'Cause I've done some things that I can't speak

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Arriviamo al dipartimento di polizia nel primo pomeriggio, ed è quando ci chiedono i documenti di identità che iniziano i veri problemi.
Il cognome di Alexander causa qualche faccia stranita, i poliziotti alla reception cominciano a borbottare tra di loro. Poi uno tra questi, basso e senza capelli, ci ammonisce con poca eleganza.
- E sentiamo, voi due...cosa ci siete venuti a fare qui?-
Mi indispettisco per i suoi modi gretti, così comincio a parlare a ruota libera.
-Vogliamo avere delle informazioni sul caso di Mya Stanford...-
Lui mi interrompe sventolando il palmo della mano davanti al mio naso.
-No, no...signorina! Qui non funziona così.-
-Lascia parlare me,Juliet.- interviene Alexander.
Il poliziotto a questo punto incrocia le braccia al petto.
-Siamo volontari.- spiega Alexander.
-Volontari per...?-
-Questo dipartimento accetta volontari per i "cold case", i casi non risolti?-
Il poliziotto scuote il capo contrariato.
-Sentite, non potete venire qui a...-
-Li accetta o no?- insiste Alexander.
-Sì, normalmente sì.-
-Allora vorrei parlare con l'agente che se ne occupa. Grazie.-
Alexander come al solito si rivela più convincente del previsto.
Il poliziotto sbuffa, poi ci indica di seguire una donna corpulenta che dondolando ci conduce in un ufficio vecchio ed impolverato.
-Aspettate qui. L'agente Paul arriverà subito.-
La donna ci lancia un'ultima occhiata sospetta, poi se ne va.
Io ed Alex ci sediamo su due sedie sgangherate e stiamo in silenzio in quello stanzino afoso.
Sento il ticchettio del suo ginocchio destro contro la gamba del tavolo.
Vorrei prendergli la mano, dirgli che va tutto bene... ma ad un certo punto la porta si spalanca ed entrano due uomini.
L'uomo più vecchio ed in sovrappeso si siede alla scrivania dinnanzi a noi, mentre un ragazzo alto e giovane sta in piedi, proprio di fianco all'altro.
-Cari ragazzi, il caso della signora Ackerman non fa parte dei suddetti "Cold Case". Invece il caso Stanford...-
Lo vedo fare una pausa per inforcare un paio di occhiali da vista, intanto il ragazzo più giovane gli passa dei fascicoli.
-Quello di Mya Stanford era un caso chiuso, fino a qualche anno fa. Poi è stato ripreso in mano da un agente che ha cominciato a fare indagini per conto proprio...-
-Che indagini?- lo interrompo bruscamente.
Alexander mi fulmina, mentre il vecchio poliziotto mi guarda attraverso quei piccoli occhiali che rendono i suoi occhietti strani.
-Stiamo parlando dell'agente Kyle Withman?-
-Juliet, lascia parlare me.- mi ammonisce Alexander con una punta di apprensione.
Il vecchio poliziotto sfoglia i documenti con fare confuso, quindi il ragazzo più giovane gli indica alcuni paragrafi, suggerendogli dove leggere.
- Mhm...Corretto, il nome dell'agente era proprio Kyle Withman. E lei signorina come fa a saperlo?-
-È vero che negli anni scorsi in questo dipartimento ci lavoravano dei poliziotti corrotti?-
-Juliet!-
Sento Alexander digrignare i denti quando mi ammonisce.
Il vecchio agente però, sembra concentrato sui fogli che ha sparso sopra alla grande scrivania in legno.
-Le denunce sono state sporte contro...Vediamo un po'...Alexander Ackerman.-
A questo punto il ragazzo alto si avvicina per bisbigliargli qualcosa nell'orecchio.
-Sei tu!- esclama l'uomo puntandoci il dito contro.
-Forse è meglio se andate ragazzi, non c'è altro che io possa dirvi adesso.-
-I genitori di Mya, la ragazza del caso Stanford, loro vivono ancora qui?- chiedo sperando che la mia domanda trovi una risposta.
Il poliziotto si alza in piedi, poi gonfia le guance grassocce in uno sbuffo disinteressato.
-Mi dispiace, non divulghiamo queste informazioni. Vado che il pranzo mi si fredda.- dice con un sorriso di cortesia. -Ragazzi, il mio stagista vi accompagnerà fuori.-
Sono ormai sconsolata, quando l'uomo esce dallo stanzino.
Il ragazzo alto però, ci sorprende con un'affermazione bisbigliata sottovoce.
-Tornate verso le sei. A quell'ora staccano quasi tutti e la centrale sarà mezza vuota. Forse posso aiutarvi.-

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-Ti ricordi dove abitano i genitori di Mya?- domando quando Alexander si rimette alla guida.
-Vagamente, sì.-
-Possiamo metterci in contatto con loro? Vorrei parlarci.-
Poi mi mordo il labbro, come se volessi rimangiare l'audacia di un pensiero così assurdo.
-Sai quando stamattina sono uscito?-
Annuisco pensierosa.
-Oltre a mio padre... Ho chiamato la clinica...Quella in cui sono stato dopo la morte di mia madre. Insomma, dove ho conosciuto Mya.-
- Oh.-
- Sono rimasto in buoni rapporti con molte persone che vi lavorano... quindi ho chiesto loro se potevamo mettermi in contatto con la famiglia di Mya.-
Vorrei abbracciarlo in questo momento.
- La signora Stanford ha deciso di vederci.-
- Grazie Alex.- sussurro stringendomi contro il suo braccio.

BADLANDS IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora