Quando inizia una nuova vita

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Io e mia madre avevamo incominciato ad incamminarci lungo la strada che ci avrebbe condotte verso la nuova casa, o almeno questo era ciò che continuava a ripetere lei. Io avrei voluto prendere un taxi, o un altro autobus. Qualunque cosa pur di evitare il freddo intenso che continuava ad attraversare ogni parte del mio corpo.

Tuttavia sentivo che i miei pensieri erano rivolti altrove.  Non riuscivo a togliere dalla mia testa lo sguardo di quel ragazzo.

Ripensai al momento in cui mi ero accorta di lui. Mi sembrò di rivederlo, immobile in mezzo alla piccola piazza.

Bellissimo.

Così bello come nessuno mi era mai sembrato prima di allora.

Al di là di qualsiasi cosa potessi pensare, avevo una certezza: anche lui mi aveva guardata.
Potrebbe sembrare normale essere guardata da un ragazzo. Beh, non per me.

Quel momento era durato soltanto una frazione di secondo, eppure le mie mani stavano ancora tremando. Mia madre continuava a parlarmi ed io continuavo a sentire senza ascoltare.

<<Manca poco, Rose. Ricordo questa fila infinita di pini. Ci siamo quasi.>>

Lei aveva visto la nuova casa un paio di volte prima di innamorarsene e decidere di trasferirsi. È sempre stata una persona impulsiva. Spesso mi sono chiesta come avesse fatto a innamorarsi di mio padre. Due caratteri così diversi.

<<Mi stai ascoltando, Rose? Ho come l'impressione di parlare da sola, sai.>>
<<Ti ascolto, mamma. Ti..>> mi fermai.

Perché la mia testa era tornata a lui. Al modo in cui era scomparso da un istante all'altro.

Mi domandai se l'avrei mai più rivisto, e subito dopo mi sentii stupida.

Perché ci stavo pensando? Che differenza avrebbe fatto? Mi aveva guardata e non significava nulla.

Avrei potuto continuare per ore a perdermi in pensieri simili, quando la vidi.

La nuova casa.

<<Eccola, Rose. Eccola. Finalmente.>>

Osservai mia madre e sul suo volto riscoprii per la prima volta dopo molto tempo un'espressione di felicità.
Si era fermata davanti al viale che attraversava un piccolo giardino e conduceva alla porta principale.
La villa sembrava molto bella. Era possibile  che avesse bisogno di qualche lavoretto, certo, ma mi piaceva. E mi piacevano i pini altissimi e profumati che la circondavano.

Mi guardai intorno, liberando la testa da qualunque pensiero, alla ricerca di un momento per me.
Vidi il sole che incominciava a tramontare e fui colpita dal silenzio che regnava ovunque attorno a noi.
Mi incamminai lentamente lungo il viale di accesso. Arrivai davanti alla porta principale e feci il giro della casa. Quando giunsi sul retro,lo innamorai subito della piccola veranda rialzata, in legno. Posai a terra il trolley e mi ci sedetti sopra. Guardando dritto davanti a me potevo vedere, poco distante da dove ci trovavamo, il lago.

Era straordinario.

Per qualche ragione, in quel momento mi sentii tranquilla. Come se tutte le mie paranoie, tutte le mie paure e le mie solitudini si fossero messe - anche se soltanto per un attimo - da parte, e avessero lasciato posto a quel luogo così pacifico, così nuovo.

<<Allora, cosa ne pensi?>>

Mi voltai verso mi madre e le sorrisi. Lo feci con dolcezza, perché sapevo quanto quel cambiamento significasse anche per lei e per la sua vita.

<<Penso che sia perfetta, mamma.>>

Mi alzai, feci un passo verso la casa e rivolsi nuovamente lo sguardo al lago in lontananza.

<<Perfetta>> dissi ancora, sottovoce.

Trascorremmo le due ore seguenti ad esplorare e conoscere l'interno della villa. Sistemammo i bagagli e tutte le nostre cose, poi finalmente feci una doccia.
Mi asciugai, mi vestii e scelsi quella che sarebbe diventata la mia nuova camera.

Un'ora dopo, mentre mia madre finiva di prepararsi, decisi di sedermi qualche minuto in veranda.

Mi resi conto soltanto allora, quando mi ritrovai là fuori da sola con i miei pensieri, che la scuola era finita per davvero e che stava per cominciare quella che in tanti mi avevano detto sarebbe stata un'estate bellissima. Nessun esame a settembre, nessun compito, nessun dovere ad aspettarmi.

Soltanto libertà.

Chiusi gli occhi. Rimasi immobile a respirare l'aria di giugno, lasciando che entrasse in profondità dentro di me.

Nessun pensiero ad invadere il mio spazio personale, nessun limite.

C'ero soltanto io.

Forse davvero avrei potuto ricominciare da capo.
Rimettermi in carreggiata.
Mi sentii improvvisamente felice.

Quando l'attimo seguente riaprii gli occhi, il sangue si gelò nelle mie vene e le mie mani si paralizzarono.

Avrei voluto gridare, ma non vi riuscii.

Ero senza fiato.

A dieci centimetri da me, immobile, lo Sconosciuto mi fissava in silenzio.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora