capitolo 12

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Amare è sapere dire "ti amo" senza parlare.
diceva così Victor Hugo, padre del Romanticismo in Francia.

Scrutavo con cura i lineamenti sul volto del 32 dell'Atalanta e pensavo, speravo, desideravo che le parole di quello scrittore fossero vere.
Mi auguravo che per amare bastassero i gesti perché di pronunciare quelle parole non me la sentivo.

"Se non ti senti pronta non devi dirlo anche tu, voglio che il nostro rapporto si basi sull'onestà"
Sorrido, annuisco e lo bacio. Adoro questo suo lato comprensivo e tenero. Le mie esperienze con i ragazzi sono sempre state parecchio dolorose; lui è l'unico che per quel che so non mi ha mai ferita, forzata o trattata con durezza.

Si sono fatte le 2, ci ritiriamo nelle stanze ma viene fatto un piccolo cambio giusto per stanotte. Io vado nella stanza 315 e il Gallo prende il mio posto nella 321.

Dopo aver indossato il pigiama ed aver messo da parte i vestiti usati durante la giornata mi reco da Locatelli e Pessina. Busso due volte e i due vengono ad aprirmi subito. Per fortuna nessuno si accorge dello scambio.

Dopo una lunga serie di accordi e promesse Matteo è riuscito a far spostare Locatelli nel letto singolo occupato in precedenza da Belotti.
È la prima volta che io e lui dormiamo assieme, almeno da quando la nostra storia aveva avuto un nuovo avvio. Mi addormento con la testa sul suo petto e lui lascia scorrere le sue dita lungo i miei fianchi. Il suo calore mi da un senso di tranquillità indescrivibile.

Il sole ritorna presto a splendere e la nostra notte insieme giunge ad una conclusione.
È tempo di riprendere il pallone e correre in campo ad allenarsi, dopo tutto siamo ancora in gara e siamo intenzionati a rimanerci fino alla fine. "Andate in campo ragazzi! Viviana, tu puoi sederti sulle tribune" comunica Mancini.

Teo si avvicina a me prima di cominciare l'allenamento e mi avvisa "So che non sarà il massimo star qui seduta a guardarci, perciò terminato l'allenamento ti porto in un posto"
Accetto volentieri la proposta e poi passo le ore dell'allenamento a svolgere un compito assegnatomi da mio padre in persona.

"Allontanati da me" ordino al numero 12 degli azzurri che completamente sudato si avvicina a me "Matteo Pessina non provare a fare un altro passo nella mia direzione". Non mi da ascolto e in poco tempo mi trovo avvolta tra le sue braccia e una maglia bagnata e puzzolente.

Mi dimeno e riesco a liberarmi. Pess mi stampa un bacio sulle labbra e ride soddisfatto. "Vado a cambiarmi, comunque usciamo con Belotti, Barella e Loca" dice e io aggiungo "Devo indossare qualcos'altro anche io considerando che puzzo di sudore... A proposito, grazie Teo".

"Prego", mi fa l'occhiolino.

L'uscita è programmata per le 18 in punto e nell'attesa cerco di prepararmi al meglio.
Metto un leggero vestito color pervinca con dei piccoli fiori bianchi stampati sopra.

Ha uno scollo a V ed è abbastanza corto, insomma, posso prendermi una piccola vendetta nei confronti di Pessina dopo quel suo scherzo non molto divertente

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Ha uno scollo a V ed è abbastanza corto, insomma, posso prendermi una piccola vendetta nei confronti di Pessina dopo quel suo scherzo non molto divertente.

"Stai bene vestita così" si complimenta Nico e proprio in quel momento entra Matteo nella nostra stanza. Non appena mi vede sgrana gli occhi e rimane impalato. "Amore sei bellissima ma..." si interrompe.

"Ma? Qualcosa non va?" chiedo avendo già capito dove voglia arrivare.

"Sono geloso, tu sei così bella..."

Federico si intromette nella conversazione "È vero, Viviana è molto bella ma è tua no? Gli altri possono solo ammirarla e intanto tu puoi goderti ogni momento romantico con lei".
Devo dire che apprezzo molto il suo intervento anche se un po' sono contenta di essermi presa la rivincita con il centrocampista nero-blu.

"Tu non vieni con noi?" chiedo rivolgendomi a Chiesa.

