17- Stop crying your heart out

33.2K 842 3.6K
                                    



🦋
Capitolo diciassette

Cassie

Arya mette in moto la macchina.

La sua vecchia Fiat.

La stessa automobile che quando si era fermata, proprio di recente, Ryan le ha riparato, senza chiederle nulla in cambio.

Siamo sotto casa dei Mackenzie, circondate dalle pareti di quest'abitacolo e, dal finestrino della Fiat, entra l'aria buia e frizzante della sera.

Arya è sotto shock.

Le accarezzo la manica bombata della sua maglietta di pizzo sangallo, e poi premo una mano sulla sua spalla scoperta.

Lei sussulta.

«Arya, non trattenerti, parla con me.», dico con un filo di voce.

Dopo tutto ciò che è successo, siamo corse via dal villino dei Mackenzie, e siamo salite in macchina come per andarcene da qui il più velocemente possibile.

Ma ora la mia amica si è immobilizzata, le mani strette sul volante, vittima di un disturbo post-traumatico, che non sa come gestire.

Mi sento parecchio scombussolata anch'io, specialmente se ripenso a come ho trovato la mia migliore amica dentro al suo stesso bar, oggi pomeriggio.

Accucciata in un angolo, con le ginocchia al petto, che faceva fatica perfino a respirare a causa del panico.

Gli occhi erano rossi e immobili come una lastra di ghiaccio, privi di emozione.

Anche adesso, mi sembra di scorgere in lei lo stesso appiattimento di questo pomeriggio.

Deglutisce, e gira la chiave nel quadro: la macchina si riaccende nuovamente.

«Sto bene, Cas.», replica brevemente.

Sbatte le palpebre, come per imporsi di tornare alla realtà.

«Stasera sei stata grande.», godo solo al pensiero dello smacco che ha dato a Killian, e Arya si mette la cintura. «Gli hai dato del filo da torcere, a quegli scimpanzé.», aggiungo.

Le sue labbra si incurvano in un morbido sorriso.

«Non credo che sia servito a qualcosa, venire qui oggi.»

«Perché dici questo?»

Si stringe nelle spalle.

«Cosa abbiamo risolto?»

«Be', tanto per cominciare, hai fatto capire a Ryan che razza di fratello difende!»

Si rabbuia leggermente.

«E tu dici che lo abbia capito?»

«Non sono problemi nostri, Arya.»

«Appunto!», esclama, «Non sono problemi nostri e pertanto credo che non saremmo dovute venire qui, stasera...», si impunta, «Non possiamo mica tornare indietro e cancellare il passato, e non possiamo nemmeno farci risarcire da loro per tutti i danni morali subiti, perché lo hai visto anche tu: non gliene frega niente, a nessuno di loro, di quello che abbiamo passato...»

Mi mordo l'interno della guancia, e poi mi decido a parlare.

«Su questo ti sbagli, Arya.», le dico, «Dovevi vedere la faccia di Tyler, quando hai messo sul tavolo quei venti dollari.»

Tutti erano concentrati a osservare la reazione di Ryan, ma io, invece, mi sono voltata nella direzione del fratello più piccolo.

Era una maschera di sofferenza.

CRUELWhere stories live. Discover now