26. Una piccola verità

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È bello avere dei punti di riferimento, ovviamente sempre a nostro favore. Qualcuno con cui confrontarci e avere la conferma di essere come tutti gli altri. Possono essere personaggi dei romanzi, ma nel modo più concreto sono amici, parenti, conoscenti... Qualcuno a cui vorremmo aspirare e che ci dà sempre un supporto.
I problemi sorgono quando, invece, questi riferimenti non si hanno; cosa si fa, allora?
Quando si è completamente soli a costruire la propria vita, a decidere che rotta seguire e che destinazione vedremo alla fine.
Ci sono due vie: o si diventa il punto di riferimento di noi stessi, oppure si cerca di essere il più passivi possibile, di prendere meno decisioni.
Come sapete, io ho seguito quest'ultima strada.

***

Dopo quella discussione alquanto animata, quando suonò la campanella io, Davide e Stefano avevamo deciso come agire.
Inizialmente, non sapevamo se fosse meglio cercare di parlare a tu per tu con Adele oppure riferire ciò che era accaduto direttamente ai professori. In realtà, io e Davide eravamo propensi verso la seconda strada sin dal principio, ma Stefano aveva insistito per valutare anche la prima opzione, probabilmente per darle un'ultima possibilità. Che non si era rivelata, con mia grande sorpresa, troppo impensabile.
Infatti Adele avrebbe sicuramente ascoltato Stefano, nonostante il fatto che stesse dalla mia parte le avrebbe fatto perdere molta della fiducia che sentiva verso di lui.
Così avevo dato una buona valutazione anche a questa idea, ma soppesandole entrambe mi sembravano sempre sbagliate.
La conclusione a cui arrivai fu quella che non c'era una strada giusta. Ognuna mi avrebbe fatto perdere qualcosa.

Sperando sempre in una conclusione pacifica di quel putiferio, scelsi la via di Stefano. Così ci eravamo dati appuntamento alla fine dell'intervallo, in modo che lui ci potesse riferire l'effetto di quella discussione.
Quanto eravamo ridicoli, immersi nei nostri problemi e pronti a risolverli quasi fossimo poliziotti, mentre la soluzione a tutto era sotto il nostro naso.
Quando suonò la campanella, cominciai a essere nervosa. E se Adele si fosse accanita ancora di più verso di me? Se avessi solo peggiorato la situazione?
Questi pensieri, però, vennero ben presto interrotti.

Infatti, appena possibile, Emma venne subito da me. Mi ricordai così di non averla nemmeno salutata, quella mattina.
— Ciao, Cat. Oggi non ci siamo nemmeno parlate, te ne sei accorta? — mi disse, il tono deluso.
Le sorrisi: — Scusami, Emma. Ho vari pensieri per la testa e non so come gestirli.
— Qualcosa di grave? Sappi che io sono sempre pronta ad ascoltarti — mi ricordò gentile. Quanto mi era caro quel suo modo così istantaneo e semplice di darmi una mano. Perché sapere che c'era qualcuno pronto ad aiutarti non era un fatto scontato, anzi.

Decisi così di aprirmi a lei, alla ragazza che mi era sempre vicina. Le raccontai ogni cosa, spiegandole della discussione con Davide e della rappacificazione con Stefano dopo il mio allontanamento volontario.
Quando conclusi il racconto, Emma aveva un'aria scioccata, ma ciò che disse fu ben lontano da quello che mi aspettai: — Sei sicura che il ragazzo del biglietto sia Stefano?
— Perché me lo chiedi? — domandai a mia volta, stupita dalla sua domanda sia perché non vedevo alternative, sia perché l'avevo dato tanto per scontato che mi sembrava ovvio.
Lei alzò le spalle.
— È solo che io e Adele abbiamo in comune solo lui... Non potremmo avere altri legami — le risposi.
— E se Adele fosse innocente? Creeresti solo un gran putiferio per niente.
Sbuffai: — La pensi esattamente come Stefano! Davvero Adele vi sembra così innocente?
Emma scosse le mani: — Adele? Ha la faccia di una che ti odia fin dal primo momento... Però credo che si debbano valutare bene tutte le strade, prima di trarre conclusioni affrettate.

Aveva ragione, essere prudenti era sempre la via più giusta e sicura, ma avevo perso la voglia di aspettare. Non potevo più farlo.
— Ho già valutato tutto. Oggi Stefano parlerà con lei, e poi vedremo — conclusi perentoria, ripetendomi quelle parole più per rassicurare me che Emma.
Emma incrociò le braccia sul petto: — E se Adele dovesse essere scoperta dai professori... Cosa succederebbe?
La sua curiosità cominciava ad infastidirmi, ma in fin dei conti ero stata io a volerle raccontare ogni cosa. Ora dovevo chiarire i suoi dubbi.
— Non lo so — ammisi. — Credo una nota sul registro, o forse si arriverebbe addirittura alla sospensione. Non ne ho idea.

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