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Mi sveglio con un mal di testa atroce, apro gli occhi, ma la stanza è ancora buia.

Cerco di mettere a fuoco ciò che mi sta intorno e con molta, anzi moltissima difficoltà, ci riesco.

Fortunatamente è la mia stanza d'hotel.

Non ricordo nulla dopo la domanda che mi è stata fatta da Ricciardo.

Solo qualche vago ricordo di una me ubriaca con due ragazzi.

Spero vivamente che Lewis mi abbia controllata per ogni secondo impedendoni così di fare qualche cazzata.

Mi alzo a fatica dal letto.
Mi sento uno straccio.

La luce entra violentemente nella stanza, facendomi cadere sul letto e sprofondare la testa tra le coperte.

Alzo gli occhi dal cuscino e guardo l'ora 8.52

Dovrei essere pronta per le 9.

Maledetto Lewis Hamilton e i suoi locali o maledetti io e l'alcool insieme.

Mi alzo di scatto guardandomi allo specchio e per poco non mi viene da vomitare, no non per la sbornia che sta salendo, solo per il mio riflesso.

Rinuncio a tutti i buoni propositi che mi ero fatta per oggi e prendo il cellulare.

"Papo, io vengo a piedi, ho bisogno di fare attività fisica, ci vediamo al circuito" dico in un messaggio vocale rendendomi conto che non riuscirò mai ad essere pronta in poco tempo.

Mi spoglio della maglia e dell'intimo per poi correre in bagno ed entrare subito in doccia, cercando di non prendere freddo.

Non l'ho mai capito il tempo qui in Belgio, un giorno fa caldo, un giorno fa freddo con  -17 gradi, poi a mezzogiorno salgono a 38 e la sera scendono -96 andiamo, un po' di stabilità, c'è chi è debole e rischia di ammalarsi.

Dopo 3 minuti esatti finisco di lavarmi, mi avvolgo nell'accappatoio e mi slego i capelli che non ho voluto sciacquare perché ancora decenti, li pettino con la spazzola e non mi trucco, decido di lasciare il mio viso al naturale con le lentiggini in bella vista.

Esco dal bagno e apro la valigia che non ho ancora svuotato e che probabilmente non svuoterò.

Prendo un pantalone nero a zampa con dei laccetti che si legano intorno alla vita e ci abbino una maglia corta rossa.

Fortunatamente la temperatura si è già stabilizzata e non ho bisogno di prendere una giacca anche perché non avrei saputo quale abbinarci.

Indosso le Jordan One High nere e rosse, poi prendo una borsetta.

Metto un filo di lucidalabbra e gli occhiali da sole.

Pronta.

Esco dall'hotel e cammino verso il circuito con la speranza di trovare un fiorista e un bar sulla strada, solo per fermarmi a prendere un po' di brioche da portare a papà e ai meccanici della Mercedes.

Trovo il bar e mi siedo al tavolo per fare colazione.

"Salve vuole ordinare?" chiede la cameriera cortese.

"Si volevo chiederle un caffè e una brioche da consumare qui" dico e poi avanzo la mia richiesta bizzarra.

"Poi volevo chiederle se era possibile avere una ventina di brioche da portare via" dico imbarazzata.

La ragazza mi sorride e annuisce tranquillamente.

Credo di essermi fatta più problemi io che lei.

"Gliele lascio in cassa e quando viene a pagare le ritira, d'accordo?" propone e io annuisco ringraziandola.

LOVE ON THE RUNWhere stories live. Discover now