capitolo 26

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Dal punto di vista di Matteo Pessina (2)

Il fischio d'inizio dell'arbitro aveva dato il via alla partita e ai cori dei tifosi, giunti a Wembley per incoraggiare la propria squadra.
La palla aveva cominciato a roteare per il campo e i minuti scorrevano rapidamente sul cronometro. Si stavano già presentando insidie e cominciavamo a soffrire la stanchezza.

L'incontro andava avanti senza che nessuno rompesse il ghiaccio mandando la palla in rete.
Si preannunciava una lunga giocata.
Il primo tempo termina e la valutazione degli azzurri è sicuramente positiva. Dobbiamo però renderci conto che il livello si è alzato e che non possiamo permetterci errori e distrazioni.

I quindici minuti di pausa tra i primi quarantacinque minuti di gioco e il secondo tempo non dissolvono l'affaticamento, ciò nonostante siamo abbastanza carichi da poter ritornare in campo. Siamo fiduciosi e speriamo in altre occasioni da gol come quelle avute poco fa che però non ci avevano assicurato la salvezza dall'eliminazione dagli europei. 

Mancini fa cenno a Chiesa di cominciare il riscaldamento e la cosa mi rilassa considerando che per un po' sarà impegnato a svolgere esercizi e resterà lontano da Viviana.

Comincia la ripresa, Italia ed Austria scendono di nuovo in campo, ciascuna desiderosa di vincere questa battaglia e le seguenti.
Durante il secondo tempo non sembra che gli azzurri stiano dominando la situazione, perciò Roberto insoddisfatto invita Locatelli e me a cominciare il riscaldamento muscolare.

GOL! Gli austriaci avevano segnato, Arnautovic   aveva consegnato al suo team un vantaggio importante, anzi fondamentale. Ci eravamo lasciati sorprendere e questo non andava bene. Tuttavia sembra che l'arbitro stia verificando il gol per valutare un possibile fuorigioco.

Attendiamo, istanti eternamente lunghi in cui tutti sperano. 'ANNULLATO' gesticola l'arbitro. I ragazzi della nazionale avevamo riacquistato la grinta e la forza di volontà.

Io stesso ero pronto a fornire il mio contributo,  a mettere da parte per poco le questioni d'amore. È il sessantottesimo minuto ed io, salutato Barella, corro verso la metà campo per sostituire il centrocampista che aveva appena concluso la sua partita.

Viviana e Federico erano rimasti in panchina, poteva darsi che stessero vicini, ma questo non doveva e non poteva assolutamente distrarmi.
L'adrenalina scorreva nelle mie vene, ero carico e pronto a dare il mio massimo.

Ricevo ripetutamente la palla e cerco di portarla in rete. Sono talmente preso dal gioco che, pur di proteggere il pallone dall'altra squadra, rischio di far ottenere all'Austria un rigore mettendo giù un avversario che mi sbuca alle spalle. Si va al Var. Gli addetti esaminano con cura l'azione e noi attendiamo il verdetto.

Secondi di terrore per me che temevo di aver distrutto il sogno dei miei compagni, dell'allenatore e di ciascun italiano.
Non c'è rigore. Viene notato addirittura un fuorigioco di Hinteregger nell'area azzurra. Un pericolo è scampato, ma si continua a soffrire.

Mancini si prepara ad altri cambi, siamo all'ottantaquattresimo ed entrano Belotti e Chiesa al posto di Immobile e Berardi.
Finalmente Federico era distante da Viviana e potevo tenerlo sotto osservazione.

Il tempo vola e ci concedono cinque minuti di recupero che non fruttano alcun risultato. Lo 0 a 0 non si sblocca, si va dritti ai supplementari.
Questa partita sta diventando complicatissima. Dopo le buone azioni compiute nel primo tempo, durante la ripresa siamo calati parecchio e uno dei più gravi errori era stato proprio il mio con quel fallo nell'area di rigore.

Dopo sei minuti di recupero si parte con il primo tempo supplementare. Gli austriaci scaricano tutta la loro grinta in un urlo di squadra e tornano con i piedi in campo.

"FEDERICO CHIESA!" Di colpo il suo nome rimbomba nell'intero stadio Londinese.
Ogni tifoso azzurro si era alzato in piedi e stava esultando per la spettacolare giocata del numero 14 della nazionale italiana. L'esterno azzurro aveva effettuato un controllo con la testa, era rientrato sul sinistro saltando un membro del team avversario e poi aveva concluso in porta con il mancino, imprendibile.

Ecco che il calciatore Juventino improvvisava la sua esultanza. Una corsa verso il lato destro del campo associata ad una scivolata. I suoi compagni, me compreso, lo raggiungono per saltargli addosso e abbracciarlo ma lui sembra distratto, dove sta guardando? Lei. L'aveva cercata con lo sguardo e le aveva dedicato il gol, uno dei più importanti della sua carriera.

Mi focalizzo sulla palla, che aveva ripreso a roteare e passare da un calciatore ad un altro.
Ero deciso a mettere anche io la firma su questa partita, volevo che lei mi notasse.

Al 105esimo minuto si realizza il mio desiderio, riesco a mandare il pallone in rete, segnando un gol e dando un ulteriore vantaggio all'Italia.
Come per Chiesa, il mio nome viene gridato con gioia dagli spettatori italiani. Preso dall'emozione corro, mi lancio sull'erba e i ragazzi della squadra si buttano sopra di me.

Quando ho l'opportunità di alzarmi da terra mi guardo attorno senza sapere cosa stessi cercando, poi capisco. I miei occhi reclamavano Viviana Mancini, volevano vederla, festeggiare con lei. Per quanto mi sarebbe piaciuto, non potevo accontentarli.
La soluzione vien da se e getto lo sguardo sul pubblico, allo stesso modo in cui avevo fatto durante l'esultanza per il goal contro il Galles.

Un flashback appare nella mia mente, sento la voce di Viviana ripetere 'Sei passato avanti in pochi giorni e hai addirittura dedicato un gol, il tuo primo gol agli europei, a qualcuno o più probabilmente a qualcuna! Hai la minima idea di come possa essermi sentita io? Non credo proprio... Ti assicuro che ti sei vendicato come si deve'. Adesso capisco le sue parole.

Si era convinta del fatto che avessi indirizzato a qualcuno di preciso il mio sguardo. Peccato che si sbagliasse di grosso; la prima e la sola persona a cui avevo pensato subito dopo l'aver visto la palla superare il portiere avversario era stata lei, e nessun'altro, e nessun'altra.

Chiarire dopo la discussione che avevamo avuto? Sistemare le cose tralasciando l'addio che ci eravamo dati in spogliatoio a Coverciano? Neppure l'atmosfera romantica londinese avrebbe riparato la nostra situazione.
Non dovevo, non potevo assolutamente guardarla... Pur volendolo più di ogni cosa.

bella come quel goal || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now