno e riconobbi l'area come l'atrio all'entrata.

Eravamo caduti di diversi piani.

Alzai lo sguardo sopra di me, trovando il soffitto crollato e diverse altre crepe.

Attorno a me colonne spezzate e macerie mi intrappolavano in quello spazio e delle vie di uscite non sembravano esserci l'ombra.

Mi lasciai scivolare dalla montagna di sabbia e ciottoli su cui ero e non appena i miei piedi toccarono terreno stabile, iniziai a cercare gli altri tre ragazzi.

«Nate!» lo chiamai ancora. Era quello più vicino a me, non aveva senso che fosse caduto troppo lontano.

Poi mi voltai verso il cumulo dalla quale ero scesa e corsi a scavare con le mani nude assieme ad una brutta sensazione.

«Che stai facendo?» chiese una voce alle mie spalle che mi fece sussultare.

Appena vidi il volto ricoperto di fuliggine del ragazzo biondo tirai un sospiro di sollievo.

«Alan ed Abigail. Potrebbero essere qua sotto» dissi invece.

«Noi stavamo cercando te.» replicò lui avvicinandosi a me e prendendomi le mani nelle sue con naturalezza.

La sua espressione si accigliò appena vide che l'unghia del mignolo era rotta e ormai piena di sangue.

«Non hai il diritto di farti male» disse facendo accigliare me.

«Prego?»
Ero talmente sconcertata da quello che disse che rimasi spiazzata per diversi secondi.

Diversi pensieri mi passarono per la testa come:
Non ho il diritto di che cosa? Io posso fare quello che mi pare!
Chi sei tu a dirmi quali sono i miei diritti?!
Uh, ma è sempre stato così attento alle mie condizioni? Ora che ci penso...

Ma la nuvola di pensieri venne spazzata via non appena sentii della fresca acqua pizzicarmi le dita ferite delle mie mani.

Dei globi trasparenti fluttuavano nell'aria, mentre il filo sporco del mio sangue colorava il liquido.

«Andiamo. Ho lasciato soli quei due problematici personaggi. L'ultima cosa di cui ho bisogno è dover badare a loro senza il loro Leader a tenerli al guinzaglio.» commentò stingendo la mia mano nella sua.

Non faceva più male anche se ero chiaramente ancora ferita.

«Ian sa tenerli al guinzaglio?» chiesi incredula.

Sentii Nathan ridacchiare.

«Ian non è così idiota come credi. È piuttosto bravo ad influenzare le persone attorno a lui, sopratutto se sono menti facili come i gemelli e Abbie. Però è piacevole farsi influenzare da lui. Non gli avrei permesso di starmi attorno altrimenti» mi disse.

Mi accigliai.

«È un tuo modo contorno per dire che Ian è tuo amico?» chiesi sempre tenendo gli occhi sulle nostre dita intrecciate.

Elements: RimastaWhere stories live. Discover now