12. Nathan: Partiamo con il piede giusto

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Ary premette il grilletto senza esitazioni, anche se eravamo a distanza ravvicinata e la pallina di vernice faceva male.
Non avevo dubbi che l'avrebbe fatto, infatti, dalla canna del fucile uscirono solo delle bolle di sapone.
Prima che si riprendesse dallo stupore, mi voltai di scatto e con un calcio spedii in aria la sua arma, poi le puntai addosso la mia.
«Non potevamo usare i nostri poteri!» mi ringhiò contro.
«E chi li ha usati? È solo un semplice gioco di prestigio.» sorrisi beffardo.
«Hai truccato il mio fucile!» sbottò.
«Userò tutti i mezzi possibili per vincere contro di te, FireLiz.» ammisi implicitamente indietreggiando.
«Sei orribile.»
«Niente di personale, FireLiz.» commentai. Ma indugiai troppo perché non vidi la ginocchiata arrivare. Ad un tratto, Ary mi si era buttata addosso, facendomi perdere la presa sul fucile.
Mi costrinse in difesa mentre lei attaccava con pugni e calci.
Schiavi e parai tutti i suoi colpi, i quali erano diventati prevedibili.
Quando iniziai a rispondere ai suoi attacchi lei balzò indietro e si mise di nuovo in guardia.
«Era da tanto che non facevamo una sana lotta, FireLiz. Curiosa di scoprire se sono ancora migliore di te nelle arti marziali?» chiesi posizionandomi anche io.
«Illuso, non sei mai stato migliore di me. Sei solo capace di usare insulsi trucchetti per vincere, non mi inganni, Rubinetto.» affermò lei.
«Ne riparliamo quando avrò vinto.» affermai attaccandola.
Ovviamente mi rendevo conto di star infrangendo le indicazioni che avevo dato agli altri sul nostro piano: il mio compito era di stanare Twain e lasciar perdere Ary. Semplicemente non riuscivo a ignorarla quando si infiammava tanto. Ne ero attratto più di una falena.
Bloccai il primo pugno con la destra e l'altro con la sinistra. Sapevo che a quel punto avrebbe usato le ginocchia, così la precedetti facendo leva sulla forza delle mie braccia per poterla bloccare.
Prima che potessi farlo, però, lei saltò, sfruttando la mia presa salda. Sfruttò lo slancio per trascinarsi anche le mie braccia, in modo che rimanessi soffocato con le mie stesse mani e mi costringesse a mollare la presa.
Prima che mi potessi riprendere mi diede un calcio alla schiena per farmi perdere equilibrio e orientamento, poi mi saltò addosso e grazie a gambe e braccia mi buttò a terra.
Mi tenne fermo con una presa a triangolo che mi impediva qualsiasi movimento.
«Stavi dicendo, Rubinetto?» sibilò non senza affanno.
Faceva male e lei non sembrava preoccuparsi di questo piccolo problema.
Feci leva sui fianchi per potermi liberare dalla sua presa salda e ribaltare i ruoli. Ma lei non si fece catturare e sgusciò via da me.
Scappava?
Ma non fu così. Prima che mi rialzassi lei mi puntò nuovamente il fucile contro, il mio, quello che ovviamente non avevo truccato.
«Senza pietà. Come ai vecchi tempi, eh?» commentai sorridendo.
«Senza pietà.» replicò lei sorridendo.
«Peccato che io questa volta abbia un'alleata.» dissi.
Lei non ebbe il tempo per comprendere che la mia alleata sull'albero aveva già sparato ad Ary alle spalle.
A lei scivolò il mio fucile dalle mani per il colpo a sorpresa e io lo recuperai. Poi le sparai al petto, macchiandole anche il viso di fucsia.
«Mi spiace, FireLiz, sei eliminata. Mi sa che anche questa volta ho vinto io.» dissi passandole accanto e battendo una mano compassionevole sulla sua spalla.
«Ma vai al diavolo. Tu e i tuoi soliti trucchetti.» sbuffò la ragazza scrollandosi la mia mano di dosso.
Poi a passi pesanti se ne andò infuriata.
«Bel lavoro, Roz! Ora però dobbiamo cambiarti la postazione.» esclamai allontanandomi e scrutando un albero più adatto.
«Fammi scendere, prima!» esclamò la ragazza russa.
Ah, già, niente agilità.
Tornai all'albero e creai un'altra scala.
Però, imbranata com'è, scivolò al primo gradino, costringendomi a prenderla al volo tra le braccia.
«Tutto bene?» le chiesi sorridendo.
Lei mi guardò ad occhi sgranati e annuì estasiata.
«Bene. Allora puoi almeno camminare da sola.» dissi mollando la presa e facendola cadere di fondo schiena.
Lei squittì e poi si mise ad imprecare in russo. Nonostante il mio lessico russo si limitasse a parole di circostanza come "grazie", "prego" o "rivelami i tuoi segreti", mi feci una vaga idea di ciò che mi disse. E non erano parole carine.
«Andiamo, Roz, era per evitare che ti innamorassi di me.» dissi facendole l'occhiolino.
«E chi mai si innamorerebbe di te?» esclamò lei disgustata mentre trovavo l'albero giusto.
Non le risposi, ma la invitai a salire sul secondo albero.
«Vado a cercare Twain. A quanto pare hanno pensato bene di cancellare le loro tracce prima di separarsi, è per questo che Ary ha potuto tendermi un'imboscata.» dissi.
Mi divertiva questo gioco animale dove cacciavi o venivi cacciato, mi faceva sentire più vivo che mai anche se non si potevano usare i poteri.
Poi finalmente individuai Twain. Era di schiena, appostato dietro un cespuglio e stava prendendo la mira per colpire qualcosa.
Prima che lo facesse sparai, ma Twain si voltò di scatto e sparò anche lui.
I proiettili si scontrarono a mezz'aria, causando un fuoco d'artificio di colori.
Non attesi e sparai di nuovo, ad intermittenza con fasi in cui mi nascondevo dietro l'albero per non farmi prendere.
Mi arrischiai ad avvicinarmi, nascondendomi dietro alberi e cespugli, poi ad un tratto la raffica di colpi colorati finì.
Mi arrischiai di uscire allo scoperto, in modo da poterlo attirare alla zona di tiro di Rozana.
Sentii uno strillo in lontananza. Erano iniziate anche le altre battaglie.
«Andiamo, Twain, ti stai nascondendo?» chiesi girando attorno per poter percepire ogni movimento. Orecchie aperte e all'erta, intanto procedevo verso l'albero della russa.
Forse ha finito i proiettili.
Il tempo per pensarlo e quasi venni colpito.
Balzai indietro, zigzagando senza previsione per impedirgli di prevedere i miei movimenti.
Intanto, però, avevo ben capito dove si nascondeva.
Anche lui aveva deciso di usare il trucchetto dell'albero.
Mi allontanai, per costringerlo a venire allo scoperto e nel momento in cui fosse sceso, lo avrei colpito.
Come previsto lui si palesò, buttandosi dal ramo più alto e, mentre era in aria, sparò. Sparai anche io.
La nota positiva? Lo presi in pieno petto. Quella negativa? Aveva mirato alla fronte. Il biondo dei miei capelli erano diventati blu e melmosi.
«Potevi mirare più in basso! In faccia no!» sbuffai massaggiandomi la fronte dove era giunto il colpo e levandomi il colore dagli occhi.
Non osavo immaginare in che stato fossi.
«Hai ragione, dovevo mirare alla tua bocca, così saresti stato zitto.» sbuffò Twain avvicinandosi a me.
Entrambi eliminati ci dirigemmo verso il campo base.
«Vi siete eliminati a vicenda?» chiese Eloise correndoci in contro assieme ad Ary. Quest'ultima appena mi vide si mise a ridere.
Alzai gli occhi al cielo.
«Lo trovi così divertente, FireLiz?» sbuffai.
Lei continuò a ridere e presto contagiò anche Eloise.
Mi passai entrambe le mani tra i capelli e poi misi le mani sulle facce delle due ragazze.
«Affascinanti.» commentai soddisfatto.
Ary alzò il suo fucile aggiustato e mi sparò a distanza ravvicinata.
«Affascinante.» disse vendicativa come il suo solito.
Anche io alzai il fucile e le sparai due colpi di fila che incassò in pieno.
La ragazza ringhiò.
«Okay! Non vi azzannate, non è il momento.» disse Twain frapponendosi tra noi.
«Vado a seguire quelli che sono rimasti in gara.» annunciò voltandosi per raggiungere l'accampamento.
Alzai il fucile e gli sparai alla sua nuca.
Lui si voltò e mi guardò minaccioso.
Sorrisi e feci un'innocente alzata di spalle.
«È scappato il colpo.» dissi.
Okay, può sembrare infantile vendicarmi per i miei capelli, ma il blu non mi dona più di tanto, anche se la maggior parte delle mie tenute per lo spettacolo sono di questo colore.
«Tu...» sibilò Twain perdendo la pazienza.
Era divertente riuscire a provocare un tipo che solitamente restava sempre pacato e tranquillo.
Ma si sapeva che la pazienza di Nick Twain lasciava a desiderare, nonostante quella corazza da leader imbecille.
Però, in quel momento, dal capannone uscì Seth con dietro i gemelli, il russo cicciotto e Abby.
Contemporaneamente i rimanenti comparvero dal bosco.
«Mi hai lasciato sull'albero!» sibilò la russa avanzando verso di me minacciosa, facendomi alzare i palmi per bloccarla.
«Stavi comoda, di che ti lamenti? E poi almeno lì eri utile per la squadra.» affermai.
Lei non replicò ma si voltò per darmi le spalle.
Notai con divertimento che Rozana era l'unica a non essere imbrattata di vernice.
«Ma guarda! Abbiamo vinto noi!» esclamai sorridendo allegramente verso Seth Frost.
«No che non avete vinto.» commentò lui.
«Come! Ro...»
«Sono l'unica che è uscita pulita. Ho vinto.» disse Rozana interrompendomi.
«E invece no. Vi ho detto di non usare i poteri.» affermò.
«E non li abbiamo usati! Protestò Ian.»
«E invece sì. Signor Cray, non usare i poteri non significa non usarli tranne che per aiutare una compagna a salire sull'albero.» affermò l'uomo rivolgendosi a me.
«Allora, primo, non c'è bisogno che mi chiami signor Cray, mi accappona la pelle e secondo, non è che abbia precisato...»
«Non usare poteri significa non usarli, nessun se e nessun ma.» mi rimproverò.
«E non è stato l'unico. Giusto Miss?» chiese poi puntando su Abby, Rose ed Eloise.
Rozana scosse la testa disgustata.
«Quindi abbiamo vinto noi?» chiese Ary tutta emozionata.
«Per niente.» affermò Seth smorzando il suo entusiasmo eccessivo.
«Anche i vostri hanno utilizzato i poteri, non è così?» disse puntando lo sguardo sui gemelli.
«Ma stavamo giocando. È anti stress passarmi una pallina di fuoco! Era solo distrazione!» esclamò Alan.
«E non è finita. Twain, usare il tuo elemento per predire la pallina di vernice che arrivava è anch'esso contro le regole. E infine, tu...» puntò su Tiara. «Non sai cancellare le tracce senza il tuo potere? Sono molto deluso.» concluse Seth.
«Ma come ha fatto? Il suo potere sulla terra riesce a vedere anche questo?» sussurrò Abby a Ian.
«No, sono stati i droni.» rispose Seth come al solito con il suo udito finissimo.
«Quali droni?» chiese Rose.
«Questi droni.» Ad un tratto uno sciame di insetti sembrò invadere Seth e tutti noi, ma in realtà, ad un occhio più attento, erano dei mini robot dalle sembianze di mosche.
«Oooooh!» esclamai affascinato.
Allungai la mano per toccarne uno ma Seth mi fermò:«Non lo farei fossi in te. Emanano un impulso elettrico che ti potrebbe mettere K.O. per tutto il giorno.»
Ritirai la mano.
«Siete talmente abituati ai vostri poteri che non ne potete fare a meno.» disse Seth scuotendo la testa.
«Capisco.» mormorai accarezzandomi il mento.
«Cosa capisce esattamente?» chiese Seth inarcando un sopracciglio.
Ero quasi certo che portasse qualche strano dispositivo per il super udito.
«Lo scopo di questa prova. Non è stato confrontare le nostre capacità strategiche e il lavoro di squadra. E tanto meno per verificare le nostre arti marziali o far ambientare questi due.» indicai i due russi.
Seth mi guardò con rinnovato interesse, così continuai.
«Tutto questo ha a che fare con l'Element.» affermai.
Dallo sguardo di Twain e Tiara capii che ci erano arrivati anche loro due.
«Nelle missioni in cui partiremo, potremmo entrare erroneamente in contatto con l'Element, o peggio, con quello allo stato naturale. Trattandosi di missioni di questo genere è una possibilità da non escludere. Ma essendo noi Imperium abituati ai nostri poteri non possiamo fare a meno di usarli. Sono parte di noi, ormai, un nostro arto, e l'Element non farebbe altro che spingerci ad usarlo ancora di più, sempre di più fino a quando non ne saremo dipendenti. Verremo accecati dal nuovo potere che ci darebbe, senza controllo.» spiegai.
«Diverremmo come Susan Blackwood» disse Ian comprendendo.
«Esattamente. Ed è questo lo scopo di quest'esercizio.» affermai illuminandomi. «Il fatto che non riusciamo a non utilizzare nemmeno i nostri poteri... Cosa ci impedisce di impazzire immediatamente una volta entrati a contatto con l'Element? Non avremo un minimo di resistenza.» conclusi.
«E questo spiega anche la presenza della S.S.U.» aggiunse Tiara sorridendo.
«Loro sono capaci di rinunciare all'Element quando vogliono. Hanno effettivamente una resistenza maggiore alla dipendenza.» pensò la ragazza.
Sorprendentemente Seth sorrise.
«Il fatto che l'abbiate capito in tempo significa che non siete scarsi come credevo. A questo punto, posso dichiarare questa sessione conclusa.»
«Sì, ma se è così non abbiamo ancora sviluppato una resistenza. No. Può lasciarci così!» disse Eloise.
«A ciascuna squadra sarà assegnato un Element avuto dalla S.S.U. Lo terrete a turno. Decidete voi gli orari, ciò per abituarvi ad usarlo. Continuerà fino alla fine delle missioni. Ogni membro della squadra è quindi responsabile dei suoi compagni.» affermò il nostro insegnante.
I due russi ci comparvero affianco, consegnando a me, Twain e Ian una scatoletta.
Riuscivo a sentire il potere dell'Element anche attraverso essa.
«È come con i veleni. Un po' di esso alla volta per crearci la resistenza contro loro.» commentai.

Elements: RimastaWhere stories live. Discover now