capitolo 32

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"Matteo aspetta" volto la testa dall'altro lato per allontanare le nostre labbra, "Non posso, io amo Federico seppure mi stia facendo soffrire oltre ogni limite. Non voglio illuderti" metto la sincerità al primo posto e soffoco quella poca nostalgia che era riemersa.

Il centrocampista dell'Atalanta tace a lungo, le lancette di un orologio appeso ad una parete della stanza 321 scorrono inesorabili. Silenzio.
Non parlo, non muovo neanche un muscolo. Aspetto esclusivamente di vedere la sua reazione mentre prego che essa non sia negativa come la immagino. Ancora silenzio.

"Di' qualcosa, ti supplico" lo scongiuro in preda all'imbarazzo e all'ansia che mi causava la situazione. Stavo capendo di aver consumato non solo la voce ma anche l'ultima briciola di autostima che possedeva il bergamasco.

Di colpo aveva proferito parola senza badare ad evitare toni alti, "Cosa vuoi che ti dica?" tace di nuovo, non troppo, riflette, riprende a parlare ma questa volta con più calma, "Mi dispiace non essere io quella persona per cui tu sacrificheresti te stessa. La nostra condizione è paradossale: io amo te, anche Federico ti ama ma intrattiene una relazione con te, nel frattempo è il fidanzato di Benedetta Quagli e nonostante ciò tu preferisci lui a me". Allora è così che si chiamava colei che Chiesa ama.

"Non si tratta di preferire l'uno o l'altro. Ho capito cosa intendi dire e può darsi che tu abbia ragione a ritenere che con te non starei male. Però c'è in ballo l'amore vero e si sa che al cuore purtroppo non si comanda.

Credi che io provi piacere nel sopportare il dolore che lui mi causa? Se sei in dubbio, ti assicuro che la risposta è un categorico no.
Non scelgo io chi amare, chi desiderare mio" le frasi si srotolano e nel farle uscire dalla mia bocca trovo maggiore sollievo.

"Concordo su ogni cosa, sono consapevole del fatto che non si scelga chi amare" infatti se avessi potuto decidere non mi avresti mai offerto il tuo cuore e la tua anima. "Tuttavia puoi selezionare le persone da tenere al tuo fianco e hai il potere di dominare sui tuoi sentimenti" conclude. È sconfortato.

"Teo, per quanto possa tentare non riuscirò mai ad essere felice senza averlo vicino. Il tuo compagno di squadra non è perfetto, anzi, ha mille difetti tra cui quello di saper fingere e mentire, eppure io se me lo domandassero affermerei che lo amo senza esitare.

Non sto sminuendo i sentimenti e le emozioni che ho provato con te, tu mi hai trasmesso allegria e custodirò con cura i ricordi che ho di noi. Ma ora dobbiamo tornare ad essere amici e nulla più..." avevo molto altro da dire ma non riuscivo ad esprimermi e quindi alternavo proposizioni articolate a lunghe pause.

Mi interrompe bruscamente e con un sorriso amaro sul viso sputa parole quasi velenose "Viviana non prendiamoci in giro, noi non saremo mai amici. Ci siamo amati e dopo l'amore non può esserci l'amicizia. Abbiamo condiviso tutto quello che ci apparteneva: gli impegni, il tempo speso insieme, i vestiti e persino i nostri corpi. Come puoi pensare di propormi una soluzione del genere?

Sei anni fa, quando ti ho vista per la prima volta ho pensato che tu avresti lasciato un segno dentro di me. Mi ero promesso che avrei fatto addirittura l'impossibile per conquistarti, sentivo che dovevi essere mia, per sempre.

Cinque anni fa, quando quella macchina aveva distrutto la mia moto ed io ero a terra dolorante rammento di aver detto ai dottori di concentrarsi su di te e di salvarti. Non avevo dubbi sul fatto che la mia vita senza te sarebbe stata vuota, insensata. Avrei preferito morire se tu non ti fossi salvata da quell'incidente.

Quattro anni fa, speravo di incontrarti di nuovo per le strade di Roma o di Bergamo, qualche volta ero venuto nella capitale giusto per cercarti nelle vie del centro o nei bar che ti piaceva frequentare con le tue amiche.

Tre anni fa, due anni fa, un anno fa ho continuato a sognarti la notte, a riguardare le nostre foto, ad amarti incondizionatamente.
Io ho iniziato a vivere nella memoria di noi due da quando il destino ci ha separato e non posso perdonarmi di averti perso una seconda volta.

Scusami ma non posso andare avanti facendo finta di nulla, accettando qualsiasi tuo comportamento o decisione. Non posso esserti amico, Viviana Mancini io ti amo e non voglio più smettere di farlo. Non dovrei dirlo, perché per come mi hai trattato in questo mese non te lo meriteresti, però devi sapere che io sono disposto ad aspettarti e ad augurarmi che un giorno il nostro rapporto rinasca." aveva appena sfogato i nervosismi e le sofferenze.

Era molto più leggero, aveva tirato fuori il dolore che lo opprimeva e che avevo generato io, ma parlare di quelle cose lo aveva messo in uno stato d'ansia, forse a causa del timore delle conseguenze che le sue frasi avrebbero portato.

Eravamo seduti sul letto e la mia mente viaggiava dagli occhi marroni di Matteo a quelli di Chiesa, entrambi stravolti e poco gioiosi.
Eravamo seduti sul letto e il mio corpo non avvertiva più una seconda presenza, mi sembrava di essere sola nella camera.
Eravamo seduti sul letto e il mio cuore batteva all'impazzata, non so se per l'attacco di panico imminente o per lo sforzo fatto nello scappare dal calciatore Juventino e dalla sua ragazza.

L'ansia stava prendendo in me il sopravvento e già il respiro cominciava ad essere più affannoso. Ogni cosa sembrava perdere colore e forma sotto il mio sguardo; persino i suoni stavano diventando più soffusi, solo la voce di quello che credo fosse il numero 32 dell'Atalanta riusciva ad arrivare chiaramente "Respira, Viviana mi senti? Continua a respirare. Ci sono io insieme a te, non sei sola. Dammi la mano e stringila forte. Va tutto bene, ok? Respira, segui me: inspira, espira... Brava".

Matteo aveva scoperto grazie a me cosa significava avere un attacco di panico e proprio per me aveva imparato a tranquillizzare la persona che ne stava avendo uno. Dopo qualche minuto il peggio era passato.

Bussano alla porta, salto per lo spavento.
"Tranquilla, resta qui e non muoverti. Vado a controllare chi vuole parlarti" spiega e poi fa come aveva detto. Intravedo la sua sagoma, non in maniera definita ma sicuramente meglio rispetto a poco fa, quando ogni cosa era nera. "Sono Fede, devo parlare con Viviana".

bella come quel goal || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now