Matthew

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Evan Royden mi ha letteralmente piantato in asso. Sono qui, sola, su questa stupida poltrona da più di mezz'ora.
Del capo dipartimento non c'è traccia.
Fingo di godermi lo spettacolo, ma continuo a guardarmi intorno con la speranza di incontrare i suoi occhi d'inchiostro su di me. Non riesco nemmeno ad aprire bocca per dire qualcosa alla donna che ho accanto. Lei sembra dispiaciuta per me. È l'unica ad aver assistito al modo in cui Evan mi ha abbandonata qui. Finge di non guardarmi, ma anche lei lascia scorrere lo sguardo tra la gente che ci circonda alla ricerca di Evan.

E se gli fosse successo qualcosa?
No. Impossibile. Mi aveva avvisata. Aveva detto che sarebbe venuto da me appena possibile.
Picchietto le dita contro le gambe e sorrido imbarazzata alla donna che adesso mi rivolge un'espressione dispiaciuta: «Se ti ha mollata qui, non merita di essere al tuo fianco», sbotta all'improvviso, arrabbiata.
Schiudo le labbra. Non mi aspettavo che facesse lei il primo passo.

«Io non...», sospiro e assumo una finta espressione confusa. «Non capisco. Di certo qualcosa lo ha trattenuto»
«Tornerà a momenti», prova a consolarmi, ma si vede che non è molto convinta.
Il tempo torna a scorrere e di Evan non c'è traccia. Io inizio seriamente a preoccuparmi.
Ne approfitto per tornare a parlare con lei: «Credi che mi abbia seriamente piantata qui?».
In tutta risposta lei si stringe nelle spalle: «Spero di no».

Fingo di asciugare una lacrima e mi giro per nasconderle il volto. Mi viene da ridere. Sono un'attrice, cavolo.
Avrò mica sbagliato lavoro?
«Non pensarci», mi afferra il braccio con delicatezza. «Forse ha davvero avuto un imprevisto»
«Poteva tornare indietro e avvisarmi», provo ad alzarmi, ma lei mi blocca riportandomi sulla poltrona.
«Posso darti un consiglio?», parla piano. «Non corrergli dietro. È andato via? Bene. Che vada a farsi fottere!»
«Non è così facile», mormoro. Mi daranno un premio Nobel.

«Lo so, tesoro», un sincero dispiacere si dipinge sul suo viso, poi sembra venirle un'idea. Sussurra qualcosa all'orecchio dell'uomo che è al suo fianco che, a sua volta, chiama un giovane uomo che se ne stava immobile accanto alla porta d'ingresso.
Lui si muove con passo sicuro fino a raggiungere la donna che fa un semplice cenno col capo in direzione della poltrona vuota al mio fianco. Adesso anche lui si gira a guardarmi, gli occhi nocciola brillano di curiosità. Ha i capelli castani cortissimi e ordinati ed indossa un completo scuro che evidenzia una muscolatura ben definita. Sembra una guardia del corpo.
Oddio. Forse lo è.

Il cuore inizia a battere troppo velocemente quando mi sorride e prende posto proprio dove prima c'era Evan.
Oh, oh. Questo non era previsto. Chi diavolo è questo tipo?
«Spero non ti dispiaccia un po' di compagnia», mi dice lei. «La poltrona era vuota e Matthew era lì in piedi da così tanto tempo...», mi fa l'occhiolino, dunque torna a concentrarsi sullo spettacolo.
Sbaglio o mi ha appena trovato un accompagnatore?

Mi guardo intorno alla ricerca disperatissima del signor Royden. Aiuto. Che devo fare?
«Forse dovrei andare davvero a cercarlo», le dico, ignorando lo sconosciuto seduto alla mia destra.
«Ti sto facendo un favore, piccola. Stai tranquilla. Matthew non morde mica». Ancora un sorriso. Accidenti.

Mi schiarisco la voce e rivolgo un sorrisetto imbarazzato a Matthew che non ha smesso un secondo di studiarmi con attenzione. E se capisse che sono un'agente? E se tirasse fuori una pistola e...
«Non voglio importi la mia presenza», parla piano, attento a non farsi sentire dalla donna che gli ha praticamente ordinato di starmi accanto. «Posso trovare una scusa e tornare al mio posto, se vuoi».

Gentile. Strano. Nella mia testa la situazione si stava evolvendo diversamente.
«Puoi rimanere qui. Nessun fastidio», osservo i ballerini sul palco e deglutisco.
Lui fa lo stesso e per i successivi minuti nessuno osa parlare. Io mi odio perché dovrei fare amicizia, ma non riesco a trovare altre scuse per attaccare bottone.

