18. Nathan: Parole sante

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«È una mia impressione o stai evitando Arianne?» chiese Tiara levandosi di nuovo il mio braccio dalle spalle.
Giusto per darle fastidio la impegnai del mio peso nuovamente.
«Non mi piacciono le tue domande retoriche, Tiara.»
Lei si liberò di nuovo da me.
«Piantala di appiccicarti a me per tenere lontano lei.» sbuffò la ragazza puntandomi un dito al petto e allontanandomi. Impressionante la sua forza perforante, c'era da ammetterlo.
«Oh, così mi ferisci» dissi con la mia espressione ferita migliore.
Lei alzò gli occhi al cielo è incrociò le braccia. Che donna insensibile.
«Riformulo. Perché la stai evitando?» chiese.
Ci trovavamo in uno dei tavolini disposti sotto il tendone fuori da un bar-gelateria. Eravamo solo io e Tiara e probabilmente agli occhi altrui potevamo sembrare una coppia di innamorati, a giudicare da certe occhiate donateci dai passanti.
Avevo detto a Twain che mi servivano tutte le ragazze per completare il piano, ma la verità è che mi divertiva l'idea di lui che si portava dietro un uomo svenuto senza poter usare poteri o chiamare aiuto.
Ary bastava e avanzava a controllare la situazione sul tablet e Eloise e Rose avrebbero fatto il resto.
La cosa divertente della situazione era che Tiara aveva capito perfettamente che non avevo bisogno anche di lei, ma mi aveva seguita ugualmente, lasciando nei guai il suo adorato leader. Tutto perché era curiosa di sapere perché evitassi Arianne.
E come potevo non farlo dopo quei due baci la notte prima?
La verità è che temevo che se le avessi parlato una volta di troppo, avrei rovinato tutto. Lei sarebbe tornata a detestarmi come prima e, dopo che avevo scoperto com'era baciare veramente Arianne Barker, non ero certo di riuscire di nuovo a sopportare quella distanza che lei metteva tra noi.
«Tiara, ti hanno mai detto che sei una donna splendidamente intelligente?» le dissi giocherellando con la coppetta del gelato vuota e il cucchiaino di plastica azzurro.
«In molti, ma a me questa non sembra una risposta» sbuffò lei.
«Quindi dovresti capire che il fatto che siamo amici non significa che ora parleremo sempre di sentimenti tra noi. È vero, l'ultima volta ti ho chiesto consiglio, però ti ricordo che non mi hai aiutato. Quindi, non vedo cosa ci possa guadagnare per me nel rispondere a questa domanda.» le dissi con tono piatto.
«Nathan» affermò lei.
«Cosa?»
«Ti ho mai detto che tifo per te?» chiese Tiara dal nulla, per nulla offesa dal mio discorso.
Inarcai un sopracciglio.
«Non è che ammiri la tua persistenza e il non arrenderti mai... È che tu hai il coraggio di amarla. E forse questa cosa mi rende anche invidiosa» disse incorniciando il viso con le dita lunghe e affusolate.
«È la seconda volta che mi fai pensare di esserti innamorata di me. Non lo sei vero?» chiesi scherzoso. Speravo vivamente di no. Tiara mi stava simpatica come pochi, sarebbe stato degradante.
«No, no... È che... Da una parte mi piacerebbe davvero innamorarmi di qualcuno e provare questo sentimento, ma dall'altra... Ho paura di ferirmi. I dolori fisici si curano, ma quelli del cuore no. Quindi... Ammiro e sono invidiosa di te che riesci a gestire quel che provi per Arianne quando è sempre stato ovvio che lei ti avrebbe continuato a ferire. Ed è per questo che tifo per te.» ammise lei.
Mi passò un brivido lungo la schiena per quello che disse.
Non ero certo che tutto quel discorso fosse un complimento.
«Non dire idiozie. Mi fai sembrare una persona sdolcinata e disperata» commentai con una smorfia alzandomi dal tavolo.
«Perché? Non lo sei?» sbuffò lei.
Poi spalancò gli occhi come se avesse appena realizzato qualcosa.
«Aspetta, non è che che hai rinunciato a lei?» chiese tutta sconvolta.
Quel commento mi fece ridere.
Spostai lo sguardo verso la folla di persone e poi dissi:«Io non rinuncerò mai a lei. Mai.»
Sentivo lo sguardo di Tiara su di me, ma non glielo restituii. Continuavo ad osservare affascinato le diverse persone. Ce n'erano veramente di ogni tipo. Mi sarei potuto sentire a casa per quante varietà fossero presenti in quella stretta via commerciale.
«Sei sicuro che quello che provi per lei sia amore?» chiese lei.
«Sono sempre sicuro di quel che provo.» affermai. «Perché lo chiedi? Un'attimo fa eri lì che mi ammiravi per la mia dedizione e ora ti chiedi se sia sincero?»
Lei corrucciò la fronte e mi guardò di sottecchi.
«Non è questo... Perché ho notato che sei una persona masochista.» disse come se quello avesse potuto spiegare tutto.
Scoppiai a ridere a quell'uscita.
«E cosa c'entra?» chiesi sinceramente curioso.
«Insomma, come ho già detto, lei non fa altro che ferirti, ma nonostante ciò tu continui ad andarle dietro. Se ci pensi è una cosa masochista.
Io credo che ti fai del male perché pensi di meritartelo, perché pensi di essere un mostro, secondo me.» disse sorprendendomi.
«Le vado dietro perché so che ne vale la pena. Non ho alcun complesso masochistico dove mi figuro come un mostro.» affermai.
Tiara mi fissava ancora. Iniziavo quasi a innervosirmi ad essere tenuto così strettamente sott'occhio da quelle iridi di ghiaccio.
«Controllo se le altre hanno finito» tagliai corto.
Forse ero infastidito da quello che aveva detto Tiara. Per qualche motivo lo trovavo sgradevole.
Tiara era una sciocca. Era quel tipo di persona che pretendeva di sapere tutto e si dava limiti e ideali inesistenti.
Credeva di riuscire a guardare oltre tutto, ma senza effettivamente a raggiungere ciò che vedeva.
Se la pensava così non saremmo mai stati d'accordo.
Se si riusciva a vedere il traguardo bisognava saltare gli ostacoli e raggiungerlo e una volta raggiunta la meta se ne prefissavano altre. Non bisognava avere paura di cadere. E se nel frattempo pestavi i piedi agli altri maratoneti, ti dovevi ricordare che era una cosa indispensabile per andare avanti.
Questo era il mio modo di pensare ed era tutt'altro che masochistico. Ero una persona che si poneva davanti agli altri e ne traeva piacere, ero tutto il contrario semmai.
Controllai il telefono e notai che Eloise mi aveva mandato una posizione. Segnava dove erano andati a rifugiarsi la Resistenza.
Era sicuramente un rifugio temporaneo. Si stavano riorganizzando.
La normale procedura della B.L.C., sarebbe stata introdursi e catturarli prima che avessero la possibilità. Ma bisognava pazienza se volevamo avere un lavoro fatto bene.
Scrissi a Eloise cosa dovevano fare lei ed Rose.
Spiarli per ora era la mossa più intelligente.
Dovevamo scoprire come contattavano il loro quartier generale, se ne avevano uno.
Avevo detto ai ragazzi che la nostra priorità restava Bit, ma perché accontentarsi di questo pesce piccolo? Alla B.L.C. Bit serviva solo per ottenere più informazioni possibili sulla Resistenza, ma solo perché non riuscivano a farlo con gli altri.
Se io avessi trovato il modo per scovare qualcosa di più grande e importante non sarebbe stato meglio?
Nonostante Joanne ci desse parecchi incarichi da seguire alla perfezione, incoraggiava sempre le idee autonome e i suggerimenti. Ci ripeteva sempre di pensare e ragionare su ciò in cui credevamo.
In un modo o nell'altro avrei mostrato di essere capace. Ma dovevo avere pazienza e non lasciare che gli altri, Eloise e Rose comprese, capissero le mie intenzioni. Mi avrebbero aiutato senza sapere per cosa.
Ero certo che loro non sarebbero stati d'accordo con me.
Mentalità troppo ristretta incapace di vedere il quadro della situazione.
«Bene, non ci dovrebbero essere più membri della Resistenza nei paraggi. Ary si starà annoiando a forza di controllare le telecamere» dissi consapevole che Tiara mi aveva raggiunto.
«Nella prossima fase ci assicureremo che i nostri vicini facciano da occhi per noi» affermai.
«I vicini? Intendi Gianluca e sua figlia?» chiese Tiara dubbiosa.
«Esattamente. Faremo in modo che ci comunichino tutto ciò che vedono e trovano di strano. Il fatto che oggi ci abbiamo attaccati significa che probabilmente sapevano che saremmo venuti e quindi sanno anche dove abitiamo. Forse non hanno attaccato direttamente lì per via di Eli ed eravamo tutti concentrati lì. Ricordiamoci che hanno attaccato Ary quando era sola.» ragionai.
«Oh, questo significa...» comprese Tiara spalancando gli occhi.
«Esattamente. Sanno dove siamo ma per qualche motivo non hanno la disponibilità di Imperium per poterci attaccare. La mia ipotesi è che se sono in tanti come dice il nostro ostaggio, è che la base sia molto lontana e che quindi siano incapaci di mandare rinforzi. Quindi quei pochi che hanno qui non hanno il coraggio di attaccarci. Nonostante siamo ragazzini siamo in tanti per loro e poi c'è Eli, e da oggi anche Courtney. Se erano veramente ex Ribelli, riconosceranno la forza della Fenice e del Geminus di terra»
«Se? Hai preso in considerazione il fatto che non siano solo ex Ribelli?» chiese Tiara confusa.
«Perché, tu no?» chiesi di rimando.
«Se non sono ex Ribelli... Chi sono?» mi chiese la ragazza.
«Bella domanda. Tienitela a mente» semplificai.
«Aspetta, non capisco ancora cosa tu voglia dai vicini e come pensi di farli diventare sentinelle? Non possiamo mica dir loro la verità.» chiese ancora la ragazza.
«Tiara, non c'è bisogno di dire loro la verità. Con pettegolezzi e fiducia si possono fare miracoli, sai? Diventeremo i loro migliori amici, in modo che saremo le prime persone a cui vorranno comunicare qualcosa se vendono qualcosa di strano. Inoltre, possiamo raccontare loro una storia ben elaborata che li induca ad accettare certe situazioni, ci devo ancora pensare.» affermai mentre il mio cervello già iniziava a lavorare.
«Ma tra un po' partiamo, ha senso ancora farlo?» chiese Tiara.
«No, Tiara. Non ci sei arrivata? Non partiremo più così presto. Ary ha visto Bit, significa che si trova qui. Non avrebbe senso partite ora» affermai.
«Ma tu non ti stai attrezzando per catturarlo, mi sembra» disse la ragazza dubbiosa.
Era sveglia, inutile negarlo. Quasi mi dispiaceva doverle mentire.
«Catturarlo in città sarebbe pericoloso. Già oggi abbiamo rischiato grosso. Farò in modo che voglia tornare alla sua base in montagna, poi andremo lì, lo prenderemo e la missione sarà conclusa» dissi allegramente.
Tiara mi fissò intensamente. Probabilmente aveva altri dubbi.
«Che c'è?» chiesi spazientito.
«Non me la racconti giusta» commentò.
«Ma mi fiderò per questa volta. Così, quando fallirai anche tu, Joanne e James capiranno che solo io merito di fare la leader.» commentò agitando una mano.
Risi.
«Ammettilo che l'unica cosa che ti interessa è spodestare me e Twain» dissi divertito.
«Se tu ammetti che sarei più brava di voi»
«Sai che non posso mentirti» le ammiccai.

Elements: RimastaWhere stories live. Discover now