capitolo 6

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Federico è disteso sopra il letto ed io sono accanto a lui. Mi sta guardando da qualche minuto con singolare dolcezza e la cosa non mi infastidisce in alcun modo.
Non è la prima volta che lo fa... Lo avevo notato già un paio di volte posare gli occhi su di me.

L'atmosfera è tranquilla e non tesa come al solito, pare che l'attaccante della Juventus abbia cambiato umore adesso che in stanza ci siamo solo io e lui.

Da prima stavo provando a formulare mentalmente un discorso o per lo meno alcune frasi da dirgli.

"Avanti" mi incoraggia lui "di cosa volevi parlarmi?".

"Ehm... Parlo un po' a nome di tutti. Volevamo sapere cosa potessimo fare per te. Da quando sono arrivata ti ho visto diverso rispetto a come ti avevano descritto gli altri. Se è successo qualcosa, qualunque cosa essa sia, sei libero di parlarmene: io sono qui." Il cuore mi batte forte e spero di aver usato i termini giusti.

D'istinto posa le sue dita sulla mia guancia e la accarezza per pochi secondi. Dopo sposta la mano e in aggiunta distoglie lo sguardo. Non capisco il significato di questi piccoli gesti.

"Grazie per esserti preoccupata Viviana. Purtroppo non puoi... Cioè... Non potete fare niente di che per migliorare la situazione.
Ultimamente è successa una cosa di cui non voglio parlare che mi ha causato un po' di problemi." confessa lui rendendomi le idee ancor meno chiare di quanto già non fossero.

Non sopporto vedere le persone in questo stato, specialmente lui "Non voglio forzarti affatto dato che mi conosci da poco però se posso permettermi di dirlo ti assicuro che sfogarsi aiuta".

Ascolta le mie parole e ne ripete parte di una frase "Già, ti conosco da poco... Eppure..." si blocca.

"Eppure?"

Non termina la frase.
Eppure. Chissà cosa volesse dirmi.
Perché si è interrotto in questo modo?
Decido di insistere: "Eppure?".

Chiesa smette di fissare il soffitto e riprende ad osservare me. Lo fa per pochi secondi. La sua espressione è cambiata e sento che vorrebbe parlarmi ma qualcosa lo ferma.

"Eppure" ritorna a dire "sei qui accanto a me e ti interessi al mio stato d'animo". Accenna un sorriso, uno diverso dagli altri. Non credo che sia contento della risposta data.

Forse sarà solo una mia impressione, non lo conosco poi così bene da poter affermare certe cose. Eppure i suoi pochi sorrisi che ho visto erano contagiosi come la sua risata... Basta, devo smetterla di pensare e di fare supposizioni sulla base di una scarsa conoscenza.

"Tutto ok? Ho detto qualcosa che non va?" mi chiede lui.

"No, perchè?" domando mentre ho la mente altrove.

"Sembravi delusa" afferma timidamente.

In effetti un po' lo sono, aspettavo un'altra risposta nonostante non sapessi cosa volessi sentirmi dire da quel ragazzo così gentile e umile accanto a me. Metto da parte i miei pensieri "Non lo sono, mi dispiace solo di non averti potuto aiutare".

"Oh ma tu lo hai fatto, mi fa bene passare del tempo con te".

Arrossisco.

Federico da sdraiato si mette seduto ed io lo imito. La conversazione è finita e non ho scoperto nulla se non che questo ragazzo mi faccia uno strano effetto.

Il calciatore azzurro mi saluta ed esce dalla stanza mentre Barella fa il suo ingresso.

"Allora come è andata?" chiede il centrocampista dell'Inter.

"Non mi ha detto niente di che, solo che ha un problema di cui non vuole parlare e che ha trovato piacevole stare insieme a me" mi lamento.

Nicolò ridacchia maliziosamente non appena finisco di parlare. "Che hai?" domando.
"Mentre dicevi l'ultima frase hai sorriso e i tuoi occhi si sono illuminati", riprende a ridere ma questa volta ancora di più.

"Non è vero".

"Ti ho vista, possibile che tu non te ne renda conto?"

"Di cosa?"

Ignora la mia domanda e se ne va sorridendo e scuotendo la testa. Ora ho mille dubbi e non so a cosa facesse riferimento il numero 18 degli azzurri. Sono confusa e star chiusa in camera da sola non mi è utile di certo.

Come non detto, hanno bussato alla porta.
Mi alzo dal letto e vado ad aprire. È Locatelli.
"Ehi, come mai sei qui?" domando.

"Mi manda Pessina, mi ha detto di comunicarti che sarà qui alle 20:00"

L'uscita con Matteo! Me ne ero quasi dimenticata, menomale che c'è Manuel.
"Consigli su cosa indossare? Sicuramente ti avrà detto dove andremo" chiedo consiglio.

"È una sorpresa, non posso dirti nulla ma penso che quello lì vada più che bene" dice indicando un vestito leggero di color lilla che avevo lasciato appeso all'armadio.

"È una sorpresa, non posso dirti nulla ma penso che quello lì vada più che bene" dice indicando un vestito leggero di color lilla che avevo lasciato appeso all'armadio

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Accetto il suggerimento e lo ringrazio. Il centrocampista del Sassuolo se ne va senza aggiungere altro.

Arrivata l'ora dell'appuntamento indosso l'abito. Quando esco fuori dal bagno Nicolò e Federico sono esattamente davanti a me. Restano immobili ad analizzarmi e approvano entrambi la scelta del vestito, "Sei bellissima" commenta Barella, "Concordo" dice Chiesa.

Li ringrazio per i complimenti.

"Come mai sei vestita così? Dove devi andare?" mi domanda il numero 14 della nazionale.

"Devo uscire con Matteo" rispondo.

"Ah Pessina... Perché?" mi sento un po' sotto interrogatorio e Fede sta assumendo le sembianze di mio padre.

"Chiesa, come mai tutta questa curiosità?" si insinua nella conversazione il numero 18 del team italiano con tono malizioso.

"È una storia un po' lunga" mi rivolgo al giocatore della Juve e sorrido "se vuoi te la racconto quando torno".

Annuisce.

Bussano alla porta. Suppongo sia il mio accompagnatore. È Chiesa che va ad aprirgli e comportandosi da padre avverte Pessina di non farmi rientrare troppo tardi.
Sentendo le sue parole sia io sia Matteo sia Nicolò restiamo straniti ma poi ci facciamo una risata, da quando è così protettivo nei miei confronti?

Il calciatore dell'Atalanta mi fa cenno di seguirlo e così faccio dopo aver salutato i miei compagni di stanza.

bella come quel goal || Federico ChiesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora