Capitolo 11

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COLE


“Hai preso gli antidolorifici?”

Guardai Charlie e annuii piano. La testa ancora mi faceva male e andare allo Sparkle quel pomeriggio non era stata l'idea migliore.

“È la prima volta che esci da una festa senza reggerti in piedi.” Josh mi guardò confuso. “Qualcosa non va?”

“Devo avere qualcosa che non va per sbronzarmi?”

“È la prima motivazione reale di ogni alcolista.” Precisò Charlie mettendo in bocca una patatina al cheddar.

“Non sono un’alcolista.”

“Ieri lo sembravi.” Annuì Josh. “E non bevi mai così tanto.”

Alzai gli occhi al cielo e chiusi gli occhi massaggiandomi le tempie. “Mi state facendo tornare il mal di testa.”

“Ella come sta?” Charlie alzò lo sguardo su di me.

Corrugai la fronte e posai le braccia sul tavolo. “Perché?”

“Perché ieri era esausta. Dopo una serata del genere deve essersi svegliata anche lei col mal di testa.”

Josh annuì annoiato giocando con l'orologio. “È rimasta da sola tutta la sera.”

Sospirai e chiusi un momento gli occhi. Forse non mi ero comportato nel migliore dei modi con lei, mi aveva ferito e lasciarla da sola fu la mia vendetta. Ma non ci avevo guadagnato niente.
Me ne ero andato con Nicole, avevo bevuto e scopato, scopato e bevuto per tutta la sera finché non avevo fatto incazzare anche Nicole. Ricordavo ben poco, ma quando Ella mi chiamò con la mente io iniziai a dire il suo nome, più e più volte. Cosa che Nicole ovviamente non prese bene, soprattutto nel mezzo di uno dei suoi lavoretti.
Sapevo che le sarebbe passato presto, anche perché il ballo era alle porte e lei ci teneva a fare la regina della serata. Stranamente non avevo cosi tanta voglia di accompagnarla, gli altri anni era più semplice, non c'era nessun altro a parte lei a catturare la mia attenzione. Stavolta era diverso.
Avrei dovuto fare qualcosa per assicurare a me stesso una bella serata, bella per davvero. E qualcosa mi diceva che dovevo delle scuse ad Ella. Al suo posto me ne sarei andato da quella casa senza pensarci due volte. Ma lei era Ella, era la ragazza paziente che ci teneva a non lasciarmi li ubriaco, che mi ha portato fino a casa e mi ha messo a letto nonostante fossi stato uno stronzo con lei.
Merda. Dovevo fare qualcosa.

“Rayan dov’è? Non lo vedo da due giorni.” Cambiai argomento.

“Ha la febbre.” Disse Josh fregando una patatina a Charlie che lo guardò male.

“E da quando evita le feste per la febbre?”

“Tra due giorni c’è il ballo.” Josh sorrise a Charlie e gli rubò un’altra patatina. “Lo conosci, preferisce guarire per il ballo ed evitare una festa come tante.”

Charlie lo guardò male ancora una volta e gli schiaffeggiò la mano.

“Crede ancora di poter vincere?” inarcai un sopracciglio riferendomi a Rayan.

“Ne è convinto..” mormorò massaggiandosi la mano.

Scossi la testa leggermente divertito e mi poggiai con la schiena al divanetto guardando i miei due amici e pensando a cosa poter fare.

“Comunque senza Rayan direi di aspettare per gli affari.” Disse Charlie guardandomi.

“Quanto abbiamo guadagnato la settimana scorsa?”

“Seimila dollari.”

“Non è poco?” Chiese Josh confuso.

“È meglio iniziare così, daremo meno sospetti.” Guardai Josh e lo vidi annuire insieme al moro. Quest' ultimo si avvicinò a me.

“Comunque senza Rayan non abbiamo i contatti. Lui ha molte più conoscenze di noi, specialmente fuori città.”

“Allora fermiamoci per qualche giorno.” Annuii e mi alzai dal divanetto.

“Ella ha scoperto qualcosa?”

Guardai Charlie e corrugai la fronte. Ancora non avevo capito come mai si interessare così a lei, come mai chiedesse di lei. Non mi andava a genio quella confidenza tra loro, non c'era un motivo ben preciso, però mi dava fastidio.

“Non ha scoperto nulla.”

Quando vidi che non aggiunse altro presi il cappotto e uscii dalla tavola calda.



****


Guidai senza una meta ben precisa. Andare a casa significava parlare con Ella e non sapevo ancora cosa dirle. Guidavo pensando a tutto e a niente di concreto, guidavo guardando avanti senza perdermi troppo nei pensieri, finché non passai davanti un negozio. Alzai le sopracciglia e sostai li davanti per poi scendere dall’auto. Mi avvicinai alla vetrina e lo guardai. Era perfetto, perfetto per lei e per ciò che avevo appena ideato. Presi coraggio e mi decisi ad entrare in quel negozio per sole donne immaginando Ella e sperando che alla fine il gioco ne avrebbe valso la candela.




ELLA


Guardai la finestra standomene seduta sul letto. Dopo quasi tre mesi mi ero ormai  abituata a starmene da sola in quella casa, il mio problema era come abbattere la noia. A volte pulivo, altre volte guardavo il padre di Cole cercando di capire le sue problematiche, che poi ancora non avevo scoperto il suo nome. Quel pomeriggio me ne stavo semplicemente seduta sul letto coi capelli avvolti in una lunga treccia. Mi piacevano le trecce.
Pensai a Cole e a come stamattina se ne fosse andato senza dire nulla anzi, non mi aveva neanche svegliata. Quando mi svegliai lui era già andato via.
Guardavo la finestra, i rami degli alberi oscillavano al tocco del vento freddo di dicembre e le nuvole grigiastre coprivano il sole quasi come se fossero gelose di lui.
La gelosia.
Chiusi gli occhi e stiracchia le braccia facendo schioccare qualche ossicino sulle mie spalle. Quando li riaprii vidi una luce bianca molto intensa, troppo intensa, immergere l'intera stanza. Sgranai gli occhi e mi alzai di scatto dal letto guardando la fonte. Misi una mano sul petto e mi inginocchiai senza distogliere lo sguardo.

Sono passati tre mesi. Non hai ancora ottenuto risultati.

Abbassai lo sguardo e sospirai.

Chiedo scusa. Il mio compito è più difficile di quanto pensassi. Ho iniziato da poco ad avere comportamenti positivi.

Come alcol e rapporti sessuali?

Rimasi in silenzio.

La colpa non è sua. Sei il suo angelo Ella.

Annuii. Aveva perfettamente ragione e solo in quel momento mi accorsi che in tre mesi non ero riuscita a fare nulla di buono per Cole, tranne allontanarlo dalla droga.

Mi aspettavo di più, ma capisco che forse ti ho fatta scendere troppo presto.

Aprii di scatto gli occhi e guardai la fonte, una strana sensazione iniziò a diffondersi nel mio petto.

Sei definitivamente dimessa dal tuo ruolo e richiesta nei cieli per altri compiti. Hai tre giorni prima di ritornare nell'aldilà.

E con un lampo di luce che mi costrinse a chiudere gli occhi andò via. Mi sentii debole, strana, qualcosa di pesante mi schiacciava il petto e sentivo che se avessi aperto gli occhi avrei pianto.
Era tutto finito, avrei lasciato tutto e tutti per tornare a quella che per me era la normalità. Avrei lasciato i ragazzi, avrei lasciato le sensazioni da umana che mi erano diventate quasi sconosciute. Non avrei più sentito dolore, piacere, non avrei provato fastidio, gioia o noia. Persino la noia mi sarebbe mancata, ma ci fu qualcosa di più importante. Avrei lasciato Cole e tutto ciò che riguardasse lui, perché avevo fallito e non ero stata capace neanche di essere un buon angelo per lui.
Aprii lentamente gli occhi e diedi ragione a me stessa. Piansi e pensai che quasi sicuramente mi sarebbe mancato fare anche quello.

Wings [Cole Sprouse]Where stories live. Discover now