capitolo 3

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Davanti all'entrata della stanza trovo l'attaccante dell'Atalanta e numero 12 della nazionale italiana: Matteo Pessina.
Era stato il primo a rivolgermi la parola e si era anche presentato non appena mi aveva vista.
Come mai era così interessato a parlarmi?

"Sono qui, cosa devi dirmi?" sono le prime cose che riesco a dire.

"Se non è un disturbo preferirei parlarti in privato." si sta passando nervosamente la mano tra i capelli: è imbarazzato.

"Arrivo".

"Chissà cosa vorrà dirle..." si incuriosisce Nicolò che però evita di approfondire la questione almeno per il momento e inizia a portare le sue cose verso il letto matrimoniale.

Esco dalla stanza assieme al giocatore dell'Atalanta che accidentalmente chiude la porta con troppa forza. Il rumore provocato rimbomba lungo le pareti del corridoio dove ora regna il silenzio. Tutti i calciatori sono nelle rispettive stanze, le quali non lasciano oltrepassare le voci dai muri.

"Finalmente siamo soli" comincia Matteo.

"Si... Di cosa volevi parlarmi?" ribadisco.

"Devi sapere che non appena ti ho vista e ho sentito il tuo nome è come se si fosse acceso in me un vecchio ricordo. Sono andato in fondo alla questione e ho scoperto delle cose..."

"Davvero? Che genere di cose?" domando mentre provo a tornare con la testa nel passato.

Pessina mi porge il telefono. Sullo schermo vedo una foto in cui siamo ritratti io e un ragazzo. Risale a diversi anni fa e suppongo che il ragazzo nella foto sia lo stesso che in questo momento si trova davanti a me. Lo schermo si oscura e il telefono si spegne.

"Ti è venuto qualcosa in mente?" balbetta timidamente dopo avermi lasciato qualche secondo di riflessione.

"Ad essere sinceri no..." spiego a bassa voce proprio come se avessi il timore di essere sentita del giovane centrocampista.

"Quelli nella fotografia siamo noi due... Abbiamo avuto una storia circa sei anni fa".

L'imbarazzo aveva preso il sopravvento nel numero 12 della nazionale, la voce era tremolante e aveva le guance arrossate.
Aveva perfino calato verso il basso il volto per nascondere un suo sorriso lieve, il che era stato inutile dato che lo avevo notato ugualmente.

"È tenero che tu te ne sia ricordato ma... cosa vorresti dirmi con questo?" invece di apparire confusa risulto scorbutica e disinteressata.

I suoi occhi si spengono e torna subito serio.
Matteo si volta come se stesse cercando qualcuno o qualcosa. "Non volevo ferirti o sembrare arrogante, mi sono espressa male" le scuse sono dovute ma non so cos'altro dire.

"Ma no, tranquilla hai ragione tu, è un discorso un po' inutile ma volevo sapere se..." si interrope.

"Se?"

"Nulla, lascia stare" ride ma si sente un pizzico di amarezza nella risata. Guarda altrove per evitare di incrociare i miei occhi.
Riprende fiato.

"Senti, so che sei la figlia del mister e che potrebbe risultare un po' azzardato dato che sono sei anni che non ho notizie sul tuo conto ma..." il silenzio si fa nuovamente spazio tra le sue parole ma questa volta il calciatore dell'Atalanta riesce a proseguire "Ti andrebbe di fare qualcosa insieme uno di questi giorni? Ne avremo di tempo dato che staremo via per più di un mese, rimarrai con noi per tutto l'europeo vero?".

"Si, rimarrò fino alla fine sperando che la squadra arrivi lontano" incrociamo entrambi le dita.

"E riguardo l'altra domanda?"

"Mi piacerebbe passare un po' di tempo con te, a quanto pare sei l'unico che conosco oltre al ct e devo dire che mi sento un pochino sola da quando sono qui" ammetto io.

"Perfetto, che ne dici di vederci domani sera dopo l'allenamento? Ah e ti prometto che non ti sentirai sola a breve, siamo un gruppo molto unito e tu sicuramente riuscirai ad integrarti". Avverto un cambiamento nel suo tono di voce: è più dolce e rilassato. Sorride, si passa la mano tra i capelli ma senza alcun nervosismo.

"Va bene" rispondo.

La piacevole atmosfera che si era creata attorno a noi subisce un brusco cambiamento.

"TI HO TROVATO MATTÈ! MI HAI FATTO VAGABONDARE PER PIÙ DI MEZZO ALBERGO" corre verso di noi Locatelli "Ma lei non è la figlia del mister? Ma tu guardalo!".

Cerco di strozzare una risata mentre Manuel tira qualche colpo contro la schiena dell'amico e dà spazio al suo carattere estroverso. "Allora cosa stavate combinando voi due prima che vi trovassi?" curiosa il numero 5 della squadra azzurra. I due cambiano rapidamente discorso e la domanda fatta da Manuel non trova risposta.

"Dai vieni con me che sono tutti di sotto, signorina Mancini vuole unirsi anche lei a noi?" scherza il centrocampista del Sassuolo.

"Con piacere, ma non mi chiami più in quel modo, inoltre la prego di darmi del tu" gli reggo il gioco.

"D'accordo, farò come desidera dalla prossima volta"

"Bene".
Sorridiamo tutti e tre.

"Ragazzi vado a cambiarmi e vi raggiungo" li avverto prima di salutarli e dirigermi verso la stanza 321.

Busso. Nessuno mi apre. Ricordo di avere una chiave di riserva in tasca e quindi riesco a sbloccare la serratura. Nell'aprire, la porta sbatte contro qualcosa, o meglio contro qualcuno.

"CHE MALE!" urla Barella.

"O mio dio... Scusa Nico!"

"Che ci fai qui? Non eri con Pessina?"

"Manuel ci ha detto che tutti i ragazzi sono giù e quindi prima di raggiungerli volevo indossare qualcosa di diverso, tu come mai non sei con gli altri?"

"Mi stavo facendo una doccia, entra"

Appena metto piede nella camera vedo Nicolò con un semplice asciugamano bianco attorno alla vita e istintivamente mi copro il viso con le mani. Lui ridacchia a gran voce "Sembra che tu abbia appena visto il miglior centrocampista della serie A con solo un panno legato al bacino... Aspetta, è proprio così!"

"Davvero divertente" controbatto io.

"Lo so. Raccontami che cosa vi siete detti tu e Pessina" risulta quasi come un ordine ma non dò peso alla cosa e comincio a spiegargli tutto l'accaduto.

Non commenta ma ascolta con attenzione. Entrambi scegliamo cosa indossare prima di andare dalla squadra. Ci vestiamo e intanto mettiamo da parte la riservatezza per conoscerci.

"Come sto?" domando al centrocampista biondino.

Lui mi scruta meticolosamente dalla testa ai piedi per poter dare un parere veritiero.
"Sei perfetta" è ciò che afferma dopo poco tempo.

La sincerità con cui si è espresso è palese.
"Lo pensi sul serio?" mi viene automatico chiedere una conferma non essendo una ragazza sicura di me.

"Certo" ribadisce lui senza pensarci due volte,
"Adesso corriamo dagli altri, piccola Mancini"

Rido per come mi aveva chiamata e gli dico di non rifarlo sapendo già che non mi darà ascolto.
Scendiamo al piano terra. Gli azzurri sono tutti lì e stanno conversando.

Locatelli mi nota, mette il suo braccio attorno alle mie spalle e mi porta di fronte a Belotti e Pessina; anche Nicolò si aggiunge a noi quattro.

bella come quel goal || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now