capitolo 31

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"Piccina, che ti succede?" sentire la sua voce mi riporta per un attimo ai vecchi tempi, quando eravamo molto più di due semplici amici.
Forse un tempo mi sarei confidata con lui, ma in queste circostanze non credo sia il caso.

Passo le mani sul mio viso nel tentativo di far sparire le lacrime ed il trucco colato. "Non nascondermi i tuoi pianti e il tuo dolore, sono qui per aiutarti, sono qui per te" mi conforta.

"In poche ore la mia vita e i piani che iniziavo a fare per il futuro sono andati a rotoli. Teo non ce la faccio a reggere la sofferenza che sto provando, é un macigno sulle mie deboli spalle" respiro per non piangere di nuovo.

"Sai cosa significa vedere la persona che ami più di te stesso amare un altro?". Lo sapeva, lui lo sapeva meglio di me e di chiunque.

"Sembra che un mostro si stia impossessando del mio cuore e della mia mente facendomi perdere il controllo. È come se mi avessero strappato il mio cervello e la mia essenza. Sono distrutta moralmente Matteo, non penso di farcela. Non riesco a sentire niente di ciò che mi circonda e vedo tutto in bianco e nero.

Mi ero convinta di poter amare, ingenua me. L'amore è una cosa adatta a poche persone. Amare ti illude, ti da la sensazione di essere grande, potente, di avere il mondo fra le mani.

Ci ho messo ogni forza che avevo in corpo per poter dimostrare di meritarmi quella persona ma non è stato sufficiente, evidentemente non sono abbastanza per lui." mi zittisce portando il suo indice destro sulle mie labbra."Che fai?"

"Non dirlo mai più, non pensare mai più di non essere all'altezza di Federico Chiesa o di chiunque altra persona sulla faccia della Terra. Viviana non ti sei mai accorta del tuo valore ed è ora che tu te ne renda conto!" spiega il numero 12 della nazionale italiana, "Io non valgo nulla" ripeto a me e a lui al fine di convincere entrambi.

"Stammi a sentire: sei speciale, mi hai capito?"   le sue parole giungono direttamente al mio cuore, sempre se ne ho ancora uno. "Lo credi davvero?" non so se dargli fiducia. "Ritieni che direi una cosa del genere senza pensare che sia la verità?", faccio cenno di no con la testa.

"Brava. Asciuga quelle lacrime perché lui non le merita e sfoggia il tu sorriso migliore che vederti sorridere è una gioia per i miei occhi" mi incoraggia, tenta di trasmettermi forza.

Mi alzo in piedi con il suo aiuto e ci spostiamo dal pavimento al letto matrimoniale, quello sul quale avevamo dormito io e Chiesa fino alla notte scorsa. Ogni cosa nell stanza 321 urlava il nome del numero 14 della squadra azzurra.
Meglio cambiare argomento, avvio un discorso che sicuramente mi avrebbe distratto.

"Quindi tu non mi odi?" domando a Matteo con lo sguardo rivolto verso il basso. Temevo la sua risposta ma la curiosità superava la paura.
"Come potrei odiare la ragazza che ho amato più di tutte? Certe volte, quando la tua assenza si faceva avvertire di più, ci provavo a convincermi di odiarti. Il bello è che più lo facevo e più diventava impossibile riuscirci.
Viviana sei stata il mio primo vero amore, il tuo nome è scolpito all'interno del mio cuore."

"Matteo..." a malapena pronuncio il suo nome. Non accetto di aver fatto patire il dolore che sto provando io ad una persona come Pessina, lui mi aveva donato la sua anima tra le mani e io...

Interrompe i miei pensieri con la sua proposta "Che ne dici di mettere in pausa la questione sentimenti? Dovrei avere delle foto dei noi due di sei anni fa, vieni a guardarle insieme a me". Un salto nel passato non può peggiorare la situazione attuale e io ho bisogno di distrarmi.

Nella galleria del suo telefono c'è una cartella dedicata esclusivamente a me. È intitolata 'First and probably last love' . Adesso realizzo il perché questo ragazzo riuscisse a capire la ragione del mio pianto sfrenato, delle mie reazioni esagerate e delle mie sofferenze. Io e lui eravamo due spiriti affini, destinati a provare troppo dolore a causa del vero amore.

"Questa voglio averla anche io, giramela tramite whatsapp" dico a Teo non appena vedo una delle molte foto che aveva in quell'album.
Era una foto di noi due, io ero seduta su una di quelle altalene dei parchi giochi e lui era dietro di me ed aveva le mani poggiate sulle mie spalle, credo che mi stesse dando la spinta.

Nonostante fossi cresciuta d'età, la passione per le altalene era rimasta e nel vedermi in quello scatto su una di esse assieme ad un ragazzo che aveva contato tanto nella mia vita mi aveva fatto gioire il cuore dopo quel dolore.

Erroneamente do un colpo al braccio del centrocampista dell'Atalanta che lascia cadere il telefono. Nell'afferrare l'apparecchio le nostre mani si scontrano e di conseguenza i nostri sguardi si incontrano. I nostri volti si avvicinano tra loro per forza d'attrazione.

bella come quel goal || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now