Concentrati

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Evan ha riunito l'intero team in sala riunioni. L'aria è carica di tensione perché ha già anticipato a tutti l'imminente missione che ci aspetta. Perfino Cristina pare in fibrillazione, seduta accanto al capo del dipartimento come un angioletto emozionato. Questa volta io ho preso posto in fondo alla sala, in piedi e lontana dal signor Royden. Mi è bastata la vicinanza sul furgone.

«Sapete bene del giro di prostituzione e droga che opera all'interno di un centro estetico», inizia e tutti annuiscono. Strano. Solo io sono venuta a conoscenza di tutto questo oggi. «Abbiamo motivo di credere che questa sera si terrà una festa in cui si verificheranno ancora una volta queste attività illecite. Il nostro obiettivo è quello di fare irruzione e mettere fine a queste attività».

Nessuno osa fiatare. Nemmeno io. Ho il cuore a mille.
Evan fa una pausa per assicurarsi di avere l'attenzione di tutti e ci guarda ad uno ad uno. Drizzo le spalle quando le sue iridi scure mi accarezzano velocemente il volto.

«Abbiamo un piano ben definito che ho suddiviso in più fasi. Fase numero uno: infiltrazione. Abbiamo bisogno di un infiltrato all'interno come cameriere», i suoi occhi corrono veloci su Cristina; «Agente Lorenz, sarai tu. Ti ho assicurato un ingresso insieme al personale di servizio. Ti forniremo una divisa da cameriera e un microfono nascosto. Dovrai mescolarti con il personale e i clienti. Cerca di raccogliere più informazioni possibili».

Lei sorride soddisfatta, fiera di essere stata nuovamente la prima scelta.
«Fase numero due: segnale d'ingresso. Quando avrai raccolto informazioni sufficienti, darai il segnale al team. Fase numero tre: irrompere. Dopo il segnale, entreremo tutti. Voglio un'azione compatta, coordinata. Invasione allo stato puro».
Proietta una mappa del centro estetico su un grande schermo, evidenziando i punti di ingresso e di uscita: «Dovremo essere veloci e silenziosi. Le misure di sicurezza saranno alte, quindi dobbiamo prestare la massima attenzione».

Cambia la slide sullo schermo, mostrando una decina di facce che ho già visto nel dossier: «Fase quattro: arresti. Arresteremo chiunque sia coinvolto nelle attività illegali. Abbiamo le foto dei sospetti principali, quindi non ci saranno errori», inizia a camminare per la stanza e si passa una mano sul mento. Emana una sicurezza e una calma disarmante. Come fa ad essere così tranquillo? «Intanto il team di supporto dovrà assicurarsi dell'evacuazione in sicurezza degli ospiti per poi portarli in centrale. Devono tutti essere sottoposti a interrogatorio per scoprire eventuali collaboratori o testimoni. Fase cinque: alla fine dell'operazione voglio un rapporto dettagliato per ulteriori azioni legali», detto questo, assegna ad ogni agente dei compiti specifici e mostra la mappa dell'edificio più e più volte, indicando tutte le possibili vie d'ingresso a partire dal retro fino al tetto.
Tutti saranno impegnati nella missione. Tutti tranne me.

Forse si è dimenticato della mia esistenza. Sgomito tra la folla di agenti e lo raggiungo: sta spiegando il piano ad un agente ed è talmente assorto che ho paura di interromperlo. Però devo farlo. Insomma, cosa accidenti dovrei fare io?
«Signore», bisbiglio. Continua a parlare. «Signore», riprovo a voce più alta e questa volta sospira in modo rumoroso e mi guarda in attesa di sentire ciò che ho da dire.
«Non mi ha detto qual è il mio ruolo in tutto questo»
«Non l'ho detto perché non ce l'hai, agente Kelley».
Cosa?

Torna ai suoi affari e lo osservo mentre segna dei percorsi su una mappa, rivolgendosi praticamente a tutti tranne che a me. Sa che lo sto fissando.
«Signore», lo richiamo e questa volta i suoi occhi severi mi fanno zittire. Mi sento come se fossi stata investita da un vento gelido. Mi sembra di perdere la capacità di esprimermi, la voce soffocata dalla forza del suo sguardo. Mi guarda con una tale autorità che sembra impossibile sfidarlo.

Senza dire una parola mi fa un cenno della testa quasi impercettibile, invitandomi a tacere.
Mi sposto in un angolo della stanza finché non lascia tutti liberi di andare prima della missione. Io rimango immobile e accenno dei sorrisi ai miei colleghi che liberano la stanza in fretta, pieni di adrenalina per l'operazione che li aspetta.
Quando finalmente rimaniamo da soli, respiro profondamente cercando di trovare il coraggio di esprimere i miei pensieri.

NON SONO UNA SPIAWhere stories live. Discover now