Inizia il gioco

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Evan Royden mi ha baciata.
Ha baciato me.
E stiamo parlando proprio di quel signor Royden.
Il capo dipartimento contro la criminalità organizzata di Boston.
Il mio capo dipartimento.
Lo stesso uomo a cui parlo con estremo rispetto senza usare termini confidenziali mi ha appena tappato la bocca con le sue labbra.
E che labbra.

Dio, mi pare di sentirle ancora nonostante abbia interrotto il contatto da più di cinque minuti. Camminiamo l'uno accanto all'altro, senza fiatare. Con la differenza che io mi sento sul punto di cadere di faccia contro il suolo mentre lui è rilassato come se non avesse appena fatto assolutamente nulla di sconveniente.
Ha detto solo: «Andiamo a prendere un altro gelato», poi basta. Ma adesso ho bisogno di spiegazioni. Certezze. Concrete realtà.

Lo guardo di continuo per fargli capire con solo l'uso del pensiero che deve sbrigarsi a darmi spiegazioni.
Deve darmele tipo ora. Subito.
«Signor Royden»
«Darlene», mi prende in giro. Ha un sorrisetto sardonico stampato sulla faccia che mi fa imbestialire. Si diverte. Se ne sta in silenzio perché sta godendo tantissimo nel vedere la mia confusione.
«Perché?»
«Cioccolato fondente?», si ferma davanti alla gelateria e fa un cenno del capo in direzione della vetrina.

Incrocio le braccia al petto, frustrata dalla mia stessa ansia.
«Fragola», dico.
«D'accordo», si volta di spalle e va a prendere ciò che gli ho chiesto. Io mi godo ogni suo movimento. È elegante anche mentre ordina un cono. E mi ha baciata.
Solo il pensiero mi fa avvampare e premo le mani sulle guance per raffreddarle un po'. Non ci riesco.

Lo osservo e mi chiedo come faccia a riempire ogni stanza con grazia e virilità. È come se dentro quella gelateria ci fosse solo lui. Prende le banconote e le porge al cassiere con un sorriso, poi si gira a guardarmi e cammina verso di me con una sicurezza disarmante. Mi mette il cono tra le mani mentre mi chiedo se si sia mai sentito in imbarazzo per qualcosa in vita sua.

«Grazie», sussurro. Evito di ripensare al perché mi sia caduto dalle mani il gelato poco fa. «Adesso potrebbe spiegare?».
Si guarda intorno e annuisce, però non parla. Inizia a darmi delle spiegazioni solo quando siamo nella penombra, lontani da tutti. Camminiamo fianco a fianco e il mio braccio di tanto in tanto sfiora il suo mentre parla: «Non potrai passare più molto tempo alla centrale», mormora. «Matthew potrebbe seguirti o farti seguire da qualcuno, motivo per cui non potrai mettere piede alla centrale. Devi scordarti di essere un agente, Althea. Ho dato a Cristina una spiegazione da dare a tutti per la tua assenza. Domani dirà a tutti ciò che ha visto questa sera e i tuoi colleghi crederanno che tu sia stata trasferita per via della relazione con il capo dipartimento. Le relazioni tra dipendenti non sono consentite, specialmente quando c'è un rapporto gerarchico diretto. Crederanno che il tuo trasferimento sia stato un provvedimento disciplinare o una soluzione per consentirci di vivere la nostra relazione in tranquillità».
Ah.

«Avrei dovuto spiegartelo prima, ma volevo che la tua reazione alla vista di Cristina fosse spontanea», continua. «Sarai al centro di un gossip e mi dispiace, ma è la soluzione migliore e più credibile. Soprattutto perché noi due passeremo del tempo insieme fuori dalla centrale e potrebbero vederci». 
Assaporo il gusto della fragola, ma tutto sembra cominciare a prendere un sapore amaro. Ecco perché mi ha baciata.
Domani tutti parleranno di me. Di noi.

«E a lei non dispiace?», chiedo. «Tutti parleranno alle sue spalle. Potrebbero mettere in discussione la sua imparzialità e la professionalità»
«Non m'importa», si stringe nelle spalle, infilando le mani dentro le tasche della giacca scura.
«Diranno che il capo dipartimento mostrava un'inopportuna attrazione per la nuova agente imbranata di New York durante le ore di lavoro».

La sua testa si inclina leggermente mentre una risata divertita fuoriesce dalle sue labbra incantate: «Questo lo dicono già, Darlene»
«Oppure diranno... Un attimo, cosa? Perché?».
Sorride ancora ed io mi sento persa. So di essere senza speranza, ma il mio cuore è un traditore.
«Perché mi ronzi sempre intorno», dice con una nota di malizia.
«Io?», mi scappa una risata nervosa. «Forse è il contrario, signor Royden. È lei a trovarsi sempre dove mi trovo io»
«Forse sono coincidenze», mormora. «O forse sono solo attratto dai luoghi in cui so di poterti trovare».
Nascondo l'improvviso rossore dietro il cono gelato.
Vorrei baciarlo di nuovo.
E poi ancora.
Come faccio a togliermelo dalla testa?

NON SONO UNA SPIAWhere stories live. Discover now