«È tuo figlio?», le chiedo, facendo un cenno del capo verso Matthew che trattiene a stendo un sorrisetto divertito.
Lei accenna una risata: «No, tesoro. Ma è come se lo fosse. È un ragazzo meraviglioso. Uno di quelli che non molla in asso le ragazze a teatro, giusto Matt?».
Mi scappa una risata. Questa signora odia gli uomini maleducati in modo piuttosto profondo. Se non fosse una sospetta criminale forse riuscirei perfino a provare simpatia nei suoi confronti.

«Non potrei mai», risponde lui, poi continua a voce più bassa. Ancora una volta fa in modo che sia solo io a sentirlo. «Non riesco ad immaginare un motivo valido per andarmene senza portarti via con me».
Mi odio perché le guance mi si colorano di rosso.
La missione sta prendendo una brutta piega.
«Forse sono pazza», propongo. «Può essere un valido motivo?».
Sorride e scruta ancora più a fondo il mio viso: «Potrebbe esserlo, sì. Sei pazza?»
«Tu che dici?».
Trattiene una risata: «Ad occhio e croce... Sei solo molto bella»
«E molto fidanzata», una voce profonda che conosco fin troppo bene mi provoca un brivido gelido lungo la schiena.

Sia io che Matthew ci giriamo di scatto per trovarci davanti Evan Royden, un sorriso tagliente come un coltello pronto ad essere impugnato. Troneggia su di noi, le mani dietro la schiena e lo sguardo pungente come il vento d'inverno. Sento le budella sciogliersi quando rivolge la sua totale attenzione su di me. Mi guarda come se fossi il suo bersaglio preferito.
Matthew si alza e sorride. Se è intimorito da Evan non lo dà a vedere. «Era anche molto sola. Volevo farle un po' di compagnia»
«Che gentile», lo schernisce, il tono tutt'altro che grato.

Matthew non lascia trapelare il fastidio che sta provando in questo momento, ma mi saluta con un sorriso e lascia il posto a Evan. Il capo dipartimento lo segue con lo sguardo fino a quando non si ferma nuovamente nel punto in cui l'ho visto per la prima volta. È certamente una guardia del corpo.

Adesso Evan prende posto e guarda dritto davanti a sé. Scruta il palcoscenico, ma non lo vede davvero. Sta pensando a qualcosa. Lo spettacolo sta per terminare ed io non ho ottenuto nulla. Penserà che io sia rimasta qui a flirtare piuttosto che lavorare per la nostra causa.
Mi torturo le labbra e lancio un'occhiata alla donna, quindi una scarica di adrenalina mi attorciglia lo stomaco quando il mio stupido cervello elabora un'idea. Un'idea folle. Forse buona. Forse la peggiore.

«Vado in bagno», sussurro. Evan accompagna ogni mio movimento con lo sguardo e sento bruciare i suoi occhi sulla schiena quando esco dalla sala, passando accanto a Matthew. Mi manca l'aria.
Sto facendo una cazzata. Lo so. Evan si arrabbierà.

Mi reco alla caffetteria all'interno del teatro e chiedo alla banconista un foglio e una penna. Per fortuna, o sfortuna, trova quello che le chiedo. Scrivo frettolosamente il mio numero sul foglio di carta e mi manca il fiato ad ogni passo che compio in direzione della sala.
Poi lo faccio: con un gesto rapido lascio il biglietto nella mano di Matthew e lo vedo accennare un ghigno malefico mentre lo sorpasso per raggiungere Evan.

Mi siedo e mi tremano le gambe. Sto per morire, credo.
Spero che Evan non si sia accorto di ciò che ho appena fatto, ma lo sguardo di tenebra che mi rivolge mi fa capire che ha capito.
«Spero che tu ti sia resa conto di quello che hai appena fatto, Darlene», e la sua voce è impregnata di pura e ferocissima rabbia.
Sono nei guai.

Buon pomeriggio! ❤️
Come state?
Come promesso, ecco un nuovo capitolo. Questa volta ho fatto presto. Prestissimo.
Confido di pubblicare il prossimo capitolo con le stesse tempistiche.
Spero vi sia piaciuto e mi scuso per eventuali errori di distrazione.
Aspetto i vostri commenti 😍
Fatemi sapere cosa pensate che accadrà nel prossimo capitolo 😈🔥
E preparatevi 😈😈♥️
Un bacione e grazie per il sostegno.
Vi ricordo che su Instagram mi trovate come lovewillkillus_

NON SONO UNA SPIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora