capitolo 2

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Dall'inizio...

"Bene così, ora basta correre da una parte all'altra del campo ragazzi. Venite qui che devo fare un annuncio importante" diceva il mister Mancini alla fine dell'allenamento "Barella posa quella palla e muoviti".

Respiri affannati, risate, commenti, urla. Dare un'informazione ai calciatori non era così semplice. Il silenzio non entrava quasi mai in campo, evidentemente non amava il calcio. L'unica soluzione era imporsi.

"Come saprete tra quattro giorni avremo la prima partita della fase a gironi e giocheremo contro la Turchia a Roma" cominciava l'allenatore azzurro cercando di reclamare l'attenzione generale. "Non è questo ciò di cui voglio parlarvi adesso" proseguiva a tono alto.

Gli sguardi dei giocatori erano fissi su Roberto Mancini. Quest'ultimo li aveva stupiti dato che per la prima volta il tema di un discorso non riguardava le partite dell'europeo o il calcio.

"Cosa vuole dirci mister?" interveniva frettolosamente Insigne.

"Vedo che siete curiosi di sapere" ridacchiava Mancini, "Bene, allora vi informo che ci sarà anche un'altra persona a tenerci compagnia per tutto l'europeo".

"Di chi si tratta capo?" chiedeva Immobile e Bonucci provava ad indovinare "Starà per presentarci la moglie suppongo".

"Ti sbagli Leonardo" lo correggeva il mister.

"Allora vuole presentarci l'amante?" scherzava Barella.

L'allenatore aveva riso alle parole del numero 18 della nazionale italiana proprio come se avesse appena sentito una battuta, successivamente si era voltato di spalle e aveva fatto dei cenni verso la parte sinistra del campo per farsi notare da qualcuno.

Quel qualcuno ero io.

Sembrava che le braccia del Mancini dicessero "Raggiungici, corri verso il centro del campo" e così le avevo ascoltate.

"Cari miei, vi presento mia figlia. Sarà lei a venire con noi, speriamo che ci porti un pizzico di fortuna" aveva detto mio padre.

"Lo farà di sicuro" aveva commentato il numero 12 del team degli azzurri, "Comunque piacere, io sono Matteo Pessina".

"Tranquilli non servono le presentazioni, vi conosco quasi tutti alla perfezione. Il papà Mancini parla spesso di voi e devo dire che gli date parecchie soddisfazioni" dico io e poi aggiungo "Credo che invece voi non sappiate molto sul mio conto... Io sono Viviana, ho 21 anni e penso che oramai abbiate capito che sono la figlia del Robby".

Gli occhi di ognuno sono fissi su di me e stanno analizzando con cura ogni singola curva del mio corpo; scrutano ogni minimo dettaglio.

Mi sento come un colpevole sotto interrogatorio. Gli sguardi concentrati dei ragazzi somigliano a quelle lampade da scrivania usate dai detective americani per mettere in soggezione il sospettato nelle serie di Netflix.

"Pulite la bava che avete sul viso e andate a cambiarvi, dobbiamo raggiungere l'hotel entro le 20:45 per poter fare il check-in" spiega freddo il mister salvandomi da quella situazione di imbarazzo, "Viviana tu attendi qui con me; non appena saremo pronti andremo verso l'albergo e lì vi assegnerò le stanze".

"Va bene capo" è la risposta che la squadra italiana da a Roberto Mancini.

*

L'autobus frena e capiamo di essere giunti a destinazione. "Eccoci arrivati, ora scendete dal pullman ed accomodatevi nella sala d'ingresso in attesa di ricevere le chiavi" dice l'allenatore per coordinare il gruppo.

"Siamo tutti qui?" domanda mio padre prima di cominciare con l'assegnazione delle stanze.

La risposta che riceve è affermativa quindi parte con la lettura di un foglio su cui presumibilmente ci sono scritti i nomi dei membri di ogni stanza.

"Stanza 308, terzo piano.
Spinazzola, Cristante, Jorginho"
"Stanza 310, terzo piano.
Chiellini, Bonucci, Bernardeschi"
"Stanza 312, terzo piano.
Tolói, Palmieri, Di Lorenzo"
"Stanza 315, terzo piano.
Belotti, Locatelli, Pessina"
"Stanza 316, terzo piano.
Donnaruma, Berardi e Florenzi"

E via dicendo ha nominato tutti i membri della nazionale assegnando ad ognuno di essi una stanza e consegnando le chiavi al quello che riteneva più responsabile dei tre.

"Stanza 320, terzo piano.
Insigne, Immobile, Verratti"

E giunto alla fine dell'elenco si è accorto che i suoi conti non quadravano alla perfezione.
"Stanza 321, terzo piano.
Barella, Chiesa e... a quanto pare vi manca il terzo compagno di camera!" esclama Mancini.

"Quindi saremo solamente in due ad occupare la stanza 321?" si interroga Chiesa.

A questo punto non mi resta che far notare la mia presenza, "In verità ci sarei io, non mi è stata assegnata nessuna camera".

"Siamo sicuri che possa lasciare mia figlia con voi due tra le stesse quattro mura senza avere spiacevoli sorprese?" chiede il Robby al 14 e al 18 della nazionale.

A rispondere è il secondo con un intervento a dir poco inaspettato "Non si preoccupi mister, anzi le dico di più: terremo d'occhio la piccola Viviana per lei".

"Chiesa confido in te, Barella... Insomma mi hai capito. Viviana per qualunque cosa io sarò nella stanza 325 che puoi trovare al terzo piano come le altre"  conclude Mancini prima di lasciarci raggiungere la camera assegnataci.

Al terzo piano c'è una gran confusione e gli azzurri sono ancora fuori dalle stanze che chiacchierano di calcio e altri argomenti.

"Guardateli, i soliti fortunati!" esclama Lorenzo riferendosi ai miei due compagni di stanza.

"Fortunati è dire poco" sostiene Ciro.

Dopo aver regalato un grande sorriso in risposta ai due attaccanti della nazionale italiana, Federico e Nicolò sfilano lungo il corridoio seguiti da me sino alla porta con su scritto '321'.

Barella inserisce la chiave nella serratura, la gira verso destra con un leggero movimento del polso e spalanca la porta facendoci avere da subito un assaggio della meravigliosa suite assegnataci.

"Io voglio il letto vicino alla finestra" grida Barella e senza alcuna esitazione salta sul letto per evitare che qualcuno glielo sottragga.

Guardandoci intorno alla ricerca degli altri letti io e Federico abbiamo una curiosa sorpresa.
"Significa che io e Viviana dormiremo nel letto matrimoniale insieme" ridacchia Chiesa mettendo in evidenza l'ultima parola.

Nicolò non sembra apprezzare la pensata fatta dal compagno di squadra e infatti cambia subito i suoi piani, "Ci ho ripensato, dormirò io nel letto matrimoniale... Viviana vorresti per caso farmi compagnia?" scherza il centrocampista dell'Inter, almeno spero.

"Scemo" dico io scuotendo la testa e accennando un lieve sorriso sulle labbra.

La nostra conversazione viene interrotta da qualcuno che bussa con insistenza. I due ragazzi si dirigono ad aprire la porta mentre io sposto la mia valigia verso il letto singolo. Suppongo che Barella dovrà spostare le sue cose da lì.

"Speravo di poter parlare con Viviana" sono le parole che sento pronunciare dalla persona appena entrata in stanza. Non ci penso due volte e di scatto mi volto per poter capire chi sia così desideroso di avere una conversazione con me.

bella come quel goal || Federico ChiesaTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang