Oltre l'armatura

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L'interno della centrale è illuminato solo dalle luci d'emergenza e i volti di tutti gli agenti sono immersi nella penombra. La figura imponente del capo dipartimento si staglia nel buio, l'espressione terribilmente seria.
Cristina si avvicina a Evan con un portatile e una mappa della città in mano: «Abbiamo segnalazioni di allagamenti in varie zone della città, signore». Si ferma a pochissima distanza da lui ed io sono costretta ad indietreggiare di qualche passo per lasciarle un po' di spazio. «E la tempesta non accenna a placarsi».

Evan annuisce, tenendo gli occhi fissi sul monitor: «Dobbiamo far evacuare le zone a rischio il più rapidamente possibile. Mi serve una squadra nella zona residenziale a nord», questa affermazione viene seguita da un elenco di nomi di agenti. «Assicuratevi che tutti siano al sicuro. Cristina, tu vai con loro».
Cristina boccheggia, come se non si aspettasse una simile richiesta. Poi però annuisce e si dilegua insieme agli altri.

Evan continua a coordinare le operazioni con sicurezza e determinazione. Con il cellulare si mette in contatto con le altre squadre della città mentre con l'altra cerca di dirigere le operazioni. Non ha nemmeno bisogno di parlare con i diretti interessati. Indica dei punti sulla mappa e invia le squadre con dei cenni del capo. Un'armonia silenziosa di cui non faccio parte. Tutti sanno cosa fare mentre io in mezzo a questa coordinazione muta mi sento un pesce fuor d'acqua.
Intanto tutta la città è nell'oscurità e si continuano a ricevere segnalazioni da ovunque.
Evan trova una soluzione a tutto ed io ammiro il suo operato a bocca aperta.

«Agente Kelley», pronuncia il mio nome e drizzo la schiena. «Occupati delle chiamate in arrivo e delle segnalazioni degli incidenti. Colin, sei con lei», poi si volta di spalle e torna a dare ordini. Io e Colin ci scambiamo uno sguardo veloce, dunque ci mettiamo a lavoro insieme.
Mentre la notte prosegue e la tempesta infuria all'esterno, io e Colin lavoriamo instancabilmente, condividiamo informazioni e cooperiamo in piena sintonia. Non pensavo di trovarmi così bene in coppia con lui. È gentile, educato, attento ai dettagli e non usa mai parole sgarbate. Mai. Non si è scomposto nemmeno quando ho confuso due segnalazioni e scritto qualche informazione in modo errato. Il sonno comincia a farmi brutti scherzi.

Evan intanto continua ad occuparsi di tutto. Letteralmente. Non c'è cosa di cui non si stia occupando. Ha perfino il tempo di controllarmi a debita distanza. So che mi guarda ogni volta che passa in corridoio o quando si ritrova oltre la vetrata che circonda la stanza in cui mi trovo. Osserva tutti. Credo.
In particolare guarda me.
So che mi tiene d'occhio.

Parla di strategie a una squadra e sento il suo sguardo addosso.
Comunico una segnalazione a Colin e invece incrocio il suo sguardo fuori dalla porta.
Discute i dettagli di una operazione e tiene gli occhi su di me.
È come se avesse occhi laser in grado di bruciare la parte posteriore della mia testa ogni volta che mi giro. Sembra fornito di un radar speciale per individuarmi in ogni luogo e in ogni momento.

Questa situazione mi rende agitata ed estremamente nervosa, ma lotto con tutte le mie forze per non svenire e continuare a lavorare anche sotto pressione.
Forse è solo la mia immaginazione. Forse non mi sta degnando di nessuna particolare attenzione e sono solamente io ad essere paranoica, ma non posso negare a me stessa di essere intrigata da quello sguardo ardente e sfacciato.

Continuo a fingere di stare bene e a lavorare fino a quando la mia emicrania non inizia a farsi spazio. Le tempie iniziano a pulsare lievemente e mi procuro immediatamente un'aspirina per evitare un aumento del dolore.  Mentre aspetto che la medicina faccia effetto poggio la testa sulla scrivania e chiudo gli occhi. Ora mi passa.

Colin intanto continua a lavorare cercando di fare il più piano possibile. Questo ragazzo è un tesoro, davvero. Esiste ancora gente buona a questo mondo e lui ne è la prova. Sbatto le palpebre e le ombre delle sedie e dei mobili si allungano, creando un'atmosfera surreale. L'odore di carta e legno riempie le mie narici mentre il mio respiro diventa sempre più lento e profondo. Le immagini dell'intera giornata vorticano nella mia mente e si mescolano come colori su una tela. C'è anche Evan nel mio dipinto. Soprattutto lui.

NON SONO UNA SPIAWhere stories live. Discover now