capitolo 9

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Sguardo sul soffitto e notte insonne, è così che passo anche la seconda nottata dopo l'uscita con lo stesso ragazzo di Monza che aveva catturato il mio cuore ai tempi del liceo.
Ripenso a quell'uscita, alla passeggiata lungo l'Arno, all'ottimo gelato e a quel momento in cui le nostre labbra si erano sfiorate dopo anni.

Come diceva Oscar Wilde: un bacio può rovinare una vita.

Quel bacio, dato un po' per fermare quell'attacco di panico e un po' per istinto, mi aveva messo nei casini. Eppure non ero affatto pentita di quel gesto, in quell'attimo era come se la sua bocca stesse chiamando la mia. Le nostre labbra si erano scontrate ed avevo provato una certa nostalgia. Un vuoto che da tempo persisteva nel mio petto si era colmato.

Era come se la mia memoria si stesse risvegliando dopo anni di riposo. Sembrava che quei ricordi gettati nel cestino stessero riconquistando il loro posto. L'interesse nel ricordare di sicuro era tanto e il desiderio di riscoprire sentimenti puri e sinceri mi attirava sempre più verso Matteo.

Volevo alzarmi dal letto, presentarmi davanti alla stanza 315, bussare alla porta con il rischio di svegliare non solo Pessina ma anche Locatelli e il povero Belotti, posizionare le mani sulle spalle del calciatore nero-blu per sollevarmi e, per ultimo, far combaciare per la seconda volta le nostre labbra.

Questo era il pensiero che sovrastava gli altri nella gran parte del tempo. Malauguratamente non era il solo. La paura di riaprire un capitolo di una storia passata sarebbe stato uguale al togliere la crosta ad una cicatrice rimarginatasi da poco.

Razionalmente parlando, dove mi avrebbe portato prendere la prima strada? Non lo so.
Mettere un punto in maniera definitiva al rapporto con quel calciatore sarebbe stata una saggia conclusione? Non lo so.

Troppe domande, tanta insicurezza,
molta paura e poche certezze.

Sono le cinque del mattino e si intravedono già le prime luci del giorno. Sono passate diverse ore dalla volta in cui sono riuscita a prendere sonno seriamente. Essendo arrivata l'alba, lascio il letto e mi chiudo in bagno evitando di fare rumore.

Mi specchio e subito rimango colpita dalle due enormi occhiaie che incupiscono il mio viso. Nel tentativo di coprirle con il correttore faccio cadere la spugnetta nel water: questa giornata promette bene. Mentre tento invano di recuperare l'aggeggio per il trucco qualcuno bussa alla porta.

Guardo attraverso l'occhiello e intravedo lui, quel folle ragazzo che non vuole darsi per vinto. Afferro la chiave della stanza, spalanco la porta e la richiudo lentamente invocando ogni santo per far sì che non cigoli.

"Sei impazzito per caso?" bisbiglio.

Matteo si sistema i capelli con una mano e accenna un sorrisino divertito. È ancora in pigiama e porta ai piedi due buffe ciabatte pelose. Ha gli occhi visibilmente stanchi e presumo che anche lui abbia passato la notte insonne.

Il calciatore dall'Atalanta riduce la distanza tra i nostri corpi, a tal punto che posso sentire il suo respiro sul mio collo. "Non posso dormire. Continuo a pensarti e non riesco a smettere, anzi non voglio smettere" sussurra lui al mio orecchio scandendo vocabolo per vocabolo.

Cerca il contatto visivo ed io faccio il possibile per negarglielo. "Matteo, non farmi questo..." ascoltare la sua voce mi provoca brividi che vanno dalla testa ai piedi. "Non sto facendo nulla, sto solo dicendo la verità" spiega "Devi sapere il mio punto di vista prima di dire la tua".

Non posso smentire il fatto che provo intense emozioni quando è accanto a me. Mi attrae come fa una calamita con materiali magnetici.
È vitale per me saperlo vicino da quella volta, dannato incontro. "Ti meriti delle scuse per il mio comportamento di ieri. Non volevo essere così dura, dovevo realizzare l'accaduto."

"Non scusarti, ho commesso un errore. Avrei dovuto immaginare che ti sarebbe servito tempo e invece mi son lasciato trasportare dall'attrazione fisica e mentale che ho nei tuoi confronti." parla gesticolando con ambedue le mani "Viviana tu sei la donna che voglio al mio fianco, lo pensavo durante l'adolescenza e lo confermo proprio adesso, davanti a te. Se non è lo stesso per te capirò e tenterò di andare oltre seppure so già che non sarà faci-".

Ripeto quel gesto spassionato per una seconda volta: lo bacio. Questa volta è tutto più passionale; le sue labbra torturano dolcemente le mie. Sono finalmente convinta di ciò che ho fatto e voglio rispolverare quella scatola di ricordi chiusa a chiave in soffitta. Sono pronta.

Mille pensieri attraversano la mia mente e quasi mi dimentico di riprendere fiato. Ci separiamo e ci riprendiamo in una frazione di secondo. Pessina mi spinge teneramente verso il muro del corridoio e quasi sicuramente i miei compagni di stanza avvertono la botta.

Soffochiamo entrambi una risata.
Ci ammiriamo: è come se fossimo tornati in quel lontano 2015. Nei suoi occhi marroni rivedo un innocente diciottenne incerto sul significato dell'amore e pronto ad impegnare tutto se stesso pur di capire cosa sia veramente.

Perché dopo tutto, qualcuno sa cosa sia l'amore?

bella come quel goal || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now