CAPITOLO 11: CAMBIAMENTI

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Sonia condusse Riccardo all'interno di casa sua e gli rimosse le redinelle, liberandolo così da quel guinzaglio per bambini.

Il ragazzo, sollevato, si guardò intorno. Il salottino d'ingresso non era cambiato di una virgola e sperò che anche il resto della casa avesse subito modifiche leggere.

La Tata lo prese per mano, chiedendogli "Da cosa vuoi cominciare? Camera da letto, sala da pranzo, salotto o bagno?"

La casa non era enorme: dall'ingresso si dipanavano quattro corridoi. Uno conduceva alla sala da pranzo, uno al salotto e uno al bagno principale. Il quarto corridoio conduceva a due camere da letto, una sua e una vuota, ad un ripostiglio e ad un bagno più piccolo che faceva principalmente da lavanderia.

Riccardo scrollò le spalle, dicendo "È uguale. Sala da pranzo?"

Sonia gli strizzò una guancia, replicando con un sorriso "Sala da pranzo sia."

La Tata lo condusse così alla sala da pranzo, dove effettivamente il ragazzo notò non esserci stati dei grandi cambiamenti. Il seggiolone in cui la Tata lo aveva imboccato era ancora al centro della sala, ma era stato posto sopra ad un grande tappeto azzurro che sembrava particolarmente spesso e morbido.

Il tavolo, che prima era posto di fianco ad esso, era stato spinto in un angolo della stanza.

"Il tuo seggiolone è al suo posto." commentò la Tata, spiegando "E con quel bel tappetone se ipoteticamente dovessi cadere non ti faresti male."

"Devo proprio mangiare seduto in quel coso?" sbuffò Riccardo.

"Certo, da una sedia normale ti ribalteresti e ti faresti la bua. E poi mi è più facile imboccarti se sei in alto."

"A tal proposito, non ho bisogno di essere imboccato, né di mangiare poltiglia."

"Certo che sì, sei troppo piccolo per mangiare da solo. E non è poltiglia: latte e omogeneizzati sono perfetti per i piccoli di casa."

Come Sonia ebbe detto quella frase, una lampadina si accese nella testa del ragazzo. Fece rapidamente correre gli occhi sulla cucina, e notò che ciò che temeva fosse effettivamente presente: un grosso biberon appoggiato di fianco a uno scalda-biberon.

"Non ho assolutamente intenzione di bere da quell'affare!" esclamò Riccardo, sbattendo un piede a terra mentre indicava l'oggetto.

In risposta gli arrivò uno sculaccione, seguito da un severo "Niente capricci."

"Ma Tata..."

"Sai cosa penso dei capricci. Sono un buon modo per farsi fare tot sul culetto."

Riccardo sbuffò. Non sembrava esserci davvero modo di averla vinta con lei.

"Va bene, va bene. Allora adesso voglio vedere il bagno."

Si era fatto una mezza idea di cosa lo aspettasse, ma voleva esserne sicuro. Dopotutto, la camera da letto e il salotto non potevano essere cambiati troppo, giusto?

Tuttavia, la sua frase ebbe come risposta un'occhiataccia severa, e tata Sonia gli rispose "L'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re. Hai mai sentito quella favola?"

"Quella del re che diceva sempre 'voglio' e dovette imparar a dire 'per favore'?"

"Sì, esattamente. Quindi ora me lo chiedi educatamente."

Riccardo sbuffò ancora, roteando gli occhi al cielo, poi disse "Tata, potrebbe farmi vedere il bagno, ora?

"E...?"

"Per favore?"

Tata Sonia sorrise, replicando "Certamente, piccolino. Andiamo."

Sempre tenendolo per mano, la donna condusse il ragazzo verso il bagno, lo stesso dove non molto tempo prima gli aveva lavato la bocca col sapone.

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