Basta distrazioni

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Sono tornata a lavorare con l'agente Smith.
Il mio momento di gloria è stato breve. Troppo breve. Ho dato il bigliettino ad Evan senza nemmeno sapere cosa ci fosse scritto e una volta arrivata in centrale mi sono fiondata dietro la scrivania.

Non sono riuscita a difendermi dal suo tono accusatorio e questo mi fa rabbia. Perché non riesco a parlare quando c'è lui nei paraggi? Essere il capo del dipartimento non equivale ad avere un pass per gli insulti gratuiti. Non ha il diritto di sminuire ogni cosa che faccio.
Appunto mentalmente una nuova regola: non avere paura di farti valere.

Sfoglio le pagine di un dossier con rabbia e guardo le parole senza realmente leggerle. Non sono concentrata. Il nervosismo non mi consente di mettere in ordine i pensieri. Inoltre intorno a me c'è troppo rumore: passi frettolosi, il fruscio dei documenti, la tastiera dei computer, telefoni che squillano e la voce dell' agente Loren Wall che flirta  con l'agente Jacob Davis nella stanza accanto. Tutto mi irrita. Tutto.

Forse è giunto il momento di fare una pausa. Mi alzo e il pensiero di gustare un bel tè caldo mi fa sorridere. Attraverso il corridoio ed i miei passi risuonano sul pavimento lucido. Arrivo al distributore automatico, studio le opzioni finché non trovo ciò che cerco: una tazza di tè al limone.
Premo il pulsante e mi appoggio al muro, guardando con attenzione il liquido caldo riempire la tazza di plastica.
Il vapore si libra nell'aria ed inspiro profondamente, sentendo un attimo di sollievo.

Con la tazza in mano inizio a camminare verso la mia scrivania, ma una porta in particolare si apre ed il mio cuore si stringe. Evan esce dal suo ufficio, l'espressione seria e concentrata. I nostri sguardi si incrociano e sento come una strana elettricità nell'aria. Lui mi fissa ed io sostengo il suo sguardo.
Ti odio.

Sento il rossore salirmi alle guance, ma continuo nella mia impresa finché gli occhi scuri di lui, in un attimo fugace, non si spostano sul mio dito avvolto da un cerotto. Si ricorda della mia ferita di guerra? Quello stupido bigliettino mi ha fatto più male del previsto.
Mi aspetto di sentire un ulteriore rimprovero, invece sparisce in fondo al corridoio senza dire una parola.

Lo rivedo dopo due giorni.
Mi ero quasi abituata alla sua assenza. Quasi. C'era troppo poco panico nell'aria.
E devo dire che Evan Royden ha un tempismo perfetto per le sue apparizioni mistiche. Fa il suo splendido ingresso mentre siamo tutti radunati in palestra per il corso di formazione di difesa a mani nude. Sono seduta sul pavimento di legno e sto ascoltando il nostro istruttore quando il capo del dipartimento attraversa l'ampia stanza come se fosse un corridoio vuoto. È come se non sentisse il minimo imbarazzo. Venti paia di occhi lo stanno scrutando, ma lui non percepisce neanche un briciolo di timidezza. Saluta l'istruttore e poi prende posto in un angolo. Non mi guarda nemmeno per un istante.

Da questo momento in poi il mio cervello inizia a fare brutti scherzi: vorrei riuscire ad ascoltare le tecniche di cui l'istruttore sta parlando, ma la presenza del signor Royden offusca la mia concentrazione.
Dov'è stato in questi due giorni? Perché ha sempre l'aria di uno che è appena uscito da una rissa?
Concentrati, Althea. Dannazione. Devi imparare a difenderti. Non puoi farti distrarre da un ammasso di muscoli e... Ha una ferita sotto il labbro?

Assottiglio gli occhi e mi concentro sul suo viso: sì. Ha un bel taglio sotto la bocca.  Cosa gli è successo? Il gatto si è ribellato al suo potere supremo e gli ha lasciato un regalino? Ben gli sta.
O forse è stato ferito durante una missione?
Oh, no. Mi ha beccata. Voglio morire.
L'angolo della bocca di Evan ha un guizzo ed io mi giro di scatto verso l'istruttore, il cuore a mille.
Basta distrazioni.

Continuo a ripetere questa frase in loop anche mentre sto colpendo un sacco con mani e piedi, cercando di eseguire i movimenti nel modo più corretto possibile. Mi fa male tutto. E oltre allo sguardo dell'istruttore a mettere ansia c'è quello del signor Royden che gira tra di noi, osservandoci come un professore fa con gli studenti durante un test di verifica.
Mi concentro sui suoni che mi circondano: i tonfi dei pugni contro il cuoio, il tintinnio delle attrezzature, il mio respiro.

Quando Evan si ferma davanti a me, le gambe mi diventano di pasta frolla.
I suoi occhi seguono il mio corpo per intero e con attenzione, la fronte leggermente corrucciata. È come se stesse leggendo le mie gambe, la postura, il petto, le spalle.
«Prova a ruotare leggermente il fianco quando colpisci», consiglia. «In questo modo avrai più potenza e stabilità».

All'improvviso mi preme una mano sullo stomaco, talmente grande da coprirmi la pancia quasi per intero. Mi guida nella rotazione ed il cuore mi batte così forte che ho quasi paura di avere un infarto in corso. «Ascolta il tuo corpo e dominalo»,  suggerisce a bassa voce.
Ritrae la mano e torna al suo giro. Io sono costretta a fermarmi per bere un sorso d'acqua, la pelle che brucia nei punti in cui mi ha toccata. 
Cavolo.

Buon pomeriggio! 🫶
Eccomi tornata. Mi mancava aggiornare praticamente ogni giorno 🥲
E mi mancavate un sacco voi con i vostri commenti. Mi fate morire dalle risate e mi date un sacco di motivazione.
Come sapete ero bloccata da un bel po', quindi se Althea ed Evan esistono ad oggi è solo grazie a voi.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Fatemi sapere.
Un bacione ❤️

NON SONO UNA SPIAWhere stories live. Discover now