22. Pensiero libero

169 23 33
                                    

Vi siete mai ripetuti almeno una volta nella vostra vita Sì, sono colpevole?
Non per schernire qualcuno o senza serietà. Vi siete mai soffermati un secondo sulle vostre colpe?
Se la risposta è positiva, avete fatto un piccolo passo avanti.
Al contrario, se avete risposto di no, i casi sono due: o siete troppo orgogliosi e ciechi, oppure non avete riflettuto abbastanza.
Ognuno di noi ha delle colpe, dei fardelli da portare sulle spalle. Anche riguardanti fatti all'apparenza stupidi.
Ora riuscite a ricordarle? Quella volta che avete risposto male, o che avete ignorato una richiesta d'aiuto... Viene qualche fatto alla mente, non è così?

Adesso vi pongo un'altra domanda: siete stati più volte vittima o colpevole?
In questo caso, però, non mi aspetto da voi una risposta, né vi sprono a ricordare. Perché so molto bene che le volte in cui qualcuno vi ha fatto un torto sono davvero moltissime, mentre i ricordi di poco prima rimangono una manciata, dieci al massimo.
Ragioniamo tutti così, anche se magari di fronte a ciò che ho scritto sopra vi siete quasi indignati, ma alla fine avete risolto i vostri dubbi interiori con un "Alla fine sono una brava persona".
Non lo metto di certo in dubbio: se tu, lettrice o lettore, fossi cattivo, figuriamoci i peggiori criminali. Ma ci sono colpe che qualcuno può compiere senza essere incarcerato. Prendete qualche secondo per capire quali esse possano essere. E, magari, senza mettere la vostra figura su un piatto d'argento.
Potreste scoprire aneddoti sorprendenti.

***

Seduta su quella panchina di legno, scomoda e ruvida, muovevo la testa da una parte all'altra.
A sinistra, infatti, aspettavo l'arrivo dell'autobus, mentre a destra la mia attenzione era catturata dalla via principale, in fondo alla strada, sulla quale vedevo passare un gran traffico di auto e pedoni.
Affondai ancora di più le mani nelle tasche calde del cappotto: mi sembrava sempre più freddo ogni giorno che passava, il mio respiro formava spesso delle piccole nuvole di condensa.

Erano passati due giorni da quando mi era stata rubata la ricerca; come avevo immaginato, al mio ritorno a casa non l'avevo trovata da nessuna parte, nonostante avessi ribaltato la stanza pur di veder apparire quei fogli.
Alla fine non avevo detto nulla a mia madre. Sarebbe stato troppo per entrambe.
Quando quella sera era tornata a casa stanca e confusa, non ne avevo avuto il coraggio; mostrandole la comunicazione avrei solo rattristato lei e indebolito me stessa.

Rimaneva, però, l'intera questione da risolvere. Ma per l'ennesima volta io non sapevo da cosa cominciare.
Era chiaro, ormai, che qualcuno avesse preso la ricerca, probabilmente la stessa persona che aveva compiuto gli altri danni in precedenza.
Ma io non avevo prove verso nessuno, nemmeno verso Adele. Lei, la ragazza che cercava di rendere ogni mio giorno terribile, era intoccabile.
Nessuno l'aveva mai vista, nessuno poteva dire una parola contro di lei.

E poi c'era Stefano. Se le mie congetture fossero state giuste, io mi sarei dovuta allontanare da lui.
Ne sarei stata in grado? Avrei lasciato quel ragazzo, verso il quale sentivo qualcosa, per seguire quel bigliettino?
Io e Stefano... Quando eravamo insieme stavo bene, ero felice. Il sentimento che provavo per lui non si sarebbe probabilmente spento standogli lontano.
Ero confusa. E sapevo che trovare una soluzione non sarebbe stato facile.
Assorta nei miei pensieri, non mi accorsi che qualcuno si era seduto accanto a me.

— Caterina! Non mi saluti?
Mi voltai di scatto, avendo però già riconosciuto la voce. Infatti Lorenzo si era accomodato dalla parte opposta della panchina, le gambe allungate e il busto appoggiato sulla parte bassa dello schienale.
— Ciao. Scusami, ero distratta — gli dissi di ricambio. Se c'era una persona con cui non avevo per niente voglia di parlare, quella era proprio lui: il migliore amico di Stefano.
Era però una presenza abbastanza piacevole, per cui gli sorrisi.
— Ci incontriamo sempre, non è cosi? — mi chiese, abbottonandosi i bottoni del cappotto.
Annuii: — Spesso, sì. Ma non tutti i giorni ti vedo qui, alla fermata... Dove abiti?
— Vivo di fronte alla scuola elementare... Esattamente dalla parte opposta della città. Quando non prendo il pullman è perché vado a casa con mia madre, che lavora qui vicino.
Battei le mani sulle ginocchia: — Allora tutto spiegato.

IntrusaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora