Capitolo 33

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ELLA

Tornare a scuola dopo tutto quello che avevamo passato sembrava una cosa inutile, come se fossimo troppo grandi per stare li dentro. Di certo vivere ciò che stavano vivendo quei ragazzi dava un certo peso morale, sarebbe stato innaturale rimanere dei semplici ragazzi innocenti e spensierati. Certe cose ti cambiano per sempre.

Ci eravamo trovati al solito muretto davanti l'entrata per poi entrare tutti insieme. I ragazzi non avevano ancora sfornato alcuna idea per il problema in cui si era cacciato Cole, io neanche a dire il vero, ma avrei presto pensato a qualcosa. Volevo aiutare e lo avrei fatto, ero più che determinata ad aiutare Cole ad uscire da tutto quel casino, prima che fosse troppo tardi. Ormai per me era una corsa contro il tempo, giorno dopo giorno contavo le piume che il mio corpo rigettava, più ne perdevo e più mi sentivo debole. Dovevo raggiungere il mio scopo il prima possibile, possibilmente prima che uno dei due fosse già morto.

La cosa più noiosa del tornare a studiare era che avevo anche corsi diversi da quelli dei ragazzi, almeno per la maggior parte. Ci vedevamo poco e la pausa durava anche meno. Mi sentivo sola. Non aveva neanche senso fare amicizia, non era il mio mondo né il mio ambiente. Studiare non mi sarebbe servito a niente una volta tornata fra i corpi celesti, ero li solo per Cole e neppure avevo il tempo di vederlo.

Durante le lezioni mi perdevo spesso fra i pensieri, per lo più riguardanti lui. Rivivere la sera prima, ricordare il sapore delle sue labbra, il tocco delle sue mani, il suo corpo contro il mio. Non nego di averci pensato e di aver desiderato di più, poterlo avere più e più volte, come se tutto fosse normale, come se noi fossimo normali. Ma poi tornavo sempre alla realtà, con problemi da risolvere, due mondi diversi a cui pensare e il mio corpo in autodistruzione. Anche se Cole pensava il contrario sapevo che era tutto causato da me, per la mia inesperienza e la mia ingannevole fragilità. Non riuscire nel compito assegnatomi ha fatto si che arrivassimo fino a questo punto. Meritavo ogni punizione.

Tra una lezione e l'altra mi sforzai di concentrare ogni mia energia su un nuovo piano. Mi fermai persino nell'aula informatica per poter utilizzare uno dei computer e navigare un po' online, cosa che mi impegnò più tempo del previsto dato che non avevo mai utilizzato un computer in tutta la mia esistenza. Mi dovette aiutare una bidella solo per aprirlo, cosa che la fece stranire, forse era abituata a ragazzi eccitati davanti ad uno schermo pieno di nudità e perversioni. Una delle tante cose che avevo scoperto e imparato stando sulla terra era proprio che i ragazzi utilizzavano i portatili per quello. Lo avevo scoperto nel periodo in cui lasciai Cole per badare ad un altro ragazzo, quando lo beccai sul fatto e mi spiegò il tutto vomitai. Per la prima volta testai anche il vomito, avevo dimenticato quanto faceva schifo.

Passai un paio d'ore a fare alcune ricerche per poi trovare qualcosa che sarebbe potuto rivelarsi utile. Man mano che scovavo qualcosa lo appuntavo su un foglio che avrei fatto poi vedere ai ragazzi durante la pausa dalle lezioni. Soddisfatta di ciò che avevo trovato mandai diversi messaggi a Charlie per avere un suo parere. Avevo ormai capito da tempo che lui era la mente del gruppo, era l'unico tra tutti che sarebbe stato in grado di darmi un parere logico e giusto.

****

Quando arrivò il momento della pausa quasi non vedevo l'ora di dire a tutti le mie piccole idee. Camminavo a passo svelto e deciso verso la mensa come se li ad attendermi ci fosse chissà quale premio. Tutto perché in qualche modo, a piccole dosi, mi sentivo utile a loro. Ed essere utile a loro i un modo o nell'altro facilitava la mia condizione. Strinsi al petto la cartellina coi fogli camminando fra i corridoi ormai pieni di studenti pronti ad andare in pausa dopo ore di estenuanti lezioni. Camminando intravidi Cole accanto agli armadietti, la folla mi impediva di vederlo bene, stava parlando mentre chiudeva l'armadietto. Prima che potessi chiedermi con chi riuscii a vedere Nicole accanto a lui rispondergli con quel solito ghigno in volto. Continuai a camminare guardando davanti a me e dissi a me stessa che non erano affari miei, era molto più importante arrivare al nostro solito tavolo della mensa e dire a tutti le cose che ero riuscita a trovare. Nonostante tutto poco prima di superarli lo sguardo mi cadde di nuovo su di loro, Cole stava parlando con uno sguardo serio, Nicole sorrise e iniziò a infilare una mano nei suoi jeans affondandola poi nelle sue intimità. Cole alzò gli occhi al cielo, poi il suo sguardo cadde su di me. Come un fulmine si tolse la mano di lei dai pantaloni, io con la stessa velocità distolsi lo sguardo. Era ciò che mi meritavo per aver ficcanasato in affari che non fossero i miei. E poi era ovvio che tornati a scuola sarebbe tornato da lei, era pur sempre la sua copertura. Ognuno di noi doveva comportarsi come aveva sempre fatto, senza destare sospetti, e questo purtroppo includeva anche Nicole.

Wings [Cole Sprouse]Where stories live. Discover now