.sedici.

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La scuola era iniziata da poco meno di due settimane e io volevo solo sbattere la testa contro una scheggia di vetro ben appuntita.

Avevo più compiti da fare e lezioni da seguire che tempo per vivere e questo mi stava logorando.

Sapevo che la quinta superiore sarebbe stata tosta e lo avevo capito sin dalla prima settimana, ma la cosa che non mi avrebbe di certo aiutato era la relazione a distanza che avevo da poco iniziato con il pilota di formula uno.

Come Lando mi aveva promesso, cercava di venire da me il più possibile.

Questo weekend però ci sarebbe stato il Gran Premio di Russia a Sochi e nonostante io fossi sommersa di compiti e cose da studiare non me lo sarei mai persa.

La Russia mi affascinava e non poco.

Oggi è giovedì e io dovrò faticare ancora per due lunghi giorni prima di poter prendere l'aereo.

Mi alzo dal letto rotolando nelle mie coperte, con la sveglia che non vuole smettere di produrre quell'incessante e fastidioso rumore.

Prendo il telefono tra le mani e disattivo la suoneria per poi andare sulla chat di Lando e dargli il buongiorno.

È sempre mio il primo messaggio della giornata, dato che lui si sveglia ovviamente più tardi considerando il fuso orario.

Mi faccio forza e vado in bagno, mi do una veloce sistemata e indosso i vestiti puliti, ordino i capelli in una coda e prendo la cartella per poi scendere al piano di sotto.

Faccio colazione in un batter d'occhio e mi fiondo a lavarmi i denti.

Solita routine, io che metto la sveglia presto per essere in orario e sempre io che la rimando fino ad essere in ritardo.

Lascio un bacio a mamma che è l'unica sveglia oltre a me e Kentucky.

Prendo le chiavi dell'auto e in 10 minuti sono davanti alla mia scuola.

Cammino con la testa tra le nuvole e mi fermo alla panchina dove ci sono i miei amici.

"Ei Grace quando hai detto che parti?" mi chiede Federico mentre finisce di fumare la sua sigaretta.

"Venerdì sera" dico sbadigliando e posando la cartella a terra.

"Sabato ti perdi la festa di Gian" dice Matteo ridendo mentre posa una mano sulla coscia di Sofia, la sua ragazza.

"Uh, mi perdo proprio tanto allora" ridacchio.

"Finalmente ti sei fatta viva, che ne dici di parlare dei due mila messaggi che ti ho lasciato questa mattina e che tu non hai letto brutta puttana?"

Questa è sicuramente Rebecca alle mie spalle, che se la prende con me.

Mi volto e vedo il viso arrabbiato della mia amica, poi tasto le tasche dei miei jeans e solo quando mi rendo conto di aver lasciato il cellulare sul comodino sussurro un leggero "noo".

"Hai lasciato il telefono a casa? strano" dice la ragazza che sembra meno arrabbiata di prima.

"Domani parti?" chiede cambiando discorso.

"Si, di notte" sorrido, non vedo l'ora.

"Mh, mi faresti il favore di salutarmi Mick e casualmente lasciargli il mio numero? Mi manca così tanto" dice sognando ad occhi aperti.

La campana della scuola alle nostre spalle suona e ci obbliga ad entrare in classe.

"Si Reb, nonostante non lo sopporti farò questo per te, mon amour" rido.

~

La valigia era pronta, mancavano solo due felpe all'appello poiché mamma aveva insistito per stirarle, inconsapevole del casino che avrei fatto una volta arrivata in hotel.

LOVE ON THE RUNWhere stories live. Discover now