CAPITOLO 32: SI TORNA ALL'ASILO

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Riccardo si svegliò come sentì il dolce tocco di tata Sonia.

"Amore, è ora di alzarsi."

La voce da usignolo dell'aliena pervase le sue orecchie, facendogli aprire lentamente gli occhi come avvolto da un caldo abbraccio, una differenza abissale dal tono acido e antipatico di Roberta che ancora gli rimbalzava in testa.

"Umh... Tata?" bofonchiò, mettendola a fuoco.

La donna gli sorrise "Sì, dolciotto. Dai che abbiamo un sacco di cose da fare: dobbiamo toglierci quel pannolino fradicio, fare colazione e lavarci i denti, vestirci e andare a vivere una nuova grande avventura all'asilo."

Il ragazzo si stiracchiò un po', poi si portò la mano al cavallo.

"Sono bagnato..." mormorò.

"Non ne dubito, caro, ma non preoccuparti. È assolutamente normale che i piccoli di casa facciano la pipì a letto, mi stupirei del contrario."

Riccardo bofonchiò qualcosa a mezza bocca a quelle parole, non facendo la minima resistenza mentre la donna gli scostava le coperte e lo prendeva in braccio.

Cullandolo dolcemente tra le braccia, tata Sonia marciò a grandi passi verso il bagno.

"Ora ci togliamo quel brutto Naughty Dreamer, ok?" gli disse.

"Sì, grazie." rispose lui "Tata? La prego, non me lo metta più. È stato brutto."

"Lo è stato davvero così tanto, caro? Sei sicuro?"

Riccardo ebbe l'istinto di rispondere di sì, ma ripensandoci non ricordava con dettaglio il sogno. Si ricordava di aver sognato la maestra Roberta e che questa l'avesse sculacciato, sì, ma i dettagli della scena gli sfuggivano, così come le sensazioni legate ad essa, come tipicamente accade con i sogni al sorgere del mattino che svaniscono come una bolla toccata da un ago.

"Beh, non è stato piacevole." disse, mentre la donna varcava la soglia del bagno.

Tata Sonia annuì e depose Riccardo in piedi accanto al fasciatoio, dicendo intanto "Non doveva esserlo, piccolino, era una punizione. Quando un bimbo fa il monello deve essere punito, è così che funziona. In questo modo il monello impara a non fare più gli stessi errori."

Gli tolse le muffole e il pigiamino, e aggiunse "E infatti sono più che certa che non alzerai più le mani sugli altri. Giusto?"

Rimasto solo con le calze antiscivolo e il grosso pannolino, che nonostante il suo enorme spessore era comunque zuppo, Riccardo abbassò sconsolato la testa e sommessamente annuì, replicando "Sì, certo. Lezione imparata."

L'aliena gli fece un sorrisone e annuendo la afferrò da sotto le ascelle e lo mise sul fasciatoio.

"Bravo, amore. Le cose non si risolvono con la violenza." gli disse.

Mentre la donna cominciava a slacciare la fascette adesive per togliergli finalmente il Naughty Dreamer, Riccardo non poté che pensare ad una cosa. Esitò un attimo, temendo che dirlo l'avrebbe fatto finire nei guai, ma poi decise di parlare.

"Tata? Posso chiederle una cosa?" domandò, deglutendo pesantemente.

Sonia gli fece alzare le gambe e tolse il pannolino che poi buttò.

"Ma certo, caro, dimmi pure."

"Ma anche lei alza le mani su di me, no? Perché se picchia lei va bene e se lo faccio io no? Non è un po' ipocrita?"

La donna prese le salviettine umidificate e cominciò a pulirlo accuratamente, facendo ovviamente drizzare il suo amico laggiù come al solito. Non sembrava essere arrabbiata per la domanda.

La TatocraziaWhere stories live. Discover now