30. Storie

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Ora sapete tutto. Ho rivoltato anche le tasche della mia vita, persino il più piccolo frammento di questi ventiquattro anni è uscito allo scoperto.
Io credo di aver superato quei fatti, almeno nel modo in cui essi non possano più farmi del male.
Non fraintendetemi, ripensandoci sento ancora un vuoto enorme al petto, ma non è più dolore.
È questo il brutto effetto del tempo: lenisce, lenisce troppo. Alcune volte aiuta, altre un po' meno.

Ma come, vi chiederete, finisce tutto così?
No, lo so che non vi ho ancora raccontato la fine o, per dirla più sofisticamente, gli ultimi otto anni. Avrete cominciato a leggere la storia solo con l'obbiettivo di sapere come sarebbe andata a finire e ora io non vi posso lasciare così.
È solo che non riesco a parlare degli ultimi fatti con precisione, non potrei sopportarlo.

Però è giunto il momento di chiedervi come vi sentiate. Già, proprio voi.
Perché, domandandolo a me, si riceverebbe sempre la stessa risposta: uno schifo.

Mi sento così ogni volta che penso a quegli anni, a Stefano, a Davide, ad Adele... E a Emma.
Odio come credevamo tutti di poter avere il mondo nelle nostre mani, presi dall'avidità di sogni tipica degli adolescenti. Ogni azione sembrava facile, ogni sogno era realizzabile. Quanto ci sbagliavamo.
Abbiamo sottovalutato le insidie della vita, pensavamo di poter superare tutte le ostilità, quando non ci eravamo accorti che i problemi più grandi eravamo proprio noi.
Siamo diventati migliori, in questi anni? In realtà non so rispondere a questa domanda: della maggior parte di loro non ho notizie dalla fine delle superiori.

Anzi, ho mantenuto i rapporti solamente con una persona. Credo abbiate già capito che mi stia riferendo a Davide.
Lui è ancora la mia ancora di salvezza: siamo sempre così, Davide ironico e fondamentale, io bisognosa della sua presenza quasi come quella dell'aria.
Non siamo cambiati poi così tanto, anche se è il nostro rapporto ad aver preso una nuova piega: siamo... siamo fidanzati da circa due anni.
Quello che c'è sempre stato fra di noi è un rapporto unico, molto più forte di... tanti altri legami.
È per questo che la mia storia con Stefano è finita prima che potessimo cominciarla davvero. Ci siamo lasciati alla fine delle superiori, quando sarebbe dovuta iniziare la nostra vera libertà e indipendenza.
Alla fine si era venuto a scusare per il suo comportamento, accettando senza fare una piega la notizia che, in realtà, la colpevole fosse proprio Emma.
Non mi ha mai detto nulla, troppo gentile per rivelare simili particolari, ma probabilmente una delle cause della nostra separazione è stata proprio Davide.

Sembravamo troppo uniti, forse perché lo eravamo davvero. L'avevo capito la volta in cui avevo notato lo sguardo di Stefano, quando ci eravamo riappacificati dopo aver discusso perché Davide mi voleva spronare contro Adele mentre io volevo esitare. Quello strano sentimento che non ero stata in grado capire era affetto misto a delusione che, sebbene poi fossero diminuiti, erano rimasti a covare nel profondo della sua anima.
Perché quel ragazzo d'oro io sono sempre stata capace solo di deluderlo. E di me stessa non ho mai capito niente.
Oggi sta concludendo l'università, probabilmente si laureerà in architettura entro la fine dell'anno. Come vi ho già detto, non ci parliamo da parecchio tempo.

