capitolo 17

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Aprire gli occhi con la consapevolezza di dover chiarire una questione più grande di te...
La voglia di tirar via le lenzuola, rifare il letto e affrontare la giornata era sparita nel nulla.
Era tardi e il sole era sorto da parecchio. Mancava poco all'ora di pranzo e gli azzurri dovevano aver già seguito il primo allenamento della giornata.

Scendere al piano terra e andare nella sala da pranzo con il rischio certo di trovare Matteo e Federico che occupavano le sedie della tavola dove mangiavamo da quando ci trovavamo a Coverciano per gli europei 2020 era dura.
Volevo potermi tirare indietro, volevo sparire.

Mi odiavo, perché infondo sapevo che il bacio dato a Chiesa non era stato solo uno stupido scherzo dell'alcol. Tra noi due era nato qualcosa che non si poteva descrivere a parole.
I nostri occhi ne davano la prova; guardandolo mi perdevo nel marrone delle sue pupille e nessuno mi poteva sottrarre a quel posto.

Il 14 della nazionale non era bello ma aveva quel famoso 'non so che', allo stesso modo di Chandler Bing nella serie tv di netflix 'Friends'.
A contraddistinguerlo dalla massa erano l'aspetto da bravo ragazzo e il naso che, esteticamente simile ad un becco d'aquila, gli calzava a pennello. Il suo sorriso sincero mi migliorava la giornata e vederlo in campo durante le partite mi emozionava.

D'altro canto 12 della nazionale mi aveva restituito una parte del mio passato che avevo perso. Per merito suo avevo avuto la possibilità di rivivere attimi della mia adolescenza di cui era svanito il ricordo. Il nostro legame aveva resistito allo scorrere del tempo e non potevo negare di averlo amato e di amarlo tutt'ora.

Possibile che le mie scelte sentimentali dovessero essere sempre complicate?
Potevo avere due presenti diversi: quello con Pessina mi garantiva di conservare il passato, quello con Chiesa di puntare sul futuro.

Era ora di pensare all'avvenire mettendo da parte l'accaduto o serviva l'esperienza passata per poter affrontare i prossimi anni?

"Ciao" la voce proviene da Federico, "Io volevo parlarti" afferma timidamente. Lo interrompo "Scusami per ieri sera, comunque parliamo dopo se per te non è un problema". Annuisce in segno di comprensione e fa qualche passo indietro per allontanarsi.

Il mio primo pensiero è Matteo in questo momento, gli avevo fatto del male e mai se lo sarebbe meritato. Devo porgli delle scuse e riflettere sul da farsi. Non so prendere una decisione in autonomia ed sapere la sua opinione potrebbe essermi utile.

Quello che fino a ieri era a tutti gli effetti il mio ragazzo è vicino alla porta-finestra che conduce in giardino; ha la schiena poggiata sullo stipite, il capo rivolto verso la parte esterna dell'hotel.
Tiene le mani sul telefono e digita dei tasti sullo schermo. È fermo e solo da diversi minuti e non distoglie lo sguardo dal dispositivo.
Muovo i piedi nella sua direzione e più vado avanti, più ho l'impressione di sprofondare.

Prendo boccate d'aria per restare tranquilla anche se so già che non appena aprirò bocca la mia voce tremerà e le mie gambe con essa.
Le mie scarpe finiscono su un rametto di legno che scricchiola e attira il 32 dell'Atalanta.
Lui si volta per capire la sorgente di quel rumore e finisce per incontrare i miei occhi.
Nel vedere i suoi, che quando cascavano nei miei erano carichi di gioia e luccichio, spenti e arrossati mi ritrovo sull'orlo del pianto. Sono io la ragione della sua sofferenza, sono io che ho spento il bagliore che emanavano i suoi occhi.

Apro bocca per avviare la conversazione ma non mi concede di parlare "Non voglio parlarne Viviana". Si sposta verso una panchina di ferro arrugginita e prende posto, io faccio lo stesso.
Slitta verso l'estremità della panchina per limitare il contatto e perché il sentimento è ancora molto vivo fra noi due.

Fa resistenza, "Non posso affrontare la discussione che vorresti avere con me. Non ho metabolizzato a pieno ciò che è successo ieri sera e non mi sento neanche in forma. Vivi non sai quanto male che mi hai arrecato, ora se parlassimo potrebbe sfuggirmi qualche frase che non penso e che non ho intenzione di pronunciare" le prime lacrime riprendono la corsa, sembra che facciano a gara per chi arriva prima in terra dopo aver rigato il viso di Teo.

bella come quel goal || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora