capitolo 35

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Il calciatore con la maglia numero 14 della nazionale italiana stava attraversando il campo a braccia aperte e veniva dritto verso la panchina, proprio dove c'ero io ad aspettarlo.
Correva velocemente, faceva passi grandi, i capelli erano buttati indietro e il petto sporto in avanti per aiutare il corpo ad alleggerirsi.

La lontananza diminuiva e in me aumentava la voglia di perdonarlo, di abbandonare il passato, di lasciar perdere le spiegazioni e di saperlo mio per una seconda volta, per sempre.

Il pubblico dello stadio salutava con applausi e complimenti l'attaccante esterno degli azzurri, ma quelle urla e rumori passavano inosservati alle mie orecchie che avvertivano solo il rimbombo dei battiti del mio cuore. Lo sbattere nervoso delle mie palpebre scandiva lo scorrere dei secondi. Federico mi aveva quasi raggiunto.

D'improvviso mi ritrovo tra le sue braccia. Chiesa mi aveva sollevato da terra e ora ero stretta a lui, potevo sentire il suo respiro, il suo calore, persino il sudore sulla maglia che però non mi disgustava. Di colpo aveva fiondato le sue labbra sulle mie, senza chiedere permesso: sapeva che lo desideravo tanto quanto lui. Non avevo mai smesso di amarlo. Nostalgia, passione, desiderio si erano mescolati come se fossero i diversi ingredienti di dolce.

Il bacio riporta alla luce tutti i sentimenti che avevo provato a sopprimere, crea e colma vuoti all'interno del mio stomaco. Quel bacio mi aveva tolto il fiato e allo stesso tempo mi aveva permesso finalmente di respirare.

"Viviana Mancini so di aver commesso errori su errori ma sono pronto a farmi perdonare. Quando ho mandato la palla nella rete il mio primo pensiero sei stato tu; sei tu la ragazza a cui voglio dedicare ogni mio gol, sei tu la persona che voglio al mio fianco, voglio te come moglie e come madre dei miei figli.

Quando verrò allo stadio per giocare una partita so già che lo sguardo che proverò ad incrociare sarà il tuo, che correrò verso la tribuna vip per abbracciare i nostri bambini.

Ho capito che vivere senza te non darebbe un senso alla mia esistenza, sono intenzionato a lottare per te perché te lo devo, perché ti amo."
Per la prima volta da quando lo avevo conosciuto, Federico stava piangendo. Le lacrime percorrevano il suo viso e bagnavano le sue guance per andarsi poi a mescolare con le gocce di sudore che ancora lo ricoprivano.

Chiesa si era mostrato se stesso ai miei occhi, aveva realmente esternato il suo vero io. Toccava a me fare la prossima mossa. La testa mi riportava al momento in cui avevo conosciuto Benedetta, la sua presunta ragazza, e al fatto che il giocatore non mi avesse fornito chiarimenti; d'altra parte il cuore mi suggeriva di riporre fiducia in questo ragazzo che aveva messo l'amore nei miei confronti prima di se.

"Fede, tu mi conosci. Sai meglio di me che sono   una ragazza razionale, che do retta alla mente, che preferisco le lunghe riflessioni agli impulsi." mi fermo e intanto torno a toccare terra dato che il bianconero preferisce avermi davanti per seguire più attentamente il mio discorso. La frase che sto per pronunciare cambierà la mia vita, ne sono consapevole.

Sospiro, credo di aver generato sufficiente suspense. Prendo fiato e ricomincio a parlare "Invece, questa volta, in via del tutto eccezionale ho deciso di ascoltare le tue parole. Ti amo anche io Chiesino, non posso negarlo..."

Non concede spazio a nessun altro vocabolo, mi abbraccia e incolla ancora le nostre labbra. Restiamo così per dei minuti e intanto scade il secondo tempo supplementare. Realizzo che la partita è tutt'ora in corso, che ci siamo baciati pubblicamente, sotto gli occhi dell'Italia intera.
"Ma Benede...", lo Juventino poggia l'indice sulla mia bocca ed esercita una leggera pressione per comunicarmi di far silenzio.

"Lei non esiste più per me, adesso e per sempre nel mio piccolo mondo ci sei solo tu." sussurra dolcemente Chiesa, "Del resto ne discuteremo dopo e avrai la totale libertà di esprimerti, io mi limiterò ad eliminare i tuoi dubbi con le spiegazioni che ti devo" aggiunge.

Sta provando a rimediare, spero che soffocherò le incertezze con il discorso che ci tocca affrontare non appena sarà possibile. La mia mente è tra le nuvole ma il mio corpo è sul bordo campo dello stadio di Wembley, i supplementari non sono bastati perciò si passa ai rigori. È Jorginho che tira quello decisivo, il suo lancio raso terra spiazza il portiere, il quale si getta nella direzione opposta rispetto a quella del pallone. L'Italia giocherà in finale.

Termina l'incontro del 6 luglio 2021 tra azzurri e furie rosse e si conclude anche la serata al Hyper Reality, locale notturno in cui la squadra di Mancini aveva festeggiato la vittoria prima di tornare a Coverciano, nella nostra penisola.

"Olé olé olé Spina Spina" è solo uno dei molteplici cori che vengono gridati dai calciatori del glorioso team italiano.
Oltre ad aver dedicato il successo al terzino sinistro, infortunatosi nella competizione precedente, i ragazzi avevano cantato non solo le tradizionali canzoni come 'Coro azzurro' e 'Un'estate italiana' ma anche 'Ma quale dieta', testo proposto da Lorenzo Insigne che aveva assunto quasi il valore di un inno nazionale.

"Quando preferisci affrontare quella questione?" mi domanda Federico cercando di non esprimersi in maniera troppo palese di fronte agli altri. "Questa sera, non appena avremo messo piede in hotel. Voglio iniziare la relazione con il piede giusto, niente più menzogne." lui annuisce soltanto, poi sorride per infondermi tranquillità e sicurezza.

L'aereo atterra, un autobus ci trasferisce all'albergo di Coverciano, arriviamo in camera.
Uso la chiave per sbloccare la serratura della stanza 321, purtroppo faccio fatica a causa dell'ansia per quello che sarebbe avvenuto una volta entrata. Federico tenta di darmi un aiuto ma le sue mani oscillano. Barella avverte la tensione presente nell'aria, "Secondo me, voi due avete parecchio di cui discorrere. Prendo il pigiama e poi vado a dormire da Bastoni".

Chiesa lo ringrazia. Nico fa come ci aveva anticipato, io e l'attaccante della Juve rimaniamo soli. "Sembra che sia giunto il momento di chiarire, non so se essere contento per la tua seconda possibilità o spaventato per come possa evolversi la situazione" esordisce lui. "Quello che conta è che tu sia sincero" dico.

bella come quel goal || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now