LIII

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Juliet POV


Muovo due passi ma ho la visuale completamente bloccata dai grossi scatoloni che sto trasportando a fatica. Qualcosa si muove tra le mie caviglie e ben presto i miei piedi incespicano facendomi cadere rovinosamente faccia a terra.

"Merda!"

Gli scatoloni crollano al suolo, alcuni di questi lo fanno creando un fragore poco rassicurante.
Sicuramente ho appena rotto qualcosa.
Vengo assalita dal disgusto quando mi accorgo d'avere la guancia spiaccicata sul pavimento.
Faccio per tirarmi su, ma sento una lingua cominciare a leccarmi la faccia copiosamente.

"Che schifo!"

Quando mi isso a sedere però, un cagnolino adorabile mi sta guardando con i suoi occhioni scuri. Provo a fargli una carezza, ma questo mi si getta addosso facendomi cascare all'indietro.

«Le passi così le domeniche pomeriggio?»

Una voce maschile mi prende alla sprovvista. Quando alzo gli occhi vedo un ragazzo sul metro e novanta che mi scruta dall'alto. Porta un cappello al contrario da quale fuoriescono dei ricci castani.

«Scusami?»

«Sul pavimento del pianerottolo del palazzo» dice lui con un ghigno.

Il cane gli scodinzola tra le gambe fasciate da un paio di pantaloni della tuta, mentre il suo sguardo è di totale indifferenza.

«Sono solo inciampata» farfuglio con le guance scarlatte. Poi mi alzo massaggiandomi il ginocchio dolorante.

«Scommetto che sei una di quelle che non guarda dove mette i piedi»

"Il tuo cane mi ha fatta cadere" vorrei dirgli indicando quell'ammasso di pelo che continua a correre avanti e indietro felice come non mai.
Intanto che recupero le forchette sfuggite dagli scatoloni, mi perdo a coccolare quel batuffolo vivace, il ragazzo invece socchiude la porta alle sue spalle, indicando quella alla sua destra.

«Sei la nuova vicina?»

Annuisco e provo a farmi carico di uno degli scatoloni, mentre mi appresto al mio appartamento.
Poi però lo sento sogghignare maliziosamente, dopo aver afferrato qualcosa da per terra.
Oh no, dimmi che non sono quello che penso.

Squadra attentamente delle mutande che molto probabilmente sono fuoriuscite dallo scatolone dei miei vestiti, durante l'impatto.

«E queste ti si sono ristrette in lavatrice?» ridacchia divertito, prima di lanciarle nel cartone semi aperto dal quale sono sgusciate.

Vorrei correre a nascondermi per l'ennesima figuraccia appena fatta, ma il ragazzo mi aiuta a spalancare la porta per permettermi l'accesso. Poi lo vedo agguantare i due scatoloni rimanenti e senza dire altro, me li trasporta dentro casa.

Poso a terra quel macigno insostenibile, mentre lui con tutta la tranquillità del mondo fa lo stesso ma con il doppio del peso.
Tiro un sospiro di sollievo, il ragazzo invece mi guarda.

«Beh potresti chiedere il permesso prima di entrare in casa altrui» lo rimprovero.

«E tu potresti ringraziare, signorina mutandine microscopiche»

BADLANDS IIWhere stories live. Discover now