XXXVIII

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Il giorno seguente veniamo separati sin dalla mattina: mia madre mi porta per negozi a sperperare i soldi di John senza ritegno, mentre Alexander e suo padre vanno a qualche noiosissima fiera agricola.
Mi immagino la faccia di Alexander nell'apprendere di dover trascorre la giornata tra cantine vinicole, trattori e fango.
Per un astemio con l'ossessione per la pulizia dev'essere uno spasso.
La prossima volta già che c'era poteva portarlo in un convento di frati cappuccini.

Questo sarà l'ultimo giorno che trascorreremo qui, perciò John e mia madre decidono che stasera andremo tutti insieme a cena fuori.
Vorrei darmi per dispersa, ma alla fine so che dovrò andarci per forza, quindi tanto vale mettersi l'anima in pace.

Nel pomeriggio mi rilasso un po' in camera godendomi la brezza fresca che arriva dalla finestra.
I miei pensieri si accavallano rumorosamente.
Ogni volta che sono da sola.
Ogni volta che chiudo gli occhi. Quel rumore, poi il sangue.
E forse non riesco ad ammetterlo a me stessa, ma ogni volta che guardo Alexander negli occhi, provo una piccola fitta al cuore. Un piccolo riassunto di quel momento così terribile.

- Tua madre sta riposando, tra poco andiamo a farci un giro in spiaggia. Vieni?-

Alexander mi sorprende sullo stipite della porta. Ha i capelli spettinati e una canottiera larga che mette in mostra le sue spalle bruciacchiate dal sole.

Puoi essere meno perfetto?

-Secondo te ho voglia di andare in spiaggia?-

Gli indico la mia faccia rossa come il fuoco.

Lui sta sorridendo divertito.
- Ti ho portato del dopo sole, sciocca.- esclama mostrandomi cosa nasconde dietro alla schiena.

-Oh. Grazie.-

Alexander chiude la porta e ci mette pochi secondi ad ordinarmelo.

- Ora però togliti quel vestito.-

Mi metto su a sedere, non posso fare a meno di ridacchiare nell'udire le sue parole risolute.
- Non ci giri in torno tu, eh...-

-Non essere maliziosa, voglio solo stenderti questo.- aggiunge lui arrivando ai piedi del letto.

-Pensi non sappia farlo da sola?- chiedo mettendomi in ginocchio sul materasso.

Alexander compie un giro per sorprendermi alle spalle.
-Non bene come lo faccio io.-

Lo sussurra nel mio orecchio facendo scivolare subdolamente le labbra dove il mio collo incontra la mandibola.

Okay, ho già caldo.

Così mi sfilo il vestito, Alexander appare confuso quando vede che lo lancio a terra restando in mutande.

- Juliet??-

- Ho appena fatto la doccia e ho la pelle così arrossata che non sopporto neanche il reggiseno.- mi giustifico piagnucolando.

-Stenditi a pancia in giù.- sputa infastidito dalle mie lamentele, prima di sparire in bagno.

E ora dov'è andato?

Faccio come mi dice, stavolta però non riesco a rilassarmi. Non ho idea di cos'abbia in mente, dovrei aver paura?
I suoi passi pesanti tornano vicini, poi lo sento mettersi a cavalcioni su di me restando con il bacino sollevato per non schiacciarmi.

- Voglio un bel massaggio.- cinguetto.

- Farò il possibile, signorina.-

Mi aspettavo che cominciasse a stendere la crema, invece la posa sul materasso e con entrambe le mani raccoglie i miei lunghi capelli.
I miei occhi si spalancano quando la vedo vicino alla mia faccia, sta sul materasso e ce l'ha messa lui.
La mia spazzola.

BADLANDS IIWhere stories live. Discover now