Capitolo 26

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ELLA

"Ma che ti prende?" lo guardai stralunata e mi massaggiai il punto sul braccio dove mi aveva afferrata.

Charlie non smise di guardarmi in quel modo, con quegli occhi accusatori, sicuri di un qualcosa a me ancora ignoto. Sapere chi fossi poteva significare solo una cosa e non ero sicura che fosse un'ipotesi esatta. Charlie era un ragazzo intelligente e dalle mille capacità, ma quale essere umano poteva mai scoprire o credere negli angeli.

Eppure qualcosa nel suo sguardo mi terrorizzava, mi diceva che aveva qualcosa di vero tra le mani, ed essendo accusata di qualcosa la mia preoccupazione aveva giustificazione quasi valida.

Il ragazzo davanti a me prese un foglio arrotolato nascosto per metà nei suoi jeans e me lo aprì davanti. Mi si gelò il sangue, divenni una statua. Era una mia foto, ero io in bianco e nero, una fascia in testa mi teneva i capelli ben ordinati mentre alcune ciocche ricadevano su una spalla. Dietro di me uno sfondo grigio e una luce fioca.

"Non venirmi a dire che hai più di novant'anni perché non ci credo."

Presi lentamente quel pezzo di carta fra le mani, sentii il corpo tremare. Non riuscii a distaccare lo sguardo da quella foto, sentivo le parole di Charlie come un'eco in testa, che si ripeteva più e più volte.

Prese un altro foglio, lo sentii nei movimenti, e iniziò a leggere con tono deciso.

"Ella Nadine Ayalon, nata a Linz nel 1924. La foto è stata scattata nel Maggio del 1940, ultima foto dell'annuario scolastico. Morta nel 1941 per protezione illegale di un cittadino ebreo."

Con molta lentezza alzai lo sguardo su di lui, alla fine i miei sospetti avevano trovato un fondo di verità. Charlie era riuscito a scoprirmi e chissà per quale motivo. Ripercorsi il mio tempo insieme ai ragazzi e cercai di individuare un mio possibile passo falso, qualsiasi cosa che avrebbe potuto rivelarmi. Poteva essere qualsiasi cosa, ma un'intelligenza come la sua era ovvio che si sarebbe applicata su molto di più.

"Come hai fatto?"

"Appari a scuola dal nulla e dal nulla ti ritrovi a stare appiccicata a Cole. Poi sparisci e torni dopo del tempo, e in quel lasso di tempo in cui non ci sei Cole si comporta in un modo che è totalmente il contrario di ciò che è quando invece ci sei." disse ripiegando i fogli. "Se ne esce dal nulla con piani privi di illegalità e con sensi di colpa e coscienza interiore di cui prima non mostrava l'esistenza. E ci sono volte in cui quando vi guardate la tua pelle si schiarisce appena, come se fossi coperta da un velo sottile."

Schiusi le labbra e mi guardai le mani, non ero a conoscenza di un cambiamento di pelle. Doveva essere qualcosa di impercettibile per essere stato notato solo da Charlie, ma fu proprio quello il problema. Avrei dovuto stare più attenta a me stessa, non potevo permettere ulteriori errori.

"E' per questo che ogni tanto eri strano con me?" tornai a guardarlo.

"Ti stavo studiando."

Sospirai ormai allo scoperto e lo guardai con più decisione. "Quindi?"

"Sei il suo angelo custode?"

Rimasi qualche istante in silenzio. Nella mia testa mille domande ripetute senza un ordine preciso. Avrei dovuto ammetterlo? Dovevo negare? Cosa farebbe qualsiasi altro angelo al mio posto? Fatto per fatto, decisi che arrivati a quel punto ormai non c'era più molto da fare, così annuii.

"Devi prendere le distanze da lui."

Corrugai la fronte. "Come scusa?"

"Lo stai illudendo."

Wings [Cole Sprouse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora