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Juliet POV

Il profumo delle lenzuola pulite mi solletica l'olfatto, riportandomi alla mente quei ricordi che da circa una settimana sto provando ad accantonare. 
Sembra che qualsiasi cosa mi ricordi di lui, ma forse perché sono circondata da tutto ciò che gli piace: il silenzio, l'autunno e le lenzuola appena cambiate.
Ama suonare il pianoforte quando è triste, mentre non riesci a leggerglielo sul viso quando è felice.
I capelli lunghi, le unghie curate, le caviglie sottili, il naso piccolo e la pelle liscia senza un'imperfezione.
Di quelle che si marchiano più facilmente, così può lasciarvi segni ben visibili.
Ma non ama le discussioni, non sopporta quando le cose prendono una piega inaspettata, quando non mi comporto come lui vorrebbe, ma soprattutto, non ama essere messo al secondo posto.

E mentirei se dicessi che Alexander non mi fa sentire abbastanza. Mi fa sentire l'unica ragazza al mondo ad incarnare tutte le sue fantasie, nonostante io sia stata gelosa di Charlotte e di Nicole in più di una occasione. Ma loro non sono me, me l'ha sempre ripetuto.

-Ha le labbra sempre screpolate.-

Lo aveva detto una volta parlando di Charlotte, come se quel dettaglio fosse sufficiente a rendere meno attraente una ragazza.
Eravamo a tavola e non riuscivamo a toglierci gli occhi di dosso, nonostante suo padre stesse seduto vicino a noi.

-E io credevo che fossero i suoi capelli disordinati a darti sui nervi...- l'avevo preso in giro sottovoce.

Alexander abbassò il capo accennando un sorriso, all'apparenza quasi imbarazzato. Ma ovviamente era solo il suo modo di reagire di fronte a John, perché era bastato che quest'ultimo si alzasse per prendere l'acqua dal frigo, che Alexander si era esposto verso di me per ammonirmi con uno sguardo poco rassicurante.

-Stai parlando un po' troppo, Juliet. Non trovi?-

Il conto alla rovescia partiva nelle nostre menti ogni volta che i nostri genitori si allontanavano.
Con il cuore a mille, avevamo sempre pochi secondi per scambiarci qualche occhiata furtiva in più.

- E quindi?-

Lo provocavo mentre i suoi occhi saettavano dal mio viso alla sagoma di John, in procinto di tornare a tavola.

-Lo sai. Ci vediamo in camera mia tra dieci minuti. E lascia i capelli sciolti.-

Perché per Alexander l'attrazione è una questione di dettagli, perciò anche un elemento banale come il colore dei capelli, può fare la differenza. E quello stesso dettaglio che per gli altri non ha importanza, per lui ce l'ha eccome.
Me lo fa capire con piccoli gesti, come quando a volte rallenta il ritmo solo per prendersi il tempo di sfiorare con delicatezza le ciocche che mi cascano sulla schiena.
Ama solo me, lo sento da come mi guarda negli occhi. Non l'ho mai visto guardare nessuna così, probabilmente non guardava neanche Mya in questo modo.
E nonostante le debolezze e la gelosia, lo conosco troppo bene... nemmeno quella Nicole è perfetta per lui.
È troppo alta e ha gli occhi troppo chiari.
Poco importa che Alexander sia la persona più intelligente che io conosca, ha degli schemi tutti suoi che per me sono difficili da decifrare, forse è proprio per questo che conservo ancora delle insicurezze.
E alcuni pensieri, come piccoli semi, hanno trovato terreno fertile nella mia testa per mesi e mesi, per poi sbocciare in dubbi irrisolti.


-E se fossi stata con Chuck, prima di te?-

Gli feci quella domanda una sera di qualche mese fa e potrei giurare che lui abbia fatto finta di niente, pur di non rispondere.
Stavamo finendo di montare il mobile che mia madre aveva comprato per la cameretta del bambino.

Dicono che sia questo il problema con i narcisisti, con i maniaci del controllo. Non sai mai se siano in grado di amare per davvero.
Così dice la teoria, ma poi nella pratica?

BADLANDS IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora