05- The hottest guy I've ever hated

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Capitolo Cinque:

Arya

Sono in ansia.
Sono sempre in ansia.
Ma questa volta è diverso.
Questa volta è un'ansia diversa.

Sto per uscire con un ragazzo di cui non so neanche quanto mi importa e ho paura che si aspetti qualcosa da me, un affetto, delle attenzioni e un amore che nel mio profondo so' già che non potrò mai dargli.

Wellington si è sempre comportato in modo corretto nei miei confronti, direi onesto, e mi sento sporca nel mandare avanti questo rapporto solo perché mi conviene.

Mi conviene avere una persona che sia completamente avulsa dalla mia vita passata, che non conosca la vecchia Arya, che non conosce i suoi scheletri...

Che non sa quante cose le pesano sulle spalle...

Mi piaceva l'idea di avere una persona che non sapesse niente di me, mi sembrava una buona occasione di ricominciare.

Ma, forse, non è così semplice.

Non posso innamorarmi di Wellington solo perché mi farebbe bene, e perché è un bravo ragazzo.

Non funziona così.

Non potrò mai dargli tutto ciò che meriterebbe perché mi sento bloccata, incapace di comprendere i miei stati d'animo, ed è come se qualcosa dentro di me si fosse spezzato per sempre: ho troppi casini in testa e poi con questa storia che mio padre non sta bene non riesco mai a godermi un momento di serenità tutto mio.

Non riesco a smettere di pensare a Ryan, e alla conversazione che abbiamo avuto sabato sera nel mio bar.

Le cose tra di noi erano cambiate da un giorno all'altro, lui era diventato freddo e scostante e non mi sono mai capacitata del perché le cose tra noi si fossero stravolte : così, tutto d'un tratto.

Un giorno, una persona conta per te più di tutte le altre e il giorno dopo la ignori.

La prima volta che ho visto Ryan, avevo 6 anni e lui 9.

Ero in giro con i miei compagni di scuola e lui ci seguiva, o meglio seguiva me, e sembrava un fantasma, per quanto era silenzioso. Non parlava e le braccia e le ginocchia erano zozze di terra e di olio di motori, la pelle scura come ruggine, ma due occhi verdi, due vividi smeraldi, due occhi color prato immensi.

Ogni tanto io e i miei compagni di scuola giocavamo nell'autorimessa del padre, in uno spazio deserto e abbandonato, e lui era sempre dietro la rete metallica.

Non si muoveva, rimaneva lì a guardarmi e non pensavo fosse una cosa strana, lui non mi metteva paura come la metteva ai miei compagni di classe.

Ryan, quel bambino dietro la rete, mi guardava come se fossi la sua salvezza.

Ho l'immagine di quel bambino nella testa.

Stringo il lavandino con le dita, ho una nausea profonda che mi risale dal petto e si incastra dietro al cranio.

Una sensazione che provo spesso, di recente, ed è orribile.

Guardo il mio riflesso allo specchio e ciò che vedo è una giovane donna molto stanca, sciupata, che sta trascurando se stessa, che ha le occhiaie per il sonno accumulato, e i capelli disordinati, e un fisico deperito dallo stress.

Vorrei abbracciare quella ragazza, dirle che andrà tutto bene, che deve essere soltanto coraggiosa...

Una leonessa.

Devo muovermi, sono in ritardo.

Esco dal bagno in mutande, e corro in camera, i capelli bagnati che mi gocciolano sulle spalle e che ho deciso di non asciugare: detesto fonarmi i capelli.

CRUELWhere stories live. Discover now