Ho notizie più recenti di Adele che, contro ogni aspettativa, frequenta come me la facoltà di lettere moderne. Al solo pensare di passare con lei altri cinque anni, probabilmente in prima superiore avrei cambiato già le mie idee sul futuro, ma alla fine... Le cose non vanno poi così male.
Non ci parliamo, i contatti si limitano a soli scambi di convenienza.
Ci siamo chiarite, però: nonostante non fosse lei la responsabile dei danni, era palese che tra noi due i rapporti stessero diventando sempre più caldi.
Ci siamo entrambe scusate per il nostro comportamento, e devo dire che mi è apparsa davvero pentita.
Da lì siamo sempre state ognuna per la propria strada, evitando di crearci problemi a vicenda.
E così ho rapporti normali con Adele Castelli, la ragazza con la cicatrice sulla guancia. Difficile da credere, no?

I ricordi prendono la direzione peggiore, però, quando penso a Emma.
La mia vita sarà per sempre collegata alla sua, non c'è notte che mi addormenti senza pensare a lei, a quel maledetto pomeriggio. A quando quell'auto le passò sul corpo, inclinandolo in un modo quasi innaturale.
Ho temuto per la sua vita, ho pianto fino a non vedere più nulla, ma quando gli occhi sono diventati secchi e le lacrime li hanno abbandonati sono stata peggio.

Emma... Emma è costretta su una sedia a rotelle. È sopravvissuta per miracolo a quell'incidente ma ne porterà i segni per sempre.
Ho passato interi pomeriggi a ripetermi che la colpa di tutto quello fosse mia, mia soltanto, ero solo io la colpevole di quel danno.
Tutti mi hanno sempre ripetuto che non fosse così, che io non avrei potuto fare nulla. No, non è la verità.
Io avrei potuto aiutare Emma, l'avrei potuta capire. Forse con una parola affettuosa e qualche confidenza in più, un abbraccio... Tutto questo non sarebbe accaduto.
Ogni volta che entro in casa sono sollevata dal fatto di non averla incontrata per la città, di essere fuggita dal mio passato una volta in più.
Non l'ho più rivista dalla fine di quell'anno. Dopo tutto quello che era successo, i suoi genitori avevano preso la decisione di abbandonare la zona. Ho sentito dire, però, che sia tornata in città negli ultimi tempi, ritrasferitasi con la sua famiglia.

I miei dieci danni (sì, dieci: l'ultimo è stato una discussione con un'amica non ascoltata, nonché un'auto presente nel posto sbagliato al momento sbagliato e una versione di me stessa troppo cieca) mi hanno stravolto l'adolescenza, ma non solo. Ne porterò per sempre i ricordi.

Non so cosa proverò rileggendo tutto questo. Rabbia? Rancore? Colpevolezza?
No, non credo. Arriverà il sollievo, ne sono sicura.
Perché è vero che il tempo lenisce troppo. Ma lascia ciò che vale, quello che deve essere ricordato.
E, proprio per questo, io non cancellerei nulla. Ho imparato tanto da queste faccende, senza di esse non sarei la stessa persona.
Anche se toglierei la sofferenza toccata agli altri, perché non se la meritano; ma che un po' del mio dolore finisse anche su qualcun altro era un fatto plausibile: in fondo sono sempre stata un'intrusa nelle loro vite, quello che provavo io non apparteneva mai solo a me.

Mi domando chi sia uscito vincitore da questa storia. Tutti feriti, tutti danneggiati.
Ma, come Davide mi disse un giorno, anche i vincitori portano cicatrici che ricorderanno loro per sempre la battaglia a cui hanno partecipato. E, da questo punto di vista, siamo tutti vincitori.
Vincitori di una guerra inesistente.

***

Non dite nulla. So che manca ancora un'ultima parte. La stavate aspettando da tanto, non è così?
Allora è vostra, la mia poesia è libera. Breve e incisiva, come io non sono mai stata.

Il cielo è oro
Tanto brillante da abbagliarmi
Ma io lì non arriverò mai
Non potrò arrivare mai

Guarderò la notte scorrere
infinita sotto gli occhi
In questo perpetuo esistere
Frammenti di qualcuno che non so chi sia
sono stelle, sembrano punti.

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