capitolo 7

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Usciamo dalla stanza e subito lo guardo. È un ragazzo che cura la scelta dei vestiti. Indossa una maglietta nera ed una giacca di jeans grigia. Oggi, nonostante sia estate, fa un po' più freddo rispetto agli altri giorni e tira un leggero venticello.

Anche lui è intento a fissarmi. Rimaniamo impalati davanti alla stanza 321 per vari secondi. Alzo lo sguardo e vedo il suo bellissimo sorriso, sincero, spontaneo.

Cominciamo a dirigerci verso l'uscita dell'hotel. Prendiamo l'ascensore e giusto qualche parola viene pronunciata. Arrivati al piano terra camminiamo lungo la sala d'attesa dove il giorno precedente ci eravamo accomodati aspettando di conoscere la nostra collocazione nelle camere.

Le porte automatiche ci lasciano passare e veniamo immediatamente colti da una brezza fredda. "Aspetta, tieni questa" dice porgendomi la sua giacca "ti sei vestita un po' leggera ma sappi che sei bellissima".

"Grazie" arrossisco "In verità avevo chiesto consiglio a Manuel per il vestito, ha scelto bene ma non ha tenuto conto del clima". Sorridiamo entrambi e lui si passa le mani tra i capelli provando a sistemarseli.

"Dove andiamo?" domando.

"Adesso vedrai".

Camminiamo l'uno di fianco all'altra e tra due chiacchiere e qualche risata arriviamo in un posto a dir poco magnifico. È l'Arno. Continuiamo a passeggiare lungo il fiume accompagnati da una magica atmosfera fatta di riflessi di luci e di palazzi, che diventano ancora più incantanti al tramonto.

"È stupendo! Perché mi hai portato proprio qui?", la curiosità è tanta ma lo stupore ancora di più.

"Sai, quando eravamo piccoli ti piaceva tanto andare al mare. Essendo a Coverciano il mare era troppo distante e ho deciso di venire qui pensando che fosse la soluzione più simile" spiega teneramente lui e poi con un pizzico di malinconia aggiunge "Non ricordi nulla della nostra storia?".

"Niente..." ammetto "Non so come sia possibile ma è come se quella parte della mia vita sia stata cancellata dalla mia memoria".

Sposto lo sguardo in basso. Lui mi ferma, risolleva il mio viso sfiorandomi il mento con due dita. "È tutto apposto... È solo colpa mia..."

"Colpa tua?"

"Si..."

Non capisco a cosa si stia riferendo.
Resto lì ad ammirare le acque dell'Arno,
gli occhi marroni del numero 12 ed il suo sorriso ora sfiorito.

"Matteo io non ti seguo, a cosa ti riferisci?"

"Lascia stare, risvegliamo quella parte dei tuoi ricordi". Ed è con questa esatta frase che mi afferra il braccio e mi costringe a correre insieme a lui. L'entusiasmo si è di nuovo fatto vivo e sorridendo stiamo costeggiando il fiume più noto di tutta la Toscana.

Il vento sposta indietro i miei capelli e mi sento come nella scena di un film. Io e lui, mano nella mano, corriamo senza fermarci verso non so dove. I battiti accelerano e il respiro diventa affannoso, tenergli il passo è un po' complicato.

La corsa si arresta davanti ad un carrozzino dei gelati. Matteo mi lascia un attimo la mano, sfila dalla tasca qualche moneta e senza chiedermi nulla compra due gelati.

È sicuro sulla scelta del gusto e infatti non sbaglia. Mi porge il cono con sopra una pallina di nocciola, la stessa che prendo da quando sono piccola. Lui si ricorda ogni cosa di me.
Io non ricordo niente di lui, niente di noi.

bella come quel goal || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now