capitolo 24

1.4K 48 2
                                    

Mi stavo girando e rigirando del letto nell'attesa che il sonno mi catturasse. Lampi e tuoni accompagnavano la calata della notte e mi inquietavano. Erano passati trenta minuti da quando mi ero messa nel letto con la speranza di riuscire a dormire quietamente.

Sia Barella sia Chiesa erano in stanza con me, nel letto matrimoniale uno di fianco all'altro. Vedendoli immobili pensavo che dormissero e invece non era così, non solo io ma anche Federico non riuscivamo ad addormentarci.

I nostri occhi si erano salutati nel bel mezzo della notte malgrado l'assenza di luce. Avevo interrotto il respiro a causa della sorpresa nel vederlo girarsi verso di me essendo convinta che stesse riposando, era bravo a fingere.

Senza proferir parola si era mosso nella mia direzione e si era seduto ai piedi del mio letto. Il cuore mi batteva forte e magari si riusciva persino a percepire il suono delle pulsazioni.
Non mi ero spostata di un millimetro essendo pietrificata dalla azione un po' strana, un po', o meglio, del tutto inaspettata del calciatore.

Dopo essersi chinato su di me aveva sussurrato "Neanche tu riesci a dormire?". Ascoltare la sua voce mi aveva fatto venire la pelle d'oca.
Avevo annuito in risposta alla domanda. "Seguimi, dobbiamo chiarire alcune cose" mi aveva tolto le lenzuola di dosso e, afferratomi il braccio, mi aveva portato sulla terrazza.

Non avevo opposto resistenza, non avevo forze a sufficienza per poterlo fare e onestamente anche io ero esausta di questa situazione: volevo risolvere ogni complicazione.

"Ti devo delle scuse per il mio comportamento, oggi pomeriggio ho veramente esagerato e non puoi immaginare quanto me ne stia vergognando in questo momento" parla con sincerità.

"Viviana ci tengo immensamente a te. Non mi piace aprirmi con le persone, mi da l'idea di essere vulnerabile, però devo ammettere che da quando ti ho vista ho iniziato a comprendere cosa si potesse provare quando si è innamorati". Nessuno mi aveva mai dichiarato certe cose con una tale purezza e spontaneità.

Passiamo minuti interi a comunicare con degli sguardi. Cado nei suoi occhi e non mi alzo più da lì. Adesso non serviva esprimere concetti profondi con termini complessi, erano bastate quelle poche frasi a farmi sentire sulle stelle.

Lentamente ci ritroviamo più vicini, sta diminuendo gradualmente la distanza fra noi. L'attrazione è forte e lo avvertiamo entrambi.
Le nostre bocche trovano pace soltanto appena si scontrano e incontrano per la terza volta.

Esse si uniscono per la quarta, quinta, sesta volta e il bacio aumenta di intensità, cambia forma, subisce uno sviluppo. Le labbra di Chiesa scivolano sul mio collo, sul petto, sul ventre. Ogni cosa vien da se, i nostri corpi diventano padroni delle nostre menti.

Sono felice, sono sicura di star facendo la cosa giusta, per la prima volta non ho incertezze.
Ho come la sensazione che Federico mi voglia proteggere dal resto, che non mi farebbe mai del male. Stavolta non ho scampo, devo riporre in lui la mia fiducia e affidarmi al destino.

Amarsi non porta solo ad uno scambio fisico di affetto, per me crea una connessione dal punto di vista sentimentale, la fusione di due futuri. È un po' come lo scontro tra due macchine ad un incrocio: inaspettato e travolgente. Con lui era così. 'Andrà come deve andare' mi son detta.

La mattina seguente mi sveglio con il chiarore dell'alba e il sorriso del calciatore Juventino.
Siamo rimasti sul balcone per la notte e non ho avuto freddo per merito della felpa di Chiesa, che dovevo aver infilato sopra al pigiama prima di chiudere gli occhi.

Vedendomi sveglia il 14 della nazionale prende coraggio e, dopo avermi dato un casto bacio sulla fronte, rientra in stanza con un lieve sorriso mascherato male e i capelli scombinati.

Se ripenso a ciò che era accaduto questa notte mi sembra un sogno. È successo qualcosa di inimmaginabile, reale ma surreale.
E adesso cosa eravamo diventati io e lui?
Sento ancora le farfalle nello stomaco e un buco in petto per l'ansia. Scendere al piano terra e fare colazione è la mossa migliore.
Aiuterà a prendere coscienza e a realizzare.

"Perché l'hai fatto?" riconosco Matteo. La sua voce risuona familiare e allo stesso tempo così fredda che sembra di parlare con un estraneo.
"Cosa intendi dire?" domando un chiarimento.

"Sai a cosa mi riferisco, te lo leggo negli occhi".
Tremo per un istante ma riprendo il controllo delle mie emozioni e ignoro la sua invadenza.
Sapeva a memoria ogni parte di me, coglieva tutto al volo semplicemente guardandomi, ma non andava affatto bene che avesse un potere praticamente illimitato sulla mia persona.

"Incamminatevi alla volta della palestra, questa sera abbiamo una partita contro l'Austria da giocare e da vincere, intesi?" annuncia mio padre interrompendo le mie riflessioni.
"Si, capo" dicono in coro a gran voce gli azzurri.

"Ricordatevi di chiudere le valigie prima di pranzo, alle tre del pomeriggio saremo sul volo e alle sei arriveremo nell'albergo di Londra. La partita si terrà nello stadio di Wembley alle ore nove. Tenetevi pronti per eventuali interviste." conclude Mancini, che dopo avermi dato un bacio in fronte come saluto, proprio dove qualche ora prima si erano posate le labbra di Chiesa, abbandona la sala per raggiungere il luogo dell'incontro fissato con la squadra.

bella come quel goal || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora