Esclusa

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Credo di essere in fin di vita. Sì, mi restano decisamente solo poche ore da vivere. Mi trascino con fatica verso il mio condominio e rabbrividisco a causa della brezza autunnale che si schianta contro il mio viso sudato. Sento dolore ovunque.
Mi fa male tutto, giuro. Mi sento come quando sono caduta giù dalle scale a chiocciola a casa di mia nonna. No, forse mi sento perfino peggio. È come se un camion mi avesse investita per poi passare in retromarcia sul mio povero corpo.

Il caro Evan Royden ha deciso di affiancarmi ad una personal trainer, ovvero l'agente più muscolosa e forte esistente nell'universo. Mi ha spezzata in due. Davvero.
Ha preso i miei muscoli e li ha ridotti a brandelli, poi mi ha salutata con un sorriso smagliante e un euforico "ci vediamo domani, Althea! È stato molto piacevole allenarmi insieme a te!"
Col cavolo.
Non mi avrai mai.
Quella palestra non mi rivedrà mai più.
E poi, sul serio, piacevole? Piacevole? Che razza di problemi ha? È stata una tortura.

Cerco le chiavi nel borsone e continuo a pensare ad una scusa per saltare tutti i futuri allenamenti mentre salgo con una lentezza inaudita le scale. Devo davvero salire fino al quarto piano? Mi serve assistenza medica.
Butto fuori l'aria dalla bocca e mi concentro su un gradino, poi un altro. Aia.
Aia.
Aia.
Mi viene voglia di piangere.
Aia.

Raggiungo l'appartamento dopo un tempo considerevolmente lungo ed evito di sedermi perché ho paura di non riuscire più ad alzarmi. Mi infilo in bagno e mi avvicino allo specchio con un misto di curiosità e terrore. I miei occhi color nocciola sono sgranati e contornati da due occhiaie rosse. Ho lo sguardo di un gladiatore che ha appena finito di lottare contro il nemico.

Il mio piccolo naso è così arrossato da sembrare quello di un clown. Per non parlare dei capelli! Di solito sono lisci e lunghi come una cascata di seta nera mentre adesso sembrano ribellarsi al loro stato naturale, attorcigliandosi sulle punte come mai prima d'ora. Che schifo. Mi pare di vedere il riflesso di Evan Royden che accenna un sorrisetto malvagio e mi dice: "Guardati, mucchietto di ossa. Io ho vinto e tu hai perso. Le tue braccia sono deboli".

Mi libero della tuta sudicia e mi infilo sotto la doccia, confidando nel potere miracoloso dell'acqua.
È proprio qui che inizio a crollare. Accidenti. Mentre insapono per bene il mio corpo mi ritrovo da sola con i pensieri. Ancora. Sento già la mancanza di mia sorella, delle mie due nipotine, di mia nonna. Loro danno senso alla mia esistenza e adesso non posso litigare con loro per prendere l'ultimo pezzo di torta o per scegliere quale film guardare.

Basta. Non voglio pensarci. Ma due ore dopo è per me inevitabile non amareggiarmi mentre cammino tra le ombre dei grattacieli di Boston. Mi manca perfino il trambusto di New York! Non ero pronta per un cambiamento del genere.
E quando arrivo in centrale mi ritrovo ad ammettere una cosa: non ero nemmeno preparata per il freddo sguardo di Evan Royden. Il corridoio della centrale risplende di luci fluorescenti e l'atmosfera mi sembra tesa come una corda pronta a spezzarsi.

Che diavolo sta succedendo? I miei nuovi colleghi si muovono da una stanza all'altra con una strana armonia frettolosa e nessuno mi degna di uno sguardo, come se evitassero di fare i conti con la mia presenza.
Con il cuore in gola mi avvicino ad un gruppo, cercando di farmi strada tra le conversazioni sommesse. È qui che percepisco ancora una volta gli occhi gelidi del capo del dipartimento.

Beh, in realtà lui è la prima persona che ho visto non appena ho messo piede qui dentro: alto e severo, con i capelli scuri  cortissimi e una t-shirt nera cucita sul suo corpo. Lo avrei notato ovunque, credoForse perché è facile percepire la sua aurea negativa.
Non appena mi vede smette di parlare e sospira, infastidito dalla mia misera presenza: «Bene. Ecco la nostra new entry da New York», si ferma a controllare l'orologio di cuoio che ha al polso. «Con un ritardo di ben diciassette minuti»

«Non sapevo a che ora venire, signore. Nessuno mi ha dato indicazioni».
Silenzio. Mi fissa  e sembra scrutarmi anche dentro le ossa, poi sposta l' attenzione su un agente alla sua destra.  Quest'ultimo si dondola sul posto e borbotta delle scuse. Era lui che doveva darmi delle informazioni?

«Ad ogni modo», torna a parlare come se il mio arrivo fosse già un capitolo chiuso e tutti sembrano pendere dalle sue labbra. «Quella di oggi è una missione delicata e ho bisogno di agenti su cui posso fare affidamento. Steven, Cristina, Oliver e Jason venite con me. Per quanto riguarda tutti gli altri, sapete già cosa fare. Non perdiamo altro tempo».

La folla si estingue e giro su me stessa un paio di volte per capire dove accidenti andare. Tutti gli altri? Io faccio parte degli altri o no? Presumo di no, dato che non so proprio un bel niente.
Prima che Evan Royden possa scappare per la sua stupida missione decido di armarmi di coraggio e fermarlo: «Io cosa dovrei fare?».
Si volta un istante a guardarmi e inarca un sopracciglio, poi si lascia sfuggire un ghigno divertito ed incrocia le braccia al petto mentre accorcia la distanza tra noi due. Posso dire di avere un po' paura? Perché ce l'ho.

«Posso esserle utile in qualche modo, signor Royden?», suggerisce. Impiego qualche attimo di troppo prima di ripetere la sua domanda. Che odio.
Mi schiarisco la voce e mi stampo in faccia un finto sorriso gentile: «Posso esserle utile in qualche modo, signor Royden?»
«No». La sua risposta secca e spietata colpisce la mia sicurezza come un martello.

«Bene. Uhm, quindi... Cosa posso fare, signor Royden?». A parte scoprire la targa della tua auto e bucare tutte le ruote, intendo.
«Resta qui in centrale e occupati di compiti interni. L'agente Smith di darà tutte le dritte di cui hai bisogno», indica un poliziotto sulla sessantina che borbotta davanti allo schermo di un pc mentre mangia un sandwich, poi va via senza salutare.

L'emozione dell'essere appena stata esclusa mi brucia nel petto, ma non posso e non voglio cedere alla frustrazione.
Vai al diavolo, signor Royden. Non sarai tu a spezzarmi.
Spero.

Ciao a tutti!
Sono tornata prestissimo con un nuovo capitolo. Cominciamo a dialogare un po' con questo mostriciattolo di Evan Royden 😡
Io già lo odio e lo amo al tempo stesso.
Fatemi sapere cosa ne pensate e grazie per aver letto.
Un bacione ❤️

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