XLV

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toxic

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Alexander POV

-Ci sarà un'ondata di calore in Inghilterra.-

È così, con mio immenso dispiacere, nei giorni seguenti il termometro arriva a sfiorare i quaranta gradi.

-Mi fa piacere Catherine, hai fatto riparare l'aria condizionata?-

Non voglio rimproverarla, è solo che sembra sempre che alla fine mi debba occupare di tutto io.

-No.-

Lei si stringe nelle spalle con fare disinteressato.

-Ho capito, ci penso io.- bofonchio fingendo che la cosa non mi infastidisca più di tanto.

Da giorni non faccio che studiare, preparare biberon ed elemosinare uno sguardo di Juliet che mi ignora palesemente.

Che cazzo di vita è questa?

E come da previsione, alla fine c'è stata per davvero quell'ondata di calore, non era solo una bufala meteorologica.

Fa un caldo fottuto mentre sono al telefono con il tecnico.
E io odio il caldo.
Provo a seguire le istruzioni alla lettera, ma l'impianto è guasto e non c'è modo di ripararlo.
Così richiamo ancora. E ancora.

-Allora, che hanno detto?- domanda Catherine andando avanti e indietro per il salotto con Tristan tra le braccia.

-Tutti la stessa cosa, non hanno disponibilità fino a dopo domani. Troppe richieste.-

Catherine se ne va a cambiare il bambino mentre io provo a mettermi a studiare un cucina.
Non riesco neanche a stare seduto, le mani mi sudano e la maglia mi si appiccica addosso.
Mi chiedo solo dove diavolo sia Juliet.

🦋

-Al centro commerciale si stava così bene! Non stai soffrendo Alex?-

Dopo due faticosissime ore di studio, vedo Catherine rientrare a casa con il bambino insacchettato al petto e uno stuolo di buste.
E insieme a lei c'è anche Juliet.
Sono andate a fare shopping e come al loro solito ci mettono ore infinte, poi tornano a casa continuando a parlare di ciò che hanno appena comprato, come se fosse l'unica priorità della giornata.

-Ancora il condizionatore rotto?-

-Alla fine sono riuscito a strappargli un appuntamento. Verranno a ripararla domani pomeriggio, Catherine.-

Juliet mi fissa a bocca aperta per qualche secondo, poi si lecca le labbra abbassando sguardo.

-Che c'è?- chiedo senza mezze misure.

-Niente.-

-Ti ho fatto una domanda, Juliet.- insisto rude.

-Hai un buon profumo.- mormora lei con noncuranza.

Seguo i suoi passi con i miei occhi puntati sulla sua figura esile avvolta da un vestitino bianco, va a prendersi un bicchiere d'acqua fredda come se quel gesto fosse quasi più prioritario che parlare con me.

-Sono tutto sudato.-

E odio quando mi volti le spalle e non mi consideri per tutto il santo giorno.

Lei comincia a rovistare tra le buste poi si volta verso di me per lanciarmi un'occhiata intensa.
Tra le mani giocherella con qualcosa composto da lacci scuri e trasparenti, sembra un indumento intimo.

La mia attenzione si accende.

-Volete pizza o cinese?-

Catherine arriva in cucina ad interrompere i miei pensieri che stanno capitolando verso una direzione ben precisa. E di sicuro non è quella culinaria.

BADLANDS IIWhere stories live. Discover now