XXVI

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Juliet POV

Quando mi hanno detto che Alexander sarebbe tornato a casa, non potevo quasi crederci. Finalmente qualcosa di positivo nella mia vita. Mi ero trascinata in giro per casa per due lunghi mesi: non ero altro che un cumulo di sensi di colpa e paure. E non dormire con lui rendeva tutto più difficile.

Dovevo continuare a mentire a quei poliziotti con il groppone in gola, ma John diceva di non preoccuparmi. Che sarebbe andato tutto bene. Ma non c'era niente che andasse bene: io ero colpevole di una cosa orribile, ma che avrei rifatto mille volte se fosse servito a salvare Alexander un'altra volta. E l'unica cosa che teneva viva la mia speranza era il fatto che lui fosse sopravvissuto a quel tragico incidente.

È già fine Giugno. Non solo Alexander ha dovuto fare il compleanno in ospedale, ma è stato anche costretto a studiare per gli esami dell'ultimo anno. Si è preparato durante queste ultime settimane e domani darà il primo esame. Io penso che mi sarei finta morta piuttosto che studiare in quelle condizioni.

Ma nonostante la lunga convalescenza e i due mesi in ospedale a me sembrassero tanti...a quanto hanno detto i medici, ad Alexander è andata bene. La ferita è stata meno grave del previsto. John era seduto quando Alexander ha dato un calcio alla sedia eliminando suo padre dalla traiettoria. Si è frapposto tra suo padre e la pistola ed il proiettile gli ha perforato il fianco. Sarebbe potuta andare ancora meglio se non fosse stata una distanza così ravvicinata.

Non si riprende prima della estate. L'unica cosa che fa è studiare tutto il giorno. Io non fiato, gli passo i libri e rispetto la sua decisione di concentrarsi completamente nello studio.
Poi dopo gli scritti, finalmente arriveranno gli orali.
È quasi finita e tra poco Alexander sarà tutto per me.

-Ti aiuto?-

Non faccio che ripeterla, ma lui odia questa domanda.

Ed è inutile chiederglielo perché non vuole ammettere quanto abbia bisogno di me in questo momento.

Ha detto ai nostri genitori che riesce a fare tutto da solo, ma in realtà io lo aiuto a lavarsi facendo attenzione a non bagnargli la ferita.
Lo sorreggo per farlo stendere sul letto, poi gli passo i vestiti.
E si rifiuta di farsi aiutare a vestirsi, quello vuole farlo lui.

-Odio questa situazione- borbotta sempre.

-Per una volta che mi sento utile.- dice la crocerossina che c'è in me.

Lui mi guarda fulminandomi con occhi assottigliati.

-Non mi piace che fai tutto questo per me. Non dovresti mettermeli i pantaloni, ma togliermeli.-

C'è della malizia nelle sue parole e un calore inspiegabile sulle mie guance. Arrossisco. Ancora.

-Ma se non riesci neanche a camminare...Pensa a guarire prima di pensare a...-

Il mio tono esce più fragile e malizioso di quello di Alexander, così mi mordo la lingua.

Lui trattiene un sorrisetto. Alla fine si infila la maglietta con una smorfia sofferente, poi sprofonda con la testa nel cuscino.
-Non dirlo a mio padre.-

-Cosa?-

-Che mi stai aiutando, Juliet. Ha già i suoi problemi a cui pensare. Non diamogliene altri.-

-Mi sento così in colpa.- confesso, rimboccandogli il lenzuolo.

- Mi dispiace tanto, Juliet.- dice lui senza smettere di tenermi gli occhi addosso.

-Faccio fatica a dormire. Sogno continuamente quello sparo. E tu che ...-

-Vieni qui.-

sussurra, facendomi accoccolare a fianco a lui.

BADLANDS IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora