capitolo 23

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Lo spogliatoio era ampio ed era il posto adatto per medicare Matteo. C'erano panni sudati sparsi ovunque e l'odore in questo ambiente lasciava parecchio a desiderare.

"Quell'infame me la paga" aveva sussurrato con tono di minaccia Pessina mentre stavamo scendendo la discesa per giungere fin qui.
Avevo preferito ignorarlo per non alimentare la rabbia ma non intromettermi era diventato impossibile sentendo altre frasi sgarbate.

"È un ragazzo irrispettoso e violento. Nessuno prima d'ora era arrivato a picchiare un compagno di squadra, solo lui poteva esserne capace! Per di più dovevo andarci proprio io di mezzo, come mai? Perché la ragazza di cui sono innamorato è la stessa che interessa a lui".

Il suo sguardo era accecato dal nervosismo e intanto il labbro, sfiorato dalla mano dell'attaccante Juventino, si gonfiava e perdeva qualche piccola goccia di sangue, la voce accanita contro Chiesa come se lo avesse di fronte e lo stesse sfidando.

'La ragazza di cui sono innamorato', che cosa voleva dire con questo? Mi amava? Continuava a farlo? Onestamente non riuscivo più a fidarmi, in più la mia mente mi riproponeva l'immagine di Matteo che dedicava quel gol ad una persona che non ero io... È vero che non sarebbe stato furbo dedicarlo all'ex ma vedere quella scena aveva aperto una profonda crepa nel mio cuore.

Mi ripetevo di mantenere la calma e non di uscire fuori di me, mi convincevo di non avere colpe e di non essere la causa di un'amicizia rovinata, eppure altri pensieri sovrastavano nella mia testa. "Federico non ha scusanti per quello che ha fatto ma di certo non ha neanche colpe per la fine della nostra storia, non hai mai pensato che potessero esserci mancanze o complicazioni nel nostro rapporto?" strillo.

"Abbassa la voce o tuo padre potrebbe sentirci e salterebbe in aria la copertura" per una volta aveva ragione; dovevamo essere cauti e l'unica cosa da fare non era litigare, bensì curare il taglietto sulle labbra del calciatore bergamasco per renderlo invisibile al capo degli azzurri.

"Comunque mi sarei mai aspettato di tutto ma non che avresti preso le sue difese in una situazione del genere" aveva brontolato, poi aveva sputato saliva ed una punta di sangue nel lavandino e adesso si stava poggiando la garza sul bordo della bocca.

Vedendolo in difficoltà gliela avevo tolta dalle mani e avevo cominciato io a disinfettare la ferita, che non sarebbe passata inosservata anche se di dimensioni ridotte.

Nel frattempo mi ero giustificata con il numero dodici della nazionale, senza che fosse necessario, poiché, come piaceva dire a lui, io ero diventata solo una delle sue tante ex. "Sei tu che hai scatenato una reazione del genere in lui, ritengo il suo comportamento brusco ma non ti assolvo dalle tue colpe" spiegavo, e intanto tamponavo il taglio cercando di farlo con sufficiente delicatezza. "Perché?" sospiro.

"Perchè cosa?" ribatte dato che non aveva inteso cosa volessi chiedergli. "Perché è finita così? Come abbiamo fatto a distruggere il nostro rapporto?" adesso la domanda era completa e comprensibile. "Sei tu che hai cominciato" il suo tono di voce mi gela.

"Io? Tu..." rifletto "Tu..." non trovo nulla da dire, sono confusa e non riesco a pensare a qualcosa di senso compiuto. Calco il piede sul pavimento come per sfogare la rabbia che si stava accumulando pian piano in me.

"Io non ho fatto nulla, sei stata tu ad aver baciato un altro" i sensi di colpa tornano vividi e la frase risulta alla pari di un buco in petto.
'Sei stata tu ad aver baciato un altro', la mia mente continua a fare eco alla voce di Matteo.

"Tu non hai fatto nulla? Tu mi hai dimenticata. Sei passato avanti in pochi giorni e hai addirittura dedicato un gol, il tuo primo gol agli europei, a qualcuno o più probabilmente a qualcuna! Hai la minima idea di come possa essermi sentita io? Non credo proprio... Ti assicuro che ti sei vendicato come si deve" alzo un po' il tono di voce senza volerlo. Un sorriso amaro veste le mie labbra quando vedo la sua reazione: si era limitato a farmi un cenno per dirmi di abbassare il tono vocale.

Lo osservo, esamino i tratti del suo viso con aria disgustata. Capisco che solo un miracolo avrebbe potuto riparare questa situazione irreparabile. Avevo tratto la mia conclusione: l'amore che avevo provato per lui si era trasformato in odio. "Ad ogni modo non sono stata neanche io con le mani in mano, ho baciato Federico per una seconda volta e stiamo approfondendo la conoscenza".

"Vivia-" non riesce nel tentativo di pronunciare il mio nome poiché cominciamo ad avvertire dei passi, l'allenamento era terminato e i calciatori stavano venendo in spogliatoio per potersi lavare e cambiare.

A chiudere la coda era il commissario tecnico, il quale era sceso per accertarsi che la mia caviglia stesse bene. Pessina ed io avevamo invertito i nostri ruoli, io mi ero seduta e lui massaggiava il punto incriminato. "Come va con la caviglia?" la bugia aveva retto.

Dopo aver rassicurato l'allenatore ero uscita dalla stanza sotto lo sguardo attento del numero 32 dell'Atalanta. I suoi occhi mi avevano lasciato solo una volta che avevo svoltato verso destra per poter uscire dal corridoio, il quale collegava il campo e lo spogliatoio, e per respirare un po' d'aria.

Gli scambi di occhiate non erano terminate di pomeriggio ma avevano proseguito lungo l'intera serata. A tavola era come se Matteo, osservandomi, si cibasse di me e che il suo pasto non lo sfamasse abbastanza.

"Pessina ti sta mangiando con gli occhi da quando siamo venuti in albergo" ridacchia Locatelli. Era da parecchio che non scambiavamo due chiacchiere, da quando io e l'amico avevamo rotto. "Non mi interessa" commento, seppure non ne fossi convinta a pieno, e in seguito provo a discorrere di altro.

"Non cambiare argomento piccola Mancini, cosa avete fatto nello spogliatoio? Sai, eravate soli..." insinuava che ci potesse essere stato un riavvicinamento, era sicuro di avere la giusta risposta alla domanda che aveva posto. "Non è successo nulla, discorso chiuso" impongo.

Ecco che pure Chiesa, insospettito dalla mia conversazione con il calciatore avente la maglia numero 73 del Sassuolo, aveva buttato l'occhio su di me. Traspariva ancora il suo senso di inadeguatezza dopo l'episodio di quest'oggi.

bella come quel goal || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now