01-I'm paralyzed

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Capitolo Uno

Arya

La cosa che voglio più di tutte in assoluto è andarmene da qui.

Scappare.

Scappare da questa situazione, scappare da tutti.

Guardo oltre la finestra.

Osservo la strada piena di smog, la gente che cammina sul marciapiede, le case tozze che sovrastano il cielo piatto, il sole che scompare oltre la sottile lingua di terra all'orizzonte.

Voglio lasciare Manhattan.

Abbandonare il quartiere di Midtown, vendere questo bar dall'insegna fulminata e farmi una nuova vita.

Da un'altra parte.

Possibilmente, dall'altra parte del mondo.

Mi arrotolo le mani di un maglioncino di cachemire, comprato a saldo, pensando di fare un'affare. A quel tempo, non sapevo che il cachemire avesse diversi gradi di raffinatezza e che questo fosse del livello più infimo, fatto di dedalo e stemi.

Non ce la faccio più a preparare caffè, panini con formaggio che sembra plastificato, per pochi dollari al giorno, visto che il resto dei guadagni papà li investe nella cassa di previdenza.

Poi ci sono le varie spese, i debiti, l'affitto del locale, che mio padre non paga da quando si è ammalato di depressione, e a cui devo pensare io: quindi, ancora meno soldi per me.

C'è l'ultimo anno di scuola, dovrò prepararmi ai i test per l'ammissione a un College che non potrò pagarmi.

Potrei sempre lavorare duramente e vincere una borsa di studio, però rimarrebbero i debiti da pagare, e per quelli non esiste una borsa di studio: i debiti non si saldano da soli e senza un lavoro.

Metto i soldi da parte ormai dall'inizio delle superiori.

Ho raccolto 2572 dollari e sono conservati nel salvadanaio a forma di maialino, nella mensola sopra il mio letto.

Con quei soldi non ci pagherei neanche l'assicurazione di una macchina, per il tempo in cui dovrei essere al College, figuriamoci se ci potrei mai campare, ma è tutto quello che mi resta.

In ultimo, c'è lui: Ryan Mackenzie.

Occhi verdi, densi e inquinanti come il petrolio, un'altezza vertiginosa, capelli lisci, castano scuro a spazzala, un po' scompigliati, che non si da la pena di aggiustare; un fisico longilineo disonorato con i tatuaggi.

Una mascella sempre così stretta da far pensare che sia sempre nell'atto di digrignare i denti.

Lo sguardo affilato, terribile e astuto come quello di un falco.

Un anno in galera per furto con scasso, e rilasciato da qualche mese.

Ed è proprio da quando è tornato dalla galera, che è ancora più riservato e taciturno di prima.

Lo stesso giorno in cui è stato scarcerato lui si è presentato qui, i lividi sul viso, l'espressione spenta.

Si è acceso una sigaretta, non ha proferito parola e si è messo in un angolino del locale a disegnare, ogni tanto voltando la testa verso l'enorme vetrata alle sue spalle.

Avrei voluto parlargli, chiedergli qualcosa.

Quei mesi che aveva passato in galera lo avevano reso diverso, e io volevo sapere perché.

Mi sono sentita morire dentro.

Ryan Mackenzie mi odia.

Non mi rivolge più la parola, da quando ha cominciato a fare il criminale, quindi più o meno quando ero ai primi anni di superiori e lui era all'ultimo anno e stava per prendersi il diploma.

CRUELWhere stories live. Discover now