.cinque.

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Guardo le stelle che sembrano brillare di più rispetto a quando sono arrivata in questo posto con Hamilton.

La mia immaginazione ritrae nuovamente una A grazie all'unione di alcune stelle, come fosse una costellazione.

Me la stavo immaginando o era reale?

Me la stavo immaginando di sicuro, ma nonostante questo amavo pensare che Hubert fossi lì sopra di noi e vegliasse sul nostro rapporto cercando di incollare i pezzi che erano rimasti.

Parliamoci chiaro, di pezzi sani, ne erano rimasti ben pochi e la lontananza li stava facendo marcire, ma Anthoine era in grado di tutto.

Il suo numero 19 splendeva ovunque quando mi capitava di guardare l'ora e il suo numero era inciso sul display del mio cellulare mentre la foto di sfondo ritraeva noi da piccoli.

Mi piaceva pensare che lui fosse lì con me, perché c'era sempre stato e se gli altri sulle spalle avevano l'angioletto e il diavoletto, io avevo solo Anthoine che scacciava via ogni malessere; certo doveva ancora imparare a farlo bene, ma ogni tanto mi portava fortuna.

Le nuvole ritraevano spesso il suo viso dolce e ogni volta che per caso, non stavo pensando a lui, la sua canzone preferita rimbombava tra le casse di un'auto che passava di fianco a me, quasi come a ricordarmi di lui.

Come se lui stesso si impegnasse a far tenere vivo il suo ricordo dentro la mia mente caotica.

Quello che non sapeva però, era che la sua immagine era accesa dentro il mio cuore e che non avrei mai potuto dimenticarlo.

Il primo pensiero alla mattina andava a lui e l'ultimo alla sera cadeva inevitabilmente sul suo carattere dolce.

Mi piaceva pensare a queste cazzate, a questi "segni del destino".

Perché che fossimo legati era una storia già scritta ormai.

Non sapevo dove fosse esattamente la sua mente, ma ero convinta che il suo cuore appartenesse, in parte, al mio.

Ero una ragazzina con i sogni più grandi di lei, credevo che una parte del cuore dei miei migliori amici, si fosse fuso con il mio e viceversa, una cosa equa, per non farci litigare, ma alla fine eravamo caduti nella trappola mortale dell'uomo e ci eravamo scontrati come due placche terresti che causano un terremoto; ma altro che terremoto, noi avevamo causato l'esplosione di una supernova.

"Quella litigata, all'ospedale, quel giorno" Gasly interrompe bruscamente i miei pensieri, prende un respiro profondo e continua mentre io afferro la collanina regalatami da Hubert un'infinità di anni prima.

Mi dava sicurezza.

Mi permetteva di mantenere la calma.

"Ci ho pensato e ripensato più volte e ci ho incolpati della morte del nostro amico" lo guardo confusa, non riesco davvero a capire cosa voglia dire.

Lascio che la mia mano scivoli via dalla collana e si vada a incrociare al petto insieme all'altra.

"È come se la nostra litigata abbia spezzato il legame che ci teneva uniti e ognuno di noi avesse dovuto combattere per la vita da solo. Ho pensato che forse, se avessimo lottato un po' di più, se dopo esserci insultati ci fossimo abbracciati, forse Anthoine ora sarebbe qui" dice senza mai staccare gli occhi dall'orizzonte.

Non fiato, non saprei cosa dire, non ero per niente pronta a tutto questo.

Non ero pronta a perdere Anthoine.

Non ero pronta a sentire queste parole dal mio migliore amico, o ex migliore amico.

Merda, non ero nemmeno pronta a vederlo.

LOVE ON THE RUNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora