Capitolo 35

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#iorestoacasa

ELLA

Tre settimane dopo avevamo raccolto solo altri tremila dollari, più che altro perché Charlie pensava fosse rischioso prendere troppi soldi in così poco tempo e io gli davo ragione. I ragazzi nascondevano l'ansia di ricevere una visita particolare e perdere tutto come se niente fosse. I soldi, gli affetti, la vita.

La notte faticavo a prendere sonno, il mio compito sulla terra aveva assunto una rilevanza così effimera in confronto al resto che quasi me ne dimenticavo a volte. Proteggevo Cole e lo aiutavo a tirarsi fuori dai guai perché mi importava realmente di lui, ormai lo avevo capito. Quando si accorgeva che ero ancora sveglia, iniziava a parlare di qualunque cosa finché non mi addormentavo e questi suoi gesti non aiutavano.

Era cambiato molto nei miei confronti da quando ero tornata. Mi guardava spesso, mi aiutava a dormire, dovunque mi addormentassi mi svegliavo sempre con una coperta addosso, pretendeva che il mio posto fosse sempre accanto al suo: da Sparkle, in macchina coi ragazzi, ai banchi di scuola. L'unico posto in cui non lo faceva era a mensa, quando con noi c'era anche Nicole.

Quando tornavamo a occuparci del piano, però, le sue azioni si riflettevano su di me. Per ogni sua bugia o truffa la mia pelle rigettava una piuma, tossivo, mi indebolivo. Dovevo sperare che quel piano avesse breve durata o l'avrei avuta io. Ero riuscita fino a quel momento a tenerglielo nascosto, ma sapevo che non sarebbe durato molto. Cole mi era sempre molto vicino ed era difficile poter nascondersi in casa sua o mentirgli, dirgli di uscire e andare chissà dove. E le bugie neanche le approvavo.

In realtà niente di ciò che stavo facendo o stava succedendo lo approvavo, ma andava bene così, dovevo salvargli la vita e poi avrei risolto tutto il resto. Se ne avessi avuto il tempo.

****

"Da quanto sei sveglia?" Cole mi guardò dall'altra parte del letto. Distolsi lo sguardo dal soffitto e girai il volto per poterlo guardare.

Gli occhi socchiusi, i capelli arruffati e quell'aria che aveva quando era appena sveglio. I suoi occhi concentrati su di me, uno se lo strofinò con la mano.

"Ho dormito abbastanza, tranquillo."

"So che sei turbata, ma devi riposare. Dobbiamo cercare di rimanere tutti in forze."

"Non sono turbata." mentii.

"Ella..." si passò le mani sul viso sospirando. "Cos'è che ti preoccupa maggiormente? Parlamene almeno."

Sospirai e mi misi seduta sul materasso, rimasi qualche secondo in silenzio a guardami le gambe scoperte senza sapere cosa potergli dire. Cole si mise seduto accanto a me reggendosi il busto con le mani premute sulle coperte.

"E' solo che...non pensavo che la situazione si sarebbe evoluta in questo modo. Ci stavo riuscendo, stavo riuscendo a farti smettere con la droga, con gli inganni...e poi qualcosa è andato storto."

"Mio padre?"

Lo guardai confusa abbracciandomi le gambe. Il suo sguardo finì su di esse ma non ci feci caso. "Cosa centra tuo padre?"

"Beh se ci pensi è da quando gli ho sparato che le cose vanno a peggiorare. E poi ti ricordo che quegli strani tipi dall'uniforme dark sono venuti da me a causa sua."

"Si..però.."

"Però niente, non c'è un però. Smettila di darti la colpa o di pensare che tu non stia facendo nulla di buono con me." si mise meglio sul letto e si avvicinò a me guardandomi.

"Possibile che tu non ti accorga di quanto io non sia più io?" disse piano a pochi centimetri dal mio viso. I suoi occhi fissi nei miei. "...E solo grazie a te." aggiunse.

Wings [Cole Sprouse]Where stories live. Discover now