Non male, agente Kelley

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Sono a mio agio.
Forse troppo a mio agio.
Una missione sotto copertura in un centro estetico è come un dono dal cielo dopo essere stata picchiata dall'agente più forte della centrale. Forse questo è un regalo di consolazione da parte di Evan. Studio con attenzione i colori di smalto che mi sta mostrando una ragazza e corrugo la fronte. È difficile scegliere.
Un bel rosa per sembrare la spia più glamour dell'universo? Delicato, elegante, di classe. Oh, cavolo. L'effetto glitter. Stupendo. Lo voglio.
O forse il rosso? Rosso fuoco. Cavolo, sono in difficoltà.

«Tu cosa mi consigli?», guardo il cartellino che ha attaccato sul petto con su scritto il suo nome: Jane.
«Rosso», sorride. «È il mio colore preferito»
«E rosso sia», confermo. «Amo il rosso».
Jane inizia a lavorare sulle mie unghie mentre io intanto mi guardo intorno, alla ricerca di informazioni utili.
L'intero centro emana tranquillità e raffinatezza. Le pareti sono dipinte con colori pastello e la luce soffusa crea un'atmosfera rilassante. Nell'aria aleggia il profumo sottile di oli essenziali e la musica in sottofondo rende l'ambiente più accogliente. Davvero questo posto si trasforma di notte?

Nella zona principale ci sono diverse estetiste, ciascuna impegnata a prendersi cura dei clienti. Non vedo niente di strano.
Per mia fortuna Jane è una gran chiacchierona e non nota la mia curiosità. Inizia a parlare animatamente della sua vita, senza accorgersi che io la sto ascoltando con più attenzione del normale.
Non voglio farmi sfuggire nulla.
Ha lunghi capelli castani che le ricadono in morbide onde sulle spalle e occhi verdi che brillano vivaci. Sembra felice.

«Il mio sogno è quello di diventare un'attrice», mi dice. «Ma al momento lavorare qui al centro estetico mi aiuta a guadagnare qualcosa e a conoscere un sacco di persone interessanti».
Sorrido: «Riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi»
«Grazie! Tu invece? Cosa ti porta qui? Non sembri della zona»
«Il lavoro», scrollo le spalle. «Un incarico temporaneo. Sono una... Consulente aziendale». Appunto mentalmente la mia bugia.
«Che bello! È stressante?».
Molto. Soprattutto quando c'è il capo del dipartimento nei dintorni.

«Un po'», osservo oltre la vetrata: un corriere sta scaricando delle scatole. «Ma anche il tuo lavoro deve esserlo, vero?».
Arrossisce leggermente: «Beh, a volte sì. Ogni tanto capita qualche cliente eccentrico, ma niente di troppo strano».
E mentre parla il corriere di prima entra e si avvicina alla receptionista. Consegna un pacco parlando a bassa voce. Mi concentro su ciò che dicono, nonostante Jane non mi renda la missione facile. Quanto parla?

La receptionista controlla distrattamente il pacco senza nemmeno aprirlo: «Devi lasciarlo sul retro», dice. «Non qui. Quante volte devo dirtelo? Non voglio problemi qui. Chiama Levin per entrare».
Allora lui sbuffa, si riprende il pacco ed esce. Lo seguo con lo sguardo finché non lo vedo più, imprimendo la sua faccia nella testa. C'era una sua foto nel dossier.
«È carino, vero?», Jane fa un cenno col capo in direzione della vetrata. Oddio. Mi ha beccata.
«Ehm, non è il mio tipo», avvampo.
«Non mentirmi», sghignazza come un'adolescente con la sua migliore amica. «Lo mangiavi con gli occhi».

Sì, come no.
Un corriere di cose losche è proprio ciò che cerco nella vita.
«Forse», mento e il suo sorriso si allarga ancora di più.
«Chris attira l'attenzione di molte», inizia a spettacolare e io mi ritrovo ad amare la piega che sta prendendo la giornata. Sono finita nelle mani giuste. «È un fornitore di fiducia del centro ed è molto amico del padrone di questo posto, il signor Davis».

Abbassa la voce e si avvicina più al mio viso: «So che organizzano delle feste pazzesche. Anche stasera ce ne sarà una», bisbiglia. «Ma si entra solo su invito»
«Tu ci sei mai stata?»
«No», sospira. «Nessuno mi ha mai inviata»
«Oh, peccato»
«Non importa», si concentra sulle mie unghie e l'argomento finisce lì. Vorrei continuare a fare delle domande, ma non voglio farla insospettire.

Chiacchieriamo del più e del meno finché non finisce e le mie mani sembrano rinate. Intanto grazie alla vetrata sono riuscita a vedere il corriere mentre scaricava della merce sul retro.
Saluto Jane e, dopo aver pagato, mi dirigo verso il furgone parcheggiato a qualche isolato di distanza.
Riepilogo nella testa le informazioni apprese: Chris è il fornitore e anche un organizzatore. Stasera ci sarà una festa. Scaricano la merce sul retro del locale.

Busso leggermente sul portellone posteriore ed i battiti tornano a correre veloci quando è Evan Royden in persona ad aprirlo. Come prima mi porge la mano per aiutarmi a salire. Mi solleva con così tanta facilità che non mi sforzo nemmeno. Mi fa sentire leggera come una piuma. Il suo viso serio è illuminato a malapena dalle luci emanate dai desktop dentro il furgone.

«Allora?», con un'occhiata veloce fa un check del mio corpo. I suoi occhi si spostano su ogni parte di me: dal viso, ai capelli, alle spalle, fino alla vita. Non si limita ad un'ispezione superficiale, ma sembra piuttosto intento ad accertarsi della mia integrità fisica. La mia pelle brucia sotto il suo sguardo.
Forse non mi sono fatta male durante la missione, ma lui mi sta uccidendo.

«Ho visto uno degli uomini presenti sul dossier», mi schiarisco la voce. «Chris. Lui è il fornitore del centro estetico ed è amico del padrone. Stava scaricando della merce sospetta sul retro. La receptionista non lo ha lasciato scaricare dentro il negozio e lo ha mandato sul retro dicendo di non volere problemi. Ci ha pensato un certo Levin a farlo entrare. Inoltre stanno organizzando una festa per stasera, ma si accede solo su invito».

Tutti mi ascoltano attentamente, ma io guardo solo Evan.
È come se ci fosse solo lui qui dentro. Non riesco a vedere altro.
«Non male, agente Kelley», annuisce con un accenno di sorriso sulle labbra. Mi si stanno sciogliendo gli organi interni. Muoio.
Perché fa tutto questo caldo qui dentro?

«Possiamo andare», si gira di spalle per rivolgersi al resto del team: «Questa sera abbiamo una festa a cui partecipare»
«Come entreremo, signor Royden?»
«Vi spiegherò tutto alla centrale. Andiamo», si siede e tira fuori il cellulare, poi inizia a digitare in fretta. Sta scrivendo un messaggio a qualcuno. A chi?

Io rimango in piedi per qualche minuto, poi gli strattoni del furgone per poco non mi uccidono e sono costretta a prendere posto. Mi siedo vicino ad Evan, ma questo gesto è puramente casuale.
Non posso fare a meno di osservarlo mentre continua a scrivere dei messaggi, la luce bluastra dello schermo gli illumina il viso in modo intermittente, rivelando i suoi lineamenti scolpiti e mascolini.

Forse non è stata una buona idea sedermi qui: il suo corpo emana così tanto calore da sembrare una stufa.
Lui solleva lo sguardo per un attimo e incontra i miei occhi. Cavolo. Sorride leggermente, come se sapesse esattamente che mi ha beccata a fissarlo. Sposto la mia attenzione altrove e lui torna ai suoi affari sul cellulare.
Poi un sussurro rauco appena udibile mi fa ghiacciare il cuore: «Mantieni la concentrazione, agente Kelley. Non mi piacciono le distrazioni».
Aiuto.

Buon pomeriggio gente!
Vi sono mancata?
Evan e Althea vi sono mancati?
Siete pronti per la festa? 😂😂 già immagino i vostri scleri per il prossimo capitolo.
Fatemi sapere cosa ne pensate 😍😍😍
Grazie per tutto l'affetto.
Un bacio grande ❤️❤️❤️

NON SONO UNA SPIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora