13. Sbagliare è facile

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Di fronte a quello spettacolo per qualche secondo non seppi dire altro. Emma si avvicinò, incredula quanto me, e passò la mano sulla carta: — Sei stato tu?
Leonardo arrossì: — No, ve lo assicuro. Quando lo ho aperto era già così.
Lei era sbalordita: —Ma allora...
Non le feci concludere la frase.
— Cosa posso fare? — domandai frustata, senza badare alle riflessioni di Emma. Dovevo risolvere quella questione quanto prima.
Leonardo scosse le spalle: — Forse la pagina è nel cestino... Oppure nel bidone in corridoio.
Dubitavo di questo, che senso avrebbe avuto gettarla lì dove tutti l'avrebbero potuta vedere?
Nonostante ciò, controllai comunque.
Questo fu il primo momento in cui mi sentii davvero umiliata: guardare nel cestino, spostare con le dita le cartacce degli altri e, poi, fare lo stesso in corridoio, davanti a tutta la scuola.
Leonardo non mi aveva più degnata di uno sguardo, solo Emma si offrì di aiutarmi.
A un certo punto, però, mi sentii chiamare.

— Cat, che cosa stai facendo?
Davide si avvicinò, seguito da un altro ragazzo della nostra classe. Entrambi mi guardavano senza capire.
Spiegai brevemente quello che era successo. Erano anche loro molto sorpresi.
— Smettetela di cercare, non credo servirà a qualcosa. Andate a lavarvi le mani e tornate in classe, muovetevi — concluse Davide dopo qualche secondo, risoluto e deciso.
Ci sbrigammo ad andare in bagno, ma quando tornammo non si era ancora risolto nulla e il tempo era sempre meno.
Emma mi guardava a braccia conserte: — Vuoi copiare i miei?
Scossi la testa: non avrei fatto in tempo a scrivere tutta la risoluzione e non avrei avuto il libro davanti...
— Parla con il professore, vedrai che capirà. Mostragli il libro.
— Potrei anche averla strappata io stessa, magari perché non avevo fatto i compiti — replicai, mentre l'ansia cominciava a essere persistente. Era un'idea alquanto incredibile, ma chissà, forse qualcuno sarebbe anche arrivato a farlo.

Era simile a quella sensazione che mi aveva assalita due anni prima, di fronte alle parole di Adele, Carola e delle altre ragazze. Un groppo alla gola, un peso tanto ingombrante che però non si poteva eliminare. Una condanna per la colpa commessa da qualcuno, se fossi io colpevole non importava.
Cercai frettolosamente di sistemare tutto e gli occhi mi caddero sul banco accanto al mio.

— Potrei leggere e seguire con Valerio. Lui usa il computer, no? Se finge di leggere da lì, io potrei tenere il suo libro con i compiti.
Davide si girò verso il mio compagno di banco, che si trovava in fondo all'aula a ridere con gli altri ragazzi.
— Sempre che li abbia fatti. Ma penso te lo lascerebbe fare, sì.
Così, mettendo in un angolo ansia e timidezza, feci quella proposta a Valerio, che accettò mormorando un — Sì, può andare.
In quel momento suonò la campanella.
Ritornai al mio posto ed ebbi solo il tempo di leggere le risoluzioni di Valerio. Erano completamente sbagliate, ma era meglio avere compiti errati che non averli, per cui non diedi peso a quello.
Il professore di fisica controllava spesso chi non aveva portato il materiale e sperai che quel giorno non fosse fedele alle abitudini.
Tuttavia, dopo essere entrato in classe e aver sistemato il registro, le parole che disse furono ben diverse da quelle che mi sarei aspettata.

— Bacchi, vieni alla lavagna.
Emma ubbidì e cominciò a correggere i compiti, probabilmente interrogata. In quel momento, è brutto dirlo, ma provai un vero e proprio sollievo.
Cercai di far battere meno il cuore e di calmarmi. Non seppi dire se l'agitazione fosse dovuta al fatto di non avere i compiti oppure perché mi avessero preso di mira ancora.
Qualcuno doveva pur aver visto nella nostra classe ciò che era successo. C'è sempre un testimone quando un fatto accade in un posto simile, io stessa non avevo mai visto l'aula deserta durante la giornata.

Quando finì l'ora, chiesi alle ragazze sedute dietro di me, ma nessuna di loro seppe rispondermi.
Riunendomi a Emma e Davide, ero spaesata come prima.
— Ho preso sette... Ma almeno non ti ha chiesto il libro, Cat — iniziò Emma. —cChi può essere stato?
Davide si guardò attorno: — Io qualche idea l'avrei...
Seguimmo il suo sguardo, che come già avevo immaginato, andò a cadere su Adele.
La nostra compagna rideva con le altre, non ci rivolse nemmeno uno sguardo.
— Adele? Sarebbe davvero così cattiva? — chiese sorpresa Emma, senza spostare gli occhi da lei.
Annuimmo: — Potrebbe fare anche peggio — confermò Davide sprezzante.
Emma si sistemò i capelli sulle spalle: — Potrebbe essere stata colpa sua anche per il bigliettino.

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