"No, purtroppo ho degli impegni" risponde.

"Allora sarà per un'altra volta" concludo io prima di lasciare la stanza insieme a Barella e Pessina. Si uniscono a noi anche Andrea e Manu e poi ci avviamo verso una meta stabilita in segreto dai quattro giocatori della nazionale.

Il luogo scelto dai miei quattro accompagnatori è la bellissima Firenze. Ad una sola ora a piedi da Coverciano, il capoluogo della Toscana fa da sfondo alla nostra passeggiata. Camminiamo alternando vicoli stretti a strade principali ed osserviamo i palazzi e le varie opere d'arte che incontriamo lungo la strada.

Sporadicamente incrociamo persone che ci fermano per fare foto o ricevere autografi. Ne sono stati chiesti tre anche a me perché essendo la figlia dell'allenatore della nazionale italiana il mio volto è abbastanza conosciuto.

Proprio mentre Matteo è impegnato a firmare una maglietta colgo l'occasione per conoscere meglio Andrea dato che l'unica cosa che avevo fatto era stata sottrargli il letto ieri notte.
È lui che avvia la conversazione "Allora, cosa avete fatto ieri tu e Pessina? Manuel si è messo nel mio letto o non siete riusciti a farlo togliere dal matrimoniale?".

"Manu si è spostato dopo parecchie preghiere e spiegazioni e io e Teo abbiamo dormito insieme" racconto pensando alla scorsa sera.
"Vi meritate un premio, conoscendolo non mi sarei mai aspettato che si fosse spostato" commenta; ride e io faccio lo stesso.

Parliamo e intanto la quantità di persone che domandano autografi al mio ragazzo aumenta in continuazione. Vado al suo fianco per sottrarlo alla folla che si ammassa accanto a noi cinque interrompendo un pomeriggio che sognavo passare rilassandomi con i miei nuovi amici.

Gli prendo la mano ma immediatamente vengo spinta da due ragazze che si buttano addosso al calciatore dell'Atalanta non curanti del fatto che fosse fidanzato, per di più con la ragazza che avevano fatto cadere per terra.

"Ma che diamine state facendo?" grida Matteo Pessina e Manuel Locatelli aggiunge "Allontanatevi tutti all'istante".

La massa di gente si sposta e alcuni ritornano a fare quel che avevano interrotto. "Stai bene amore?" chiede Teo; mi alzo in piedi e la caviglia comincia a far male, devo aver preso una storta. Lo riferisco ai ragazzi che senza indugiare mi sollevano per non farmi poggiare il piede in terra. Ritorniamo in albergo.

"Viviana che ti è successo?" mi interroga Mancini preoccupato nel vedermi così.
Belotti narra l'accaduto al mister e Barella va a chiamare il personale medico per visitarmi.

In breve tempo mi applicano un bendaggio e mi conducono in stanza per poter riposare.
Qui trovo Fede e nuovamente racconto ciò che era successo per placare la sua curiosità e per informarlo del fatto che non fosse niente di grave e che nell'arco di due o tre giorni mi sarei ripresa totalmente.

"Mi dispiace che ti abbiano trattato in quel modo, non te lo meriti e fa capire quanto sia diffusa la maleducazione tra la gente"

"Non preoccuparti, tu non c'entri e in più non è nulla di grave" lo rassicuro.

"Sono contento che tornerai in forma in tempo per la prossima partita, abbiamo bisogno del tuo tifo e dei tuoi saltelli da una parte e dall'altra per vincere" dice ridacchiando Chiesa.

"Oh no... Mi avete visto tutti?"

"Esattamente" prosegue a ridere.

Metto il broncio e lui termina la risata passando a raccontarmi barzellette e aneddoti divertenti accaduti durante alcune partite di calcio. Riesce a distrarmi e non avverto quasi più quel fastidioso dolore alla caviglia.

"Come va con Matteo invece?" tutt'un tratto cambia argomento, espressione e tono di voce.

"Bene, anzi alla grande" esclamo con vivacità. Teo è l'esatta persona che da tempo volevo entrasse a far parte della mia vita.

"Mi fa piacere" sposta lo sguardo altrove, verso il cielo, il quale rispecchia il suo cambio di umore: grandi nuvole fanno da scudo alla luce del sole rendendola più fioca.

bella come quel goal || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora