Capitolo 25

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ELLA

Salii le scale cercando Cole. Da quando eravamo tornati in casa regnava un'atmosfera di conquista, l'aria di un momento in cui ognuno di quei ragazzi avrebbe potuto conquistare qualunque cosa. Avere l'adrenalina in corpo, una forza che esplode nel petto e ti spinge a volere sempre di più. Una conquista dopo l'altra.

Lo leggevo nei loro occhi, qualcosa mi diceva che vittoria dopo vittoria cresceva in loro quella volontà di spingersi sempre più oltre i limiti fino a crearne di nuovi. Non sapevo se fosse un bene o un male, da un lato avevano iniziato a emarginare l'illegalità, d'altro canto però, pur rispettando la legge, nei loro piani regnava comunque l'imbroglio.

Stravaccati sul divano a bere birra, Josh e Rayan brindavano ad una vittoria che non era neanche loro. Per quanto sia stata una collaborazione bisogna dare riconoscenza al vero vincitore della giornata, cosa che mi fu difficile dal momento in cui si chiuse in camera con Charlie.

Probabilmente volevano chiarire le azioni poco chiare di Cole durante la gara, cosa che fui curiosa di capire anche io. Aveva messo a rischio la sua incolumità e quella degli altri in gara solo per soldi. I soldi non valevano una vita, per cui speravo avesse una buona motivazione in sua difesa.

Finii la rampa di scale e mi fermai davanti la sua camera, la porta era semiaperta facendo intravedere i due. Cole era seduto sulla sedia accanto al muro, il petto nudo e ricoperto da ventose bianche collegate tramite fili ad un macchinario dalla forma quadrangolare lasciato a terra. Accanto a quest'ultimo stava Charlie, inginocchiato davanti a Cole stava alla sua stessa altezza. Il riccio iniziò a staccargli una per volta le ventose dal petto mentre il moro aprì e chiuse i pugni più volte come per stiracchiare le dita.

"Ricordati le pillole." disse Charlie rialzandosi.

"Ho capito...ho capito.." mormorò.

"Cole non torniamo sull'argomento."

Questo alzò gli occhi al cielo e si alzò dalla sedia, il suo sguardo incrociò il mio e con cuore palpitante mi spostai dalla porta. Mi maledii mentalmente, l'ultima cosa che volevo era essere considerata una spiona. Col suo carattere già troppo fastidioso me lo avrebbe rinfacciato per giorni.

Aspettai accanto la porta finché questa non si aprì, Charlie ne uscì per poi guardarmi sorpreso.

"Che fai qui ferma?"

"Aspettavo di entrare in realtà."

Lui mi guardò con curiosità, lo vidi esitante come se fosse sul punto di dirmi qualcosa, ma le sue labbra rimasero chiuse. Sentii poi la voce di Cole chiamarmi dalla camera con un tono deciso, feci un sorriso di scuse al moro e mi voltai lasciandolo li.

Entrai e lo vidi girato di spalle, la sua schiena ancora scoperta messa davanti alla mia visuale, portava solo i jeans scuri e le scarpe. Maneggiava con lo stereo che aveva sul comodino, mi sembrò un modello vecchio e rovinato.

"Chiudi la porta per favore."

Feci come richiesto senza distogliere lo sguardo da lui. "Volevo parlarti."

Cole non si mosse dalla sua postazione, concentrato sui pulsanti di un vecchio lettore CD. Non sapevo se mi avesse sentito o se faceva solo finta di non sentire, iniziai a pensare che volesse parlarmi anche lui, altrimenti perché chiudere la porta? Avanzai lentamente con le mani attorcigliate tra loro, non sapevo neanche come iniziare l'argomento, né tanto meno come affrontarlo. Non volevo e non doveva sembrare ai suoi occhi come un rimprovero, conoscendolo si sarebbe giustificato e chiuso nei suoi pensieri e non potevo permetterlo. Dopo sbagli e sacrifici eravamo ad un punto in cui tornare indietro avrebbe fatto crollare ogni briciola di possibilità positiva.

Wings [Cole Sprouse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora