Capitolo 1: Ha baciato la mia ragazza

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Camminavo diretta verso l'aula di inglese, quando sentii delle urla e degli schiamazzi provenire dall'altra parte del corridoio.
Non capendo la situazione, decisi di avvicinarmi ai rumori.

«Evan!» urlai, inorridita, e buttando lo zaino a terra. Corsi verso di lui. «Fermati! Ma sei impazzito?»

Il moro smise di picchiare mio fratello e poi mi squadrò da capo a piedi.
Non potevo credere che Evan stesse picchiando il suo migliore amico.

«Hailey, vattene» borbottò Colton, toccandosi l'occhio circondato da una macchia viola.

«Che cos'è successo?» urlai contro Evan.

«Vaffanculo» fu l'ultima cosa che disse, prima di voltarsi.

Lo ignorai e mi precipitai su Colton, il cui naso grondava di sangue.
Decisi di portarlo in infermieria.

«Che diavolo gli è preso?» dissi arrabbiata. «Vieni, ti porto in infermieria»

Presi gli zaini di entrambi e aiutai Colton ad alzarsi, per poi iniziare ad avviarci.
Ma perché nessuno era intervenuto? Perché tutti guardavano, immobili?

«Signor Stewart» la voce del preside si risentì in tutto il corridoio.

Da quel momento in poi, non volò una mosca. Ci girammo verso il preside e lui avanzò verso di noi, con accanto Evan. Quest'ultimo teneva le braccia conserte, un'espressione cattiva in volto e gli occhi che percorrevano tutta la stanza, evitando accuratamente il mio sguardo e quello di mio fratello.

«Può seguirmi nel mio ufficio?» domandò.

«Preside, mio fratello sta sanguinando» intervenni io.

«Non si preoccupi, signorina, troveremo un modo per risolvere il problema»

«Mi dia il tempo di farlo medicare nell'infermieria della scuola. Poi verrà nel suo ufficio» ribattei. «Andiamo, signor Johnson, non vorrà mica la scrivania sporca di sangue, vero?»

Il preside sospirò. «Non voglio sprecare altro tempo a discutere con lei, signorina Stewart. Faccia in modo che suo fratello si trovi seduto nel mio ufficio tra quindici minuti. Intesi?»

Sorrisi soddisfatta. «Certo»

Hailey 1- Johnson 0.
Accompagnai Colton dall'infermiera ed attesi fuori dalla stanza. Dopo qualche minuto d'attesa, uscì ed io decisi di accompagnarlo dal preside.

«Come stai? Chiamo la mamma?» chiesi.

«No, no! Mamma e papà devono essere gli ultimi a sapere di questa storia. Sto bene, Hailey, non serve nemmeno che tu sia qui. Ora hai inglese giusto? Vai»

«Come pretendi che mamma e papà non se ne accorgano? Pronto? Hai un occhio viola ed il naso gonfio che sanguinava fino a due minuti fa» risposi.

Sbuffò. «È successo un casino»

«Colton, cosa?»

Decise di non rispondermi.
Teneva il viso rivolto verso il basso ed io decisi di non indagare oltre. Arrivammo al secondo piano e vedemmo Evan seduto sulle sedie verdi poste di fronte all'ufficio del preside.
Ci guardava in una maniera davvero indecifrabile, ed ero sicura che, se gli sguardi avessero potuto uccidere, allora io ed Colton saremmo stati più che morti stecchiti.
Decisi di sedermi in mezzo ai due, per evitare ulteriori pugni sul volto di mio fratello.

«Signor Stewart, mi segua» il preside uscì dal suo ufficio.

Mio fratello entrò nell'ufficio e non appena la porta si chiuse, sentii uno strano senso di brivido in tutto il corpo.
Sarà forse stato per il ragazzo dallo sguardo assassino seduto di fianco a me. O forse erano soltanto la finestra aperta e il mio maglioncino leggero, a metà ottobre.
Decisi di rimanere lì, per supporto morale per mio fratello. Evan, invece, aveva già avuto il suo "faccia a faccia" con Johnson, ma non aveva voglia di entrare a metà ora di spagnolo.

Tutta colpa di mio fratello | #Wattys2019Where stories live. Discover now