41.2 End of Beginning

22K 663 2.6K
                                    


Capitolo Quarantuno :

P A R T E S E C O N D A
🩷

✒️
...

Bea

Quando raggiungo il piano di sopra, trovare una stanza che sia ancora libera sembra un'impresa alquanto complicata...

Faccio vari tentativi, aprendo diverse porte.

Che richiudo immediatamente quando mi accorgo che sono occupate da ragazzi che si stanno accoppiando come scimmie.

A ogni passo, sento le vibrazioni del frastuono al piano di sotto, tramite il tappeto che si srotola sopra il parquet di un lungo e stretto corridoio.

Ci sono pezzi di cibo lungo il battiscopa.

Apro l'ennesima porta della stanza... Finalmente, trovo una camera libera e traggo un sospiro di sollievo.

Mi siedo sul bordo del letto, in attesa.

Perché Tyler mi ha fatta salire di sopra, senza di lui?
Cosa sta combinando?

Controllo l'orario dalla sveglia poggiata sul comodino.

Manca un minuto alla mezzanotte

Tyler dove diavolo sei?

Socchiudo gli occhi, inspirando più ossigeno possibile.

Dopodiché mi affaccio alla finestra.

Un auto con il motore al minimo è in sosta di fronte allo stabile.

Un velo di nebbia inghirlanda gli alberi.

Tyler è in piedi, che parla dal finestrino a suo fratello Ryan, mentre Killian apre il portabagagli.

Ma che diavolo sta succedendo...?

Tyler mi ha fatta salire qua di sopra, e ora che fa?

Se ne va?


Cinque minuti prima...

Tyler

La folla si raduna attorno il corpo del ragazzo a cui ho appena tirato un pugno, che ora è accasciato per terra.

«Ei, ma lo hai quasi ammazzato amico!» dice qualcuno accanto a me. Ma non so chi sia. Sono troppo accecato dalla rabbia per capirlo.

«Cosa c'è che non va in te?»

In me ci sono decisamente troppe cose che non vanno, mi ritrovo a pensare, e mi passo una mano in faccia perché sono molto accaldato e il battito del mio cuore è molto accelerato.

Devo darmi una calmata.

Poi arrivano altri tre o quattro ragazzi universitari, forse degli amici del tipo che ho appena steso, o semplicemente dei loro conoscenti, e iniziano a prendermi a pugni.

Il mio stomaco si chiude sotto il colpo del primo cazzotto.

Non riesco a respirare, e non so se sia per via della sorpresa, o per via del fatto che fa male.

Delle mani si avventano sul viso e sento il labbro spaccarsi.

«Cazzo.», mormoro.

Di solito, non sento il dolore.

Quando ero piccolo, mio padre mi picchiava così forte che mi battevano i denti

Ma mi ripetevo che era tutto okay, non era niente finché le percosse erano solo sul corpo non si fosse visto in faccia.

CRUELWhere stories live. Discover now