capitolo 29

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Era una settimana ormai che Chiesa ed io eravamo fidanzati. La nostra frequentazione andava talmente bene che cominciavo a credere nell'esistenza delle anime gemelle.

Lui riusciva sempre a bilanciare il tempo da dedicare al calcio e a me. Non mi aveva mai fatto sentire messa da parte, anzi era come se stessi al primo posto tra le cose importanti.
Io facevo il possibile e l'impossibile per dimostrargli la mia gratitudine e il mio amore.

Allenamento dopo allenamento era giunto il giorno della partita contro il Belgio di Lukaku.
La squadra prima di scendere in campo si era mostrata intimorita, gli incontri erano man mano più ardui da affrontare e le aspettative diventavano alte, alte e ancora alte.

Con quest'ultime aumentava pure la voglia di farsi valere, di arrivare sul tetto d'Europa e proprio questo aveva condotto gli azzurri alla vittoria dei quarti di finale degli europei.

Persino il Belgio era stato sconfitto, ma adesso non potevamo focalizzarci da subito sullo studio e sull'analisi delle tattiche di gioco del team che avremmo incontrato in semifinale.
Perché no? Un infortunio aveva interrotto anzitempo la corsa europea di Spinazzola, terzino sinistro della nazionale italiana.

Il giocatore più veloce di tutto l'europeo aveva subito una lesione del tendine d'Achille sinistro mentre rincorreva Thorgan Hazard al trentaduesimo minuto del secondo tempo.

Leonardo si era fermato di colpo e aveva chiesto il cambio con un gesto delle mani. Il primo a raggiungerlo era stato Cristante, che aveva fornito sostegno e supporto all'amico scoppiato in lacrime. Il numero 37 della Roma aveva capito istantaneamente che la sua corsa si sarebbe interrotta per un po'. Quest'ultimo era uscito dal campo con le mani sul viso e singhiozzando, una scena che aveva colpito il cuore di ogni italiano che l'aveva vista.

Ora era accanto a me, seduto sugli spalti del campetto di Coverciano. Stavamo osservando entrambi il team azzurro che eseguiva gli esercizi dettati dal mister e parlavamo per far passare il tempo più in fretta.

Gli raccontavo del sollievo che avevamo provato nel vincere la partita contro la squadra belga e del fatto che gli avessimo dedicato la vittoria, dello spavento che ognuno di noi si era preso nel vederlo in quello stato e di tutti gli auguri che gli avevano fatto italiani e non.

"Non aspetto altro che rivederti correre da una parte all'altra del campo con addosso la splendida maglia numero cinque dell'Italia", un sorriso e nostalgia riempiono il suo viso.
"Voglio che arrivi quel momento più di qualunque altra cosa!" esclama con enfasi, "Ma parliamo d'altro adesso, altrimenti mi acchiappa la tristezza e poi non posso sfuggirle stando con queste due odiose stampelle". Ridacchio e Spina mi chiede "Come va con Federico?". Domanda alquanto prevedibile.

"Devo essere sincera, va a gonfie vele!" le mie labbra si curvano verso l'alto, sorrido. "Siete una coppia tenerissima, si vede che stai bene con lui" commenta il difensore della Roma, "Da quel che ho sentito dire abbia intenzioni serie con te, ma non voglio aggiungere nient'altro."

Parli del diavolo ed ecco che arriva lui stesso.
"Leo vedi di stare attento a quel che fai, Viviana è mia" Federico rimprovera con tono scherzoso il compagno di squadra. "Sei sicuro che io sia tua, Chiesa?" domando con fermezza per provocarlo e lui non esita a reagire "Si, lo sei".

"Dimostramelo" le provocazioni sono pane per i miei denti, mi piace vederlo mordersi il labbro inferiore in preda alla gelosia. La sua reazione alla mia richiesta mi coglie di sorpresa, l'attaccante della Juventus porta la sua mano dietro al mio collo e mi spinge a sé per potermi rubare un bacio sulla bocca.

I brividi percorrono il mio corpo dalla testa ai piedi e avverto un bruciore in petto, deve trattarsi del mio cuore che arde per Chiesino, che dopo avermi mandato in tilt è tranquillamente tornato in campo ad allenarsi.

"Insomma, finirete per consumarvi a vicenda. Siete stati accanto per pochi secondi e si sono alzate le temperature" mi avvisa Spinazzola divertito. Nel sentire le sue parole mi ricordo della sua presenza, di colpo sprofondo nell'imbarazzo e divento rossa sulle guance.

Per mettermi a mio agio il numero 4 degli azzurri cambia argomento, "Domani si farà un allenamento a porte aperte, verrà qualcuno a trovarti?" chiede lui. "Non sapevo nulla riguardo l'esistenza di questo allenamento ma comunque non credo che avrei chiesto a qualcuno di venire, sto bene qui ed ho tutto ciò che mi serve: mio padre, Fede e la squadra di calcio più forte e unita di sempre" rispondo e poi per educazione ripropongo a Leo la domanda che lui stesso aveva fatto a me.

"Credo che rivedrò mia moglie e i miei due bimbi, mi mancano davvero troppo e spero che riescano a raggiungerci" gli era bastato il portare alla mente il ricordo della sua famiglia per sfoggiare un sorriso e ravvivarsi.

I ragazzi vanno negli spogliatoi per fare una doccia e indossare dei vestiti puliti. Non appena il numero 14 della nazionale mi raggiunge provo ad estrapolare più informazioni sull'evento di domani e su chi sarebbe venuto a salutarlo. Non scopro molto.
Quel 5 luglio sarebbe stato una sorpresa.

bella come quel goal